Ratzinger ha espresso il desiderio di un ultimo incontro con Napolitano

DEL VATICANO  – Non poteva essere un vertice come gli altri. All’indomani delle dimissioni di Benedetto XVI, la bilaterale Italia-Santa Sede per l’anniversario dei Patti Lateranensi, svoltasi ieri pomeriggio all’ambasciata italiana, si é tinta di ”dispiacere” e di ”malinconia”. Cosí ne ha descritto il clima l’ambasciatore italiano Francesco Maria Greco, che ha fatto gli onori di casa alla delegazione vaticana guidata dal cardinale Tarcisio Bertone e a quella italiana col presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e un nutrito gruppo di membri del governo uscente, primo fra tutti il premier Mario Monti.

Nell’occasione, tra l’altro, il segretario di Stato vaticano, ringraziando Napolitano ”in questo momento particolare” in cui ”siamo sotto l’impressione” delle dimissioni del Papa, ha fatto presente che ”il signor presidente avrá modo di salutare personalmente il Santo Padre in un’udienza speciale”. Lasciando Palazzo Borromeo al termine dell’incontro, alla domanda se andrá in Vaticano e in che giorno, il presidente ha comunque spiegato secco:

– Se saró invitato ci sará una comunicazione pubblica. Non dó comunicazioni al posto di altri.

Tutto il vertice, svoltosi peraltro in forma particolare, senza il consueto ricevimento perchè preceduto dal concerto di Zubin Mehta e del Maggio Musicale offerto al Papa il 4 febbraio nell’Aula Paolo VI, è stato dominato dalla ”storica” decisione di Ratzinger di lasciare il Pontificato, che in pratica ha anche surclassato i normali temi di discussione, riguardanti i rapporti bilaterali e i settori di interesse comune.

– C’era dispiacere – ha sottolineato l’ambasciatore Greco – c’era una certa malinconia di fondo. Per una strana coincidenza di cose – ha proseguito – molte delle persone che oggi sedevano intorno al tavolo, il presidente della Repubblica o lo stesso segretario di Stato, l’anno prossimo non ci saranno. E’ stata l’ultima presa di contatto tra i due paesi nella formazione attuale.

Presenti all’incontro bilaterale, concluso dall’arrivo di Napolitano e dei presidenti di Senato e Camera Renato Schifani e Gianfranco Fini, oltre al premier Monti, i ministri Paola Severino, Anna Maria Cancellieri, Elsa Fornero, Lorenzo Ornaghi, Enzo Moavero, Vittorio Grilli, Andrea Riccardi, Giulio Terzi, il sottosegretario Antonio Catricalà. Quindi, insieme al card. Bertone, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, il sostituto della Segreteria di Stato, mons. Angelo Becciu, il segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti, il suo sotto-segretario mons. Ettore Balestrero, l’assessore mons. Brian Wells, il presidente dell’Aif card. Attilio Nicora.

I principali temi in discussione nel vertice, l’ultimo dell’era Ratzinger, sono stati ”la politica estera e i rapporti bilaterali tra i due stati che sono ottimi”, ha osservato Greco. Non si è parlato, invece, dei prossimi appuntamenti italiani.

– Non si parla di elezioni italiane nell’ambito di un incontro con uno stato estero, per quanto amico – ha sottolineato l’ambasciatore.

Napolitano, lasciando l’Ambasciata, ha sintetizzato:

– E’ un periodo di cambiamenti uno dei quali del tutto imprevisto e di grande portata come quello determinato dall’annuncio del Papa. Altri – ha aggiunto – sono tutti cambiamenti che corrispondono alla normalità della vita democratica: ogni cinque anni si vota per il Parlamento e ogni sette per la presidenza della Repubblica. Bisogna avere anche il senso della normalità di questa dialettica democratica e poi vedremo come avrà deciso il popolo italiano dopo il 24. Io farò quello che mi tocca fare nella fase immediatamente successiva.

 Tanti i quesiti inediti che canonisti e esperti vaticani dovranno risolvere

E’ uno dei simboli del ”potere” del Papa, l’ho ha messo al dito dopo l’elezione, lo ha tolto ogni venerdì santo durante la recita del ”passio” e se, anzichè rinunciare al pontificato, fosse morto, i suoi collaboratori avrebbero provveduto a spezzarlo. Ma che fine farà ora l’anello del pescatore di Benedetto XVI? Questo è uno dei quesiti che appassionano molti nel dopo-annuncio esplosivo di Joseph Ratzinger di rinunciare al soglio di Pietro.

L’anello, come anche il sigillo con cui papa Ratzinger sigla i documenti pontifici, è uno dei problemi inediti che canonisti e esperti vaticani dovranno risolvere. Certo anello e sigillo non avranno più validità. Si deve inoltre pensare a quale appellativo dare a Ratzinger, che non sarà più Papa in carica, sarà vescovo emerito di Roma, ma non è affatto detto che sarà chiamato così. E che veste indosserà? Di che colore e foggia? E il suo appartamento in Vaticano verrà sigillato come si fa per tradizione a ogni morte di papa, o il successore subentrerà senza che vengano apposti i sigilli? E chi aiuterà Benedetto XVI nel trasloco dall”Appartamento all’ex monastero che sarà la sua nuova residenza, nei giardini vaticani, già oggi, da Papa, meta di preghiera, recita del rosario e passeggiate con il segretario personale Georg?

Le legittime curiosità sulla gestione di questi giorni troveranno probabilmente risposta a poco a poco. Anche gli esperti del Vaticano infatti affronteranno questi problemi inediti man mano che si presentano. Così sarà anche per la preparazione del conclave che andrà convocato a Papa vivo.

 La stampa nel mondo: stanco e minato da intrighi

Benedetto XVI rompe la tradizione e si ritira. Sulle ”storiche” dimissioni del Papa aprono pressochè universalmente i principali quotidiani occidentali, dedicando al gesto editoriali, gallerie fotografiche, spunti di riflessione e sottolineando come, al di là della sua debolezza fisica, il pontefice sia stato ”sconfitto” da scandali e intrighi in una Santa Sede che si prepara ad una ”complessa successione”.

Le dimissioni del Papa dominano le prime pagine della gran parte dei quotidiani – non di alcuni tabloid e del Daily MAIL – con il FINANCIAL TIMES che titola ”Papa Benedetto XVI sorprende la Chiesa” mentre il TIMES riprende le parole del pontefice e titola ”Sono troppo fragile per continuare”. Per il GUARDIAN, infine, il gesto di Ratzinger ”ha colto il mondo di sorpresa”.

In Germania la BILD, citando lo scandalo Vatileaks, insinua il dubbio di una ”congiura” alla base della scelta di Ratzinger ricordando come ”l’ultimo anno sia stato il più amaro per il pontefice”. La SPIEGEL, in un articolo intitolato ”L’eredità del Papa severo”, evoca la minaccia di uno scisma sottolineando come Benedetto XVI abbia ”più polarizzato la Chiesa di quanto l’abbia unita”. Per questo – si legge – per alcuni in Vaticano il suo ritiro ”è una liberazione”. ”Un Papa non va via, dà l’esempio”, e’ il titolo di un editoriale della FRAKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG mentre la SUEDDEUTSCHE ZEITUNG, il giornale della Baviera, la terra d’origine del Papa, scrive: ”questo ritiro fa saltare in aria una tradizione di duemila anni e la stessa immagine che il papato cattolico ha di se stesso. Ma non ha toccato la catena della tradizione, l’ha rafforzata”.

In Francia LIBERATION apre con l’ironico titolo ”Papa interruptus” dedicando alla vicenda un editoriale scritto interamente in latino e intitolato ”Cogitatio”, nel quale si avanza l’ipotesi della ”depressione” che non ”risparmia più i papi, umani, troppo umani”. LE FIGARO dedica alle dimissioni uno speciale e pubblica in prima un editoriale dal titolo ”L’umiltà di un Papa” mentre ”Il Papa sceglie di cancellarsi” è il titolo del foglio cattolico LA CROIX. LE MONDE dedica spazio anche a Giovanna Chirri, la vaticanista dell’ANSA che ieri ha dato per prima la notizia, in un articolo intitolato ”La rinuncia di Benedetto XVI, il primo scoop in latino”. LE PARISIEN, infine, guarda alla successione e titola ”Chi prenderà il suo posto?”.

E alla successione guarda anche la stampa spagnola con EL MUNDO che titola in prima ”La rosa dei papabili comincia ad agitarsi” sottolineando come in Vaticano ”non esistono partiti, ma lobby sì” mentre gli alti prelati ”italiani ardono dal desiderio di riprendersi il papato ma sembra che non ci riusciranno perchè sono molto divisi e perchè nella maggioranza dei cardinali circola l’idea che per disattivare il potere enorme della Curia occorra optare per un Papa straniero”. ”Il ritiro del Papa apre la lotta per il potere in Vaticano” è invece il titolo de EL PAIS, che in un editoriale sottolinea come ”corruzione e intrighi abbiano sconfitto Ratzinger”, che si porta dietro ”anni di malattia e debolezza ma non si è dimesso per nessuna di queste ragioni”.

Negli Usa ”Il Papato dopo Benedetto” è il titolo di un’analisi del WALL STRETT JOURNAL, secondo il quale il pontefice lascia ”una ricca eredità di fede ma anche una fallimentare burocrazia vaticana”. Il NEW YORK TIMES, invece, titola ”Un mandato turbolento per uno studioso tranquillo” e, citando gli scandali e le divisioni che hanno segnato la Chiesa negli ultimi anni evidenzia come ”sia i supporter che i detrattori” del pontefice abbiano ”salutato il suo passo come un momento di grazia, quasi alleviati nel vedere la fine di un viaggio molto turbolento”. ”Quanto moderno sarà il nuovo Papa?”, si chiede invece il WASHINGTON POST evidenziando la sfida del successore: ”rendere i cattolici nuovamente evangelizzatori”.

”La renuncia” – le dimissioni – del pontefice apre anche i principali quotidiani del cattolicissimo Sud America con l’argentino LA NACION che sottolinea quella che appare come ”una complessa successione”. Mentre il gesto di Ratzinger rimbalza anche sui quotidiani del resto del mondo, dall’egiziano AL ARHAM all’indiano HINDUSTAN TIMES con l’israeliano HAARETZ che, in un editoriale del rabbino David Rosen, titola ”Benedetto XVI, fedele al suo dichiarato impegno verso il popolo ebraico” osservando come ”chiunque sia interessato ai rapporti della Chiesa con gli ebrei può solo sperare che il successore di Bendetto XVI consolidi il suo lavoro”

“Non sarà Pontefice emerito, ma sarà sempre Vescovo”

La notizia delle dimissioni del Papa sorprende il mondo intero ma un po’ meno i canonisti.

– Dal punto di vista giuridico è semplicissimo, il Papa invece che morire si dimette, lo prevede il codice canonico al canone 332, secondo comma e non vi è nulla di così strano – afferma all’Ansa padre Ottavio de Bertolis, docente di filosofia del Diritto alla pontificia università Gregoriana ed esperto canonista, che spiga:

– Non sarà un papa emerito, perderà il potere del governo, ma manterrà per sempre la sua consacrazione a vescovo. Perchè le dimissioni abbiano valore – spiega padre De Bertolis – è necessario, dice il diritto, che si tratti di un atto libero e pubblico del Papa. Diversamente da qualunque altra rinuncia infatti, non deve essere accettata. Il Pontefice in carica può annunciarla a voce oppure tramite scritto. Papa Ratzinger lo ha annunciato  in un incontro con i cardinali, i suoi collaboratori nel governo della Chiesa, occasione quanto mai opportuna. Ma Pio XII, ad esempio, preparò una lettera scrivendo che se fosse stato catturato, sarebbe decaduto come Papa.

Dal 28 febbraio alle ore 20 la sede di Roma sarà vacante. Che cosa succederà?

– Quello che succede quando un Papa muore – spiega ancora padre De Bertolis -. Si riunisce il conclave che eleggerà il nuovo Papa. Il governo della Chiesa passa nelle mani del collegio cardinalizio che porta avanti gli affari correnti e indifferibili. Poi ci sarà un nuovo Papa. Alle 8 di sera del 28 febbraio – continua il canonista – non avremo più Papa Benedetto XVI, esisterà solo la persona Joseph Ratzinger. Certo, nella storia ci sono stati i casi di papi e antipapi ma si trattava piuttosto di questioni politiche con fazioni che eleggevano papi contrapposti per fronteggiarsi. Un caso come questo, invece, è unico – prosegue – ma non diremo mai ‘il Papa emerito’. Ratzinger rimane vescovo, una consacrazione che non si perde più nella vita. Quello che cambia, in sostanza – riassume l’esperto di dirtto canonico -, è solo la perdita del potere di governo, dell’ufficio, ma non il sacramento dell’ordine che resta in eterno.

 

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