Europa divisa sul bilancio, trattative tra i 27 ad oltranza

BRUXELLES  – Comincia male e con quasi sei ore di ritardo il vertice chiamato a definire la spesa dell’Europa dei prossimi sette anni: i leader hanno bisogno di consultarsi in numerosi bilaterali per definire strategie e possibili alleanze e il presidente Ue Herman Van Rompuy ha bisogno di rivedere continuamente la sua proposta di bilancio 2014-2020. E alla fine decide di non presentarla nemmeno per mancanza di consenso sufficiente.

Le posizioni sono distanti, le cifre circolate non piacciono a molti, nessuno dà per scontato un accordo e su tutto incombe anche l’incognita del Parlamento europeo che rischia di far saltare tutto se il Consiglio non accoglierà la sua richiesta di revisione nel 2017. Il motivo è politico: nel 2014 ci sono le elezioni europee e l’eurocamera non vuole ipotecare tutto il futuro della prossima Assemblea.

L’Italia arriva a Bruxelles promettendo battaglia. Due le linee invalicabili per Mario Monti: crescita ed equità, ovvero difesa ad oltranza della spesa destinata a innovazione, infrastrutture, occupazione, e revisione dei famosi ‘sconti’ di cui godono Gran Bretagna, Germania, Svezia e Olanda. Inoltre, un bilancio equo prevede anche che l’Italia migliori il suo ‘saldo passivo’, cioè non vuole spendere più di altri senza avere nulla in cambio. Per questo Monti si è consultato intensamente prima dell’avvio dei lavori con il francese Francois Hollande, lo spagnolo Mariano Rajoy, che sono tra coloro che più possono fargli sponda nella partita contro i rigoristi del Nord, beneficiari degli sconti.La Franciainoltre è molto sensibile anche alla battaglia sui fondi all’agricoltura, che vuole difendere sopra ogni cosa.

Le cifre che circolano, che sarebbero alla base dei negoziati, sarebbero di circa 900 miliardi di euro per la spesa effettiva e 960 miliardi per gli impegni di spesa. Falcidiata la proposta di novembre di Van Rompuy, quando presentò ai leader dei 27 una proposta di 1008 miliardi di euro, che fu alla base del fallimento del vertice. Le più colpite sono le reti infrastrutturali, dimezzate da 40 miliardi a meno di 20 miliardi. Poche le risorse per l’occupazione giovanile, sui 5-6 miliardi. Per questo Van Rompuy e Barroso hanno preparato un ‘piano b’, cioè un programma anti-disoccupazione giovanile, presentato ieri in serata, per far rientrare dalle retrovie i fondi che verranno eventualmente decurtati in quel settore. I britannici vogliono comunque un tetto complessivo più basso.

– L’austerità si deve applicare anche all’Europa e se non scende il tetto di spesa della proposta di novembre, niente accordo – ha detto David Cameron entrando al Consiglio.La Germaniasembra più morbida, disponibile ad un compromesso, ma nessuno vuole un accordo a tutti i costi.

– Non sono d’accordo per un compromesso a tutti i costi se a rimetterci sono agricoltura e crescita – ha detto Hollande.

La Germaniasembra dunque ancora una volta l’ago della bilancia, perchè a differenza di novembre scorso, quando fece asse con Londra, stavolta non è piu’ così ‘alleato di ferro’ dei britannici. Oltre agli schieramenti Nord-Sud, ci sono poi gli ‘amici della coesione’, cioè quei Paesi, come Polonia e Repubblica Ceca, che beneficiano maggiormente dei fondi per la politica regionale, che con i nuovi tagli potrebbero subire quantomeno variazioni nella distribuzione. E il negoziato dovrà quindi tenere conto anche della minaccia di veto della Repubblica Ceca.

Saldo passivo vero handicap dell’Italia

Per l’Italia la posta in gioco nella partita in corso a Bruxelles sul bilancio 2014-2020 è molto alta e, prima che politica, è squisitamente economica. Nel solo 2011 il saldo passivo – cioè la differenza tra quanto versato e quanto ricevuto dall’Ue – ha quasi toccato i sei miliardi di euro, una cifra pari allo 0,38% del Pil, il livello più alto tra tutti i Paesi dell’Unione. A causa della crisi e della mancata crescita economica, senza meccanismi correttivi questa condizione – ‘costata’ 38,3 miliardi tra il 2005 e il 2011 secondo le cifre della Corte dei Conti – è destinata a peggiorare ancora.

Un fardello su cui pesa anche il difficilmente comprensibile contributo che l’Italia dà (oltre 700 milioni nel solo 2011) per garantire alla Gran Bretagna lo ‘sconto’ spuntato a suo tempo da Margaret Thatcher. A rischio, rispetto al bilancio 2007-2013, sono anche diversi miliardi destinati all’agricoltura e ai fondi per le regioni. Rispetto alla perdita secca di 4,5 miliardi stimata prima del vertice dello scorso novembre sul fronte degli aiuti al mondo agricolo, il governo è riuscito finora a recuperare ‘solo’ 1,8 miliardi. Per i fondi strutturali (regioni ecc.) il recupero si è fermato, almeno per ora, a quota un miliardo.

 

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