Stop al dileggio insorgono le toghe

MILANO  – Non è stato affatto ‘digerito’ stavolta l’ennesimo attacco che Silvio Berlusconi ha sferrato contro i magistrati di Milano e, in particolare, contro i tre giudici – o le ”tre ‘giudichesse”’ per usare le parole dello stesso ex premier – che poco prima di Natale hanno emesso la sentenza sulla separazione da Veronica Lario, che lo obbliga a versare all’ex moglie 3 milioni di euro al mese.

”Comuniste e femministe” le aveva definite in tv l’ex presidente del Consiglio e ieri nmattina a stretto giro di posta è arrivata la dura presa di posizione dei vertici del Palazzo di Giustizia di Milano che con un comunicato hanno voluto, in sostanza, dire ‘basta’ ad ”ogni espressione di dileggio” contro le toghe.

Se nelle scorse settimane il capo della Procura di Milano, Edmondo Bruti Liberati, aveva voluto sottolineare di non aver mai ”replicato ad attacchi provenienti da esponenti pubblici, anche quando è stato oltrepassato il limite del diritto di critica”, ieri il presidente del Tribunale, Livia Pomodoro, ha risposto a quella che ha ritenuto una sorta di aggressione a tre magistrati dileggiati anche in quanto donne.

Pomodoro, infatti, ha spiegato ai cronisti del Palazzo di Giustizia di essersi sentita ”avvilita come donna” dalle affermazioni di Berlusconi nei confronti del presidente della nona sezione civile, Gloria Servetti, e degli altri due componenti del collegio, Nadia Dell’Arciprete e Alessandra Cattaneo.

Intervistato da Lilli Guber, il leader del Pdl aveva bollato come ”una cosa fuori dalla realtà” la decisione del Tribunale di Milano che lo ha ‘condannato’ a pagare ”200 mila euro” al giorno di alimenti all’ex moglie. E ciò, aveva aggiunto, ”per colpa di 3 ‘giudichesse’, femministe e comuniste” che, a suo dire, lo costringono a versare anche gli arretrati: oltre 70 milioni di euro che si aggiungono ai 36 milioni all’anno stabiliti in sentenza.

Ieri, in mattinata la replica di Pomodoro e del presidente della Corte d’appello, Giovanni Canzio, i quali con una nota hanno voluto ”respingere con fermezza ogni insinuazione sulla non terzietà delle giudici del tribunale, componenti del collegio giudicante nella causa Bartolini-Berlusconi, essendo a tutti nota la diligenza e la capacità professionale delle stesse, quotidianamente impegnate nella fatica della giurisdizione nella delicata materia del diritto di famiglia”.

Nel comunicato i presidenti hanno fatto riferimento anche a una Raccomandazione del Consiglio d’Europa che ”prescrive ai rappresentanti dei poteri esecutivo e legislativo di evitare, nel commento delle decisioni dei giudici, ogni espressione di dileggio che possa minare la fiducia dei cittadini nella magistratura e compromettere il rispetto sostanziale delle medesime decisioni”.

Poco dopo si è fatta sentire anche l’Anm.

– Proviamo sdegno – ha chiarito il presidente Rodolfo Sabelli – di fronte alle inaccettabili accuse di parzialità rivolte dall’onorevole Berlusconi.

Pomodoro con i cronisti ha sottolineato l’aspetto ”avvilente” di quelle dichiarazioni ”per tutte le donne come me che in magistratura hanno dimostrato la loro capacità nell’arte del giudicare”, precisando poi che i tre giudici nella loro decisione hanno seguito la ”giurisprudenza consolidata”, in base alla quale vanno considerate ”diverse variabili tra cui il tenore di vita dei coniugi”. E ha concluso:

– Se hanno sbagliato, sarà la Corte d’appello a porre rimedio.

L’ex premier, sempre in tv, ha fatto capire che potrebbe ricorrere in appello, anche se spera ”di arrivare ad un accordo con Veronica con cui – ha spiegato – abbiamo rapporti civilissimi”.

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