Mea Vitali, il mago della Vinotinto e del Deportivo Lara

CARACAS – Da un po’ di tempo a questa parte la Vinotinto non è più la Cenerentola del girone Conmebol nelle qualicazioni. Il cambio è avvenuto con l’arrivo del nuovo secolo quando il Venezuela ottiene risultati nettamente migliori. Durante le qualificazioni ai mondiali di Giappone e Corea del Sud 2002 vince ben 5 partite e ne pareggia una (perdendone 12), conquistando il soddisfacente bottino di 16 punti in classifica. Ma in particolare, per la prima volta nella sua storia, il Venezuela non si classifica ultimo, giungendo invece al nono e penultimo posto, davanti al Cile con 12 punti.

L’italo-venezuelano Miguel Mea Vitali è stato uno dei protagonisti di questo periodo storico della’ Vinotinto’ tirando fuori dal cilindro assist vincenti e segnando gol fondamentali. Lo abbiamo incontrato nell’albergo durante il ritiro con il Deportivo Lara.

Parlami del tuo primo contato con la palla a spicchi?
Ho iniziato a tirare i primi calci nella scuola di calcio di Montalban, dove ho giocato circa 10 o 12 anni. In questa scuola giocava anche mio fratello (Rafael, anche lui calciatore professionista n.d.r.). Poi mi sono trasferito alla scuola San Agustín del Paraiso dove sono passato per le categorie ‘Infantil A’, ‘infantil ‘B e’ Giovanili’. In questo periodo ho indossato anche le maglie di Cristo Rey e Maritimo. Poi grazie a José Hernández, attuale tecnico dell’Atlético Veenzuela, allora nello staff della Scuola San Agustín e nelle giovanili del Caracas, approdo al Caracas ed entro nella rosa dell’Under 20 giocando poche gare e poi faccio il mio esordio in prima squadra.

Com’è stato l’esordio in Primera División, quali erano le tue sensazioni?
I nervi erano a fior di pelle, ricordo che era una gara interna contro il Zamora. Sul prato del Brigido Iriate il mister, Popovic, mi fece giocare cinque o sei minuti e quel match lo abbiamo vinto 1-0 con un gol di Giraldo.

Il 19 maggio del 1999, per Mea Vitali si materializza il sogno di ogni giocatore: debuttare con la maglia della nazionale. Quel giorno la Vinotinto giocò un’amichevole disputata a Salta contro l’Ecuador e vinse 2-0. Da allora, l’italo-venezuelano ha indossato la maglia della nazionale in 84 occasioni segnando anche un gol. Mea Vitali è al quarto posto nella graduatoria dei giocatori che più volte ha rappresentato il Venezuela, alle spalle di José Manuel Rey (111 presenze), Juan Arango (110) e Jorge Rojas (88).

L’esordio con la nazionale è sempre straordinario. Cosa ricordi di quel giorno?
Ancora rido quando penso a quel giorno. Entrai al posto del mio compagno di squadra fino a poco fa: David McIntosh. Il mister Pastoriza mi fece giocare come terzino sinistro, io ero un centrocampista di creazione. Ma a 19 anni, anche se ti fanno esordire in porta tu lo fai, per l’emozione di giocare con la Nazionale. Entrai per coprire il vuoto che si era creato a causa di una espulsione, ma il bello è stato che il mio esordio è stato bagnato con la vittoria.

La Vinotinto nel 2000 ha dato una svolta alla storia del calcio venezuelano e tu sei stato uno dei protagonisti. Cosa prova Mea Vitali in cuor suo?
Sono fiero di essere nella lista di questa generazione che ha regalato tante vittorie ed allegrie alla nazionale venezuelana. E’ sempre piacevole indossare la maglia della nazionale.

Cos’è cambiato nella mentalità del giocatore Vinotinto, nel passare da Cenerentola del giorno alla squadra da battere?
Si, diaciamo che tutto questo è iniziato prima con l’argentino Omar Pastoriza. Lui ci ha inculcato quella mentalità vincente. Poi con l’arrivo in nazionale di Ricard Paéz, diciamo che c’è stata la svolta completa. L’ex mister della Vinotinto, è riuscito a materializzare questo sogno di una nazionale vincente grazie al suo passato come giocatore e conoscitore dell’ambiente locale. L’esordio non fu del tutto favorevole, ci fu la sconfitta 5-0 in Arentina, ma poi la nazionale pareggiò qui in Venezuela 1-1 con la Colombia: una gara che la Vinotinto dominava fino a 5 minuti dal fischio finale. Poi poco a poco c’è stata la svolta e adesso stiamo vedendo i frutti di tutto questo lavoro.

Mea Vitali è un campìone che sa trattare bene la palla, l’accarezza come se fosse la sua donna, è uno di più disciplinati della squadra e sa mettere ordine in campo. I suoi passaggi sono precisi e le sue punizioni delle vere bombe: grazie a queste doti è riuscito ad approdare in diversi campionati per il mondo: Argentina, Grecia, Italia. Nello stivale ha indossato le maglie di Poggibonsi, Sora e Lazio.

La tua abilità con la palla al piede ti ha portato a giocare in diverse squadre all’estero. Com’è stata questa esperienza?
Giocando all’estero ho imparato tantissimo. Al principio è stato un po’ diffcile adattarmi, ma poi tutto è filato per il verso giusto. Giocare fuori mi ha aiutato a crescere a livello profesionale.

Questo campione, di 31 anni, nato a Caracas il 19 febbraio del 1981, ha la doppia citadinanza (italiana e venezuelana), e si definisce come una persona tranquilla “con una voglia matta di conquistare il mondo”.

Parlami dell’esperienza alla Lazio?
Sfortunatamente non sono riuscito a sfondare in quella squadra. Non sono rientrato nei piani dei mister che c’erano all’epoca nella squadra biencoceleste: prima con Mimmo Caso, poi con Giuseppe Papadopulo ed infine con Delio Rossi. Con quest’ultimo ho avuto più comunicazione ed ho capito che avrei dovuto trovarmi un’altra squadra. Ma sempre mi è rimasto il rammarico di non sapere se ero o no idoneo per giocare in Serie A. E’ stato bellissimo stare accanto ai tanti campioni che ho frequentato in quel periodo.

La prima convocazione in panchina con la Lazio è stata per una gara contro l’Inter a San Siro. Cosa ricordi di quel giorno?
Fu una giornata bellissima, porter andare in uno stadio così prestigioso come San Siro. Giocare contro l’Inter e per di più che la tua squadra porti a casa un punto, abbellisce di più la giornata. Ricordo che il gol per la Lazio lo segnò Talamonti.

Il ritorno in Venezuela?
L’Aragua mi ha aperto le porte per il ritorno in Venezuela, venivo da un infortunio e con loro abbiamo lottato per conquistare un posto nelle competizioni continentali. Poi il passaggio al Lara, dove è stato tutto perfetto vincendo anche il Torneo Apertura ed il Clausura.

La strepitosa stagione disputata con il Deportivo Lara, ti ha portato nuovamente nel giro della nazionale. Cosa hai provato rivestendo nuovamente la maglia Vinotinto?
Uno sempre sogna di giocare in Nazionale, so che attualmente c’è molta competitività e che c’è anche un cambio generazionale. Ma se mi chiamano sono sempre disponibile a giocare con la nazionale.

Quali sono le possibilità della nazionale vinotinto in vista delle due gare di qualificazione?
Saranno due gare fondamentali, affronteremo due delle favorite come lo sono Argentina e Colombia. Strappare dei punti contro una di loro o con entrambe servirà non solo per la classifica, ma anche per il morale della squadra.

Il sogno ‘mundial’?
Sin da bambino seguivo i mondiali, vedendo in televisione quelli di Italia ’90 e quello degli Stati Uniti del ’94; ho sempre desiderato poter materializzare il sogno di partecipare in una kermesse irridata.

Come hai vissuto, quel periodo difficile con il Deportivo Lara?
E’ stato difficile, fu un periodo molto duro per noi perché siamo stati diversi mesi senza riscuotere gli stipendi. I giocatori che avevano più possibilità economiche, grazie alle loro esperienze all’estero, aiutavano gli altri compagni dandogli dei soldi per poter fare la spesa e così via. Adesso fortunatamente, la squadra è in mano alla Alcaldia ed ha raggiunto una stabilità, e poco a poco sta migliorando la situazione econonomica.

Quali sono le possibilità del Lara nel Torneo Clausura e nella Libertadores?
C’è stato il cambio di mister, ma lo staff tecnico è lo stesso che avevamo nella passata stagione. Adesso diciamo che abbiamo una routine diversa da quella dell’anno scorso dato che giochiamo la domenica ed il mercoledì. Ma con il mister (Lenin Bastidas n.d.r.) abbiamo avuto un’ottima preparazione fisica e la squadra è motivata. Basta guardare la classifica nel torneo locale; siamo in lotta per lo scudetto e nella coppa siamo ancora in corsa per il passaggio del turno.

Parlaci delle tue origini italiane?
Mio papà è nato nella provincia di Salerno e mia madre è figlia di italiani, della provincia di Frosinone. Anche se sono venezuelano di nascita, le abitudini della cultura italiana hanno lasciato un’impronta molto marcata nella mia vita. Per esempio a casa si parla italiano e sono molto importanti le riunioni familiari.

Che percentuale di venezuelano e che percentuale di italiano?
Non dico un 50 percento, ma una buona parte. Le origini italiane hanno influito nel mio sviluppo come persona e sono dettagli che influiscono nel mio modo di essere.

Cosa diresti alla collettività italiana residente in Venezuela?
Che continuino ad appoggiare la Vinotinto e spingerla affinchè si realizzi il sogno ‘mundial’.

Cosa fa Mea Vitali nel suo tempo libero?
I miei giorni trascorrono tranquillamente tra la mia familia e gli allenamenti. Non c’è molta varietà, questa è la vita di un calciatore: la rutine e la disciplina.

Fioravante De Simone

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