Per il Governo strada in salita

ROMA – In pochi, nel Pd, si aspettavano che i grillini, una pattuglia di ben 15 parlamentari, accettassero di incontrare esponenti di un partito di ”morti”, come ogni giorno Beppe Grillo non si stanca di insultare. Il faccia a faccia, invece, c’è stato ed i grillini hanno messo sul piatto la disponibilità, o pretesa che dir si voglia, di assumere la guida di Montecitorio. Ora, dopo aver incontrato anche Pdl e montiani, il vertice Pd deciderà se scommettere sul M5s e su un tentativo di governo o stringere i rapporti con altri interlocutori in vista di altre partite, Colle incluso.

Linguaggi e metodi diversi anni luce si sono confrontati ieri nella stanza dell’ufficio di presidenza del Pd. I 15 parlamentari grillini sono arrivati alla spicciolata ed i tre pontieri dem, Zanda-Zoggi-Calipari, hanno dovuto cercare una sede più capiente per l’incontro. La posta in gioco, la presidenza della Camera, non viene mai nominata in quasi 50 minuti di incontro né dai democratici né dai ‘5 stelle’ che, durante l’incontro, parlano a turno. Ma che l’oggetto del confronto, l’unico accettato da M5s, fosse lo scranno più alto di Montecitorio si capisce quando il capogruppo Roberta Lombardi chiarisce che il movimento di Beppe Grillo è ”il primo alla Camera in termini di voti anche se non di seggi”.

I dem abbozzano – in realtà anche in termini percentuali il Pd è primo alla Camera con i voti all’estero – guardando all’obiettivo più alto: l’avvio di un confronto che potrebbe aprire varchi per un governo di minoranza. Ma il primo ad essere consapevole che ”il sentiero è stretto” è Pier Luigi Bersani. Matteo Orfini dà il 30 per cento di possibilità al Pd di riuscire a creare un governo di scopo e molti democratici ci puntano ancora meno. Il leader però non demorde e spinge gli ambasciatori a proseguire in un confronto a 360 gradi

Ma se con Pdl e Carroccio il confronto è destinato a non avere seguito, sulle presidenze di Camera e Senato la partita è aperta con grillini e montiani. E Bersani è sottoposto a pressioni concentriche tra chi, soprattutto nell’area ex Margherita, evidenzia che concedere Montecitorio a M5S è una scommessa a perdere e chi gli consiglia di provare fino in fondo.

Ma al di là della partita istituzionale che, assicura il leader Pd, ”non è una trattativa né uno scambio di sedie”, sono in corso contatti politici di vario tipo per ”piegare” il leader M5s. Ieri Bersani ha messo in rete il secondo degli 8 punti, che prevede anche l’eliminazione dell’imu sulla prima casa per l’80 per cento degli italiani, perchè ”ora ciascuno si assuma la sua responsabilità e dica sì o no davanti al paese”. E, siccome ogni alleato in questo momento è prezioso, a maggior ragione se sta fuori dal Palazzo, il segretario coglie al balzo lo spunto di Adriano Celentano a far proprie alcune proposte ‘cinque stelle”.

”Se nessuno mette davanti all’altro idee inaccettabili – risponde Bersani al Molleggiato – allora si vedrà uno spazio enorme di cambiamento finalmente possibile”.

Tra le cose che il leader Pd, in contrasto con Matteo Renzi, considera inaccettabili è che ”la politica sia fatta solo dai miliardari”. Per questo la firma in calce alla sfida di Grillo sull’eliminazione dei fondi pubblici il segretario dem non può metterla ma ”siamo prontissimi” a discuterne, aprendo al finanziamento privato.

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