Bilancio Ue, Monti: “Per l’Italia risultati mai così buoni”

BRUXELLES  – Un negoziato ”duro” condotto con forza da un’Italia che ha finalmente lo spessore e la credibilità per trattare ad alto livello, che può permettersi anche di minacciare il veto, se necessario, ed è in grado di portare a casa risultati concreti. E ”nettamente migliori” rispetto al passato, ora che c’è ”un’evidente inversione di tendenza” e la considerazione di Bruxelles nei confronti di Roma è cambiata.

Dopo 27 ore di trattative ininterrotte sul bilancio europeo a Bruxelles, il premier Mario Monti arriva in conferenza stampa visibilmente stanco ma anche determinato a puntellare – dati alla mano – la differenza con il suo predecessore Silvio Berlusconi, che sette anni fa firmò l’accordo, molto criticato da più parti, che nel 2011 ha portato il paese a diventare il primo contributore netto dell’Ue in rapporto al Pil.  A versare cioe’ molti più soldi di quanti non ne riceva e soprattutto di quanti se ne possa permettere in un momento di crisi.

Ora che a guidare la trattativa è il professore, la musica è cambiata, ci tiene a sottolineare Monti, che snocciolando le cifre assicura:

– Al termine del negoziato diversi capi di governo, alcuni dei quali veterani, si sono complimentati dicendo che mai l’Italia aveva ottenuto un risultato così buono.

Seconda stoccata a Berlusconi, che arriva al termine di una trattativa che permette al premier, in piena campagna elettorale, di tornare in Italia con un pacchetto in grado di dimostrare che il rigore, quando porta credibilità, finisce per trasformarsi in sviluppo e risparmio. E lo sviluppo arriverà, assicura Monti, tra l’altro con i 3,5 miliardi per il settennato, 2 dei quali destinati alla coesione e 1,5 allo sviluppo rurale nell’ambito della Pac.

Il risparmio invece sarà tutto legato alla riduzione del saldo netto negativo, che passa da una media di -4,5 miliardi l’anno a -3,8 (pari allo 0,23% del pil), con un risparmio di 650 milioni. Una vittoria per l’Italia, condivisa però con le altre forze politiche, perche’ il dossier europeo, assicura il professore è ”all partisan”. Per questo un mese fa ha condiviso la sua strategia con i leader dei partiti che hanno appoggiato la maggioranza ovvero Alfano, Casini e Bersani. L’assente è sempre lui, Berlusconi.

Anche se il Monti glissa una domanda su eventuali preoccupazioni europee di fronte al rischio di instabilità politica. Il premier comunque torna a casa con un risultato concreto. Ma anche e soprattutto politico, dopo i duri attacchi dei giorni scorsi, sia dal fronte berlusconiano che dall’estrema sinistra proprio per i suoi rapporti con Bruxelles, ritenuti troppo morbidi. Non è un caso che in conferenza stampa sia tornato a ripetere per due volte che il negoziato non è stato semplice. Tutt’altro. Precisazioni che non sono bastate ad evitargli le critiche, giunte sia da destra sia da sinistra.

Stefano Fassina (Pd) parla di grave arretramento politico dell’Unione europea”, ed Enrico Letta si dice rammaricato per la nuova vittoria dell’asse dei paesi del nord. Per le insolite geometrie variabili di questa campagna elettorale, d’accordo con Letta è Renato Brunetta, convinto che l’intesa raggiunta rappresenti una ”brutta figura per Monti” e l’ennesima ”vittoria dei paesi del nord”.

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