Bersani: “Non torneremo al voto e niente inciuci”

ROMA  – La forbice tra Pd e Pdl si riduce a 4 punti, secondo i sondaggi Swg e Technè, lasciando intravedere scenari di paralisi o di maggioranze di difficile composizione. Uno spettro che Pier Luigi Bersani vuole allontanare, continuando a dirsi sicuro che ”gli italiani prenderanno una chiara direzione di marcia”.

Ma senza una maggioranza chiara, spiega il leader Pd, anche a chi dentro il partito minaccia il ritorno al voto, ”un paese serio non torna al voto ogni giorno”, convinto che tanto Mario Monti quanto Nichi Vendola si acconceranno ad un’intesa. Quindi la promessa: ”niente inciuci”.

Pur impegnato a denunciare ”la demagogia inaccettabile” delle proposte del Cavaliere, il segretario Pd ha intenzione nell’ultimo scorcio di campagna elettorale di alzare il tiro degli impegni in caso di vittoria. E dopo l’annuncio dei 10 miliardi per 5 anni per ripianare i debiti delle piccole e medie imprese, farà nei prossimi giorni ”altre proposte sul lavoro, sulla scuola, sulla sanità e sul sociale’. L’impressione è che il candidato del centrosinistra, ascoltando anche l’invito di Matteo Renzi, ha deciso di non sottovalutare la rimonta del Pdl che ”non è certo quella stremata di 4-5 mesi”. Nè tanto meno di ignorare Beppe Grillo, in crescita costante: e la sfida, il 22, si sposterà nelle piazze con il comico genovese che occuperà piazza S. Giovanni e Bersani che manifesterà in una piazza popolare alla periferia di Roma.

La battaglia cruciale continua a giocarsi nelle regioni in bilico, in particolare in Lombardia, dove Bersani, insieme a Vendola e Tabacci, manifesterà domenica 17 in piazza Duomo a sostegno di Umberto Ambrosoli. A far ben sperare è che tra i montiani sembra aver fatto breccia l’appello di Ilaria Borletti Buitoni a sostenere il candidato Pd per il Pirellone. Ma la realtà è che il testa a testa nell’Ohio d’Italia lascia aperto ogni esito.

 

Per questo la strategia nel Pd è di continuare ad insistere sul voto utile quando nell’ultima settimana gli indecisi decideranno chi votare. Anche alimentando, come fa Massimo D’Alema, gli scenari peggiori.

– Se prende corpo – avverte l’ex ministro – uno scenario in cui il voto si disperde nei vari rivoli della protesta, ci ritroveremmo Berlusconi e la Lega che con il 28% dei voti si accaparrano il premio di maggioranza. Sarebbe il crollo del Paese.

Bersani è fiducioso sull’esito così come sul fatto che alla fine le differenze tra Monti e Vendola spariranno.

– Sono assolutamente certa – sostiene Anna Finocchiaro – che la responsabilità spingerà alle alleanze e che quindi ci sarà una composizione delle posizioni tra Monti e Vendola.

Il leader di Sel, dal canto suo, abbassa i toni contro il Prof., dice di ”fidarsi” di Bersani. Che d’altra parte rinnova ogni giorni la difesa dell’alleato:

– Ognuno pensi ai poli suoi, io sto con Vendola e Tabacci, Monti con Casini e Fini che su diritti e liberalizzazioni hanno idee diverse”, è il messaggio recapitato anche oggi al premier.

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