Imu, prosegue l’azione politica di Micheloni e Narducci (Pd)

ROMA  – www.e-avvocato.com: dalla prossima settimana tutti i cittadini italiani residenti in Europa che vogliano concretamente opporsi alla iniqua tassazione dell’Imu ed impugnare il provvedimento sul piano legale potranno farlo collegandosi a questo sito Internet, scaricando l’esposto messo a disposizione dall’avvocato Mikaela Hillertrom ed inoltrandolo tanto alla giustizia italiana quanto alla Commissione Europea.

Dietro l’iniziativa c’è la mano del sen. Claudio Micheloni e dell’on. Franco Narducci, entrambi del Pd, che però tengono oggi a precisare: si tratta di un sito “neutro”, ovvero non politicizzato, con il quale si è intenso mettere a disposizione dei connazionali all’estero uno strumento per la difesa dei loro diritti, contro la decisione discriminante di gran parte – l’80% – dei Comuni italiani che hanno regolamentato come “seconda casa” quella degli iscritti all’AIRE.

Altrettanto neutra o, meglio, inevitabile è stata la scelta di convocare  alla Camera la conferenza stampa – moderata da Gianni Lattanzio – di presentazione dell’iniziativa, a campagna elettorale ormai avviata. Anche in questo caso Micheloni e Narducci hanno voluto puntualizzare che l’incontro odierno “non ha nulla a che fare con la campagna elettorale” e che piuttosto intende “dare risalto ad un’azione” da loro “intrapresa come logico seguito di quanto fatto già in Parlamento”, seppur “senza esito”. I due parlamentari hanno infatti ravvisato già a suo tempo nell’Imu profili di incostituzionalità e di violazione dei Trattati Ue e si sono subito attivati con gli strumenti parlamentari a loro disposizione. Non avendo ottenuto i risultati sperati, hanno dunque scelto di proseguire sulla via legale, sostenendo simbolicamente due emigrati originari del Comune di Campobasso, dove possiedono la loro casa, ed impugnando con loro un provvedimento che segna una inaccettabile disparità di trattamento tra i cittadini italiani residenti in Italia e quelli all’estero. Hanno dovuto però attendere i tempi della legislazione e della giustizia italiana – la proroga del 1° ottobre per i Comuni ed i 60 giorni previsti per il ricorso al tribunale amministrativo – per poter depositare il ricorso e la richiesta di sospensiva.

Ed ora che questo primo passo verso un “atto di giustizia” dovuto è stato compiuto, Micheloni e Narducci hanno potuto darne conto, mettendo la loro esperienza a disposizione di tutti gli italiani all’estero indignati per quanto il governo Monti ha riservato loro.

Il punto, ha spiegato Narducci, è che “non si contesta il pagamento dell’Imu” in sè, bensì “l’ingiustizia e la discriminazione” dei Comuni che hanno deciso di tassare abitazioni “principali” come secondarie. Eppure la casa è il mezzo con cui gli italiani all’estero restano “legati al loro territorio e alla loro identità culturale” e ciò “nonostante siano ben integrati nei Paesi di residenza”, nonostante la proprietà di un’abitazione comporti il pagamento di “utenze, rifiuti ed Iva” e nonostante le spese di mantenimento che una casa costantemente richiede.

Lo ha ribadito anche Micheloni. “Gli italiani all’estero sono sempre stati abituati a contribuire allo sviluppo dell’Italia” e continuano a farlo, oggi come in passato. “Non chiedono di non pagare le tasse” e nella fattispecie l’Imu. “Quello che è moralmente inaccettabile è che la casa vuota, sfitta che un emigrato sceglie di mantenere per quando torna in Italia sia considerata seconda casa”. Altrettanto inaccettabile è per il senatore che il governo abbia “scaricato” sui Comuni la “responsabilità di decidere” in tal senso, dando vita ad un secondo livello di discriminazione tra emigrati di Comuni diversi.

Una scelta miope, peraltro, che non va a colpire solo quanti, emigrati, dopo anni di sacrifici e “costi umani” hanno potuto comprare una casa in Italia dove tornare in vecchiaia o anche solo una volta l’anno per ritrovare i propri cari, ma che rischia di avere non poche conseguenze economiche per il nostro Paese. Se infatti gli italiani di prima generazione si sentono “offesi” da questa ingiustizia, i loro figli semplicemente sceglieranno di vendere le proprietà dei genitori, così “tagliando i ponti con l’Italia” e causando in interi territori – è un’ipotesi da non escludere – una vera e propria “bolla immobiliare”, nonché una “desertificazione immobiliare” dovuta alla diminuzione del turismo di ritorno. Un “rischio economico” che, specie in questo periodo, il nostro Paese proprio non può permettersi. Insomma, ha chiosato Claudio Micheloni, “tassare giustamente vuol dire mantenere i rapporti economici con gli italiani all’estero” e, “se non lo si capisce, le conseguenze saranno gravi”.

Tanto più perchè l’Italia potrebbe un domani rischiare l’infrazione. Solo due giorni fa la Commissione Europea ha sostanzialmente promosso l’Imu, puntualizzando però che dovrebbe essere “più equa”; ma, come ha illustrato l’avvocato Hillertrom, sono diverse le violazioni dei Trattati Ue se si guarda all’applicazione dell’Imu ed ai connazionali all’estero. E se in tanti invieranno il loro esposto alla Commissione, italiani e non, questa dovrà poi rivolgersi alla Corte di Giustizia e per il nostro Paese saranno guai.

In particolare l’Imu viola gli artt. 18, 21, 45 e 49 del Trattato sul funzionamento dell’Ue (TFUE): in dicussione vengono messi il principio di non discriminazione diretta e indiretta – basata sulla cittadina, la prima, e sulla residenza e diversa nazionalità, la seconda – e di libera circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali, nonché di soggiorno negli Stati membri.

“La strada dell’esposto è aperta a tutti”, ha spiegato l’avvocato. “Il singolo cittadino infatti non può adire direttamente alla Corte di Giustizia”, ma più esposti “sostenuti da valide ragioni giuridiche” giungeranno alla Commissione, che ha la responsabilità del rispetto dei Trattati, più forte sarà la “pressione” nei confronti di quest’ultima, che dovrà necessariamente rivolgersi alla Corte di Giustizia.

Quanto alla legislazione italiana, l’incostituzionalità è ravvisata per la violazione degli artt. 3 e 53 della Costituzione, che sanciscono rispettivamente il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge ed il principio di equità del concorso alla spesa pubblica in ragione della capacità contributiva. Senza contare la violazione dell’art.21 comma 4 ter DL 23 gennaio 1993, n.16 convertito in L. 24.03.1993 n.75 che per i cittadini italiani residenti all’estero “considera direttamente adibita ad abitazione principale l’unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata”. Talmente chiaro che la stessa legge prevede delle agevolazioni fiscali per l’acquisto della “prima casa” anche a chi, italiano, risieda all’estero. 

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