La battaglia inizia a Lima

LIMA: La città di Lima è sempre stata uno dei grandi termometri del clima elettorale in vista delle elezioni presidenziali. Ed è lì che in questi giorni si è concentrata la battaglia politica dei partiti e dei grandi gruppi di opinione.

La Costituzione del 1993 offre la possibilità di un’azione revocatoria per destituire, prima della fine del mandato, sindaci e reggenti, presidente, vicepresidente e consiglieri regionali e giudici di pace eletti. In base a questo articolo sono state raccolte le firme per avviare un’azione revocatoria contro la Sindachessa di Lima, Susana Villaràn e la sua giunta.

Susana Villaràn, eletta nel 2010, è la fondatrice del partito di centro sinistra Concertaciòn Descentralizada, composto da persone che arrivavano da movimenti di centro sinistra e di centro. Ha al suo attivo molti anni dedicati a programmi sociali e ha avuto ruoli di rilievo in organismi internazionali come la Commissione Interamericana dei Diritti Umani dell’OSA. E’ stata Ministro per le Pari Opportunità nel governo di transizione di Valentìn Paniagua dopo la caduta di Fujimori nel 2000, e in quell’occasione ha creato Tavoli per la concertazione su tematiche come la povertà e la violenza familiare e sessuale oltre ad aver fortemente sostenuto la creazione della Commissione per la Verità e la Riconciliazione.

Nel 2010 Susana Villaràn è stata eletta Sindachessa di Lima, un incarico che per la prima volta veniva occupato da una donna.

Ma la realtà per lei è stata molto più dura di quanto potesse immaginare e i suoi contendenti politici che incominciano a scaldare i motori in vista delle elezioni presidenziali del 2016 hanno avviato un’azione revocatoria contro di lei e la sua giunta. Alta l’affluenza al referendum revocatorio e i risultati abbastanza sorprendenti. La Sindachessa Villaràn è stata riconfermata con il 53 per cento dei voti ma molti dei suoi collaboratori sono stati revocati.

Tra gli oppositori più rilevanti di Villaràn si annotano Luis Castañeda Lossio, ex sindaco di Lima, e fondatore del Partido Solidaridad Nacional, e l’ex Presidente Alan Garcìa che, secondo alcuni analisti ha mosso le fila affinchè il suo partito Apra in collaborazione con quello di Solidaridad Nacional facesse decadere dal suo incarico l’attuale Sindachessa Villaràn e al tempo stesso iniziasse a gettare le basi per un’alleanza tra i due partiti in vista di future elezioni.

Tra le ragioni che, secondo l’analista politica Giovanna Peñaflor, hanno influenzato la posizione di Alan Garcìa ci sarebbe il tema dei diritti umani dal momento che, sottolinea Peñaflor, i più colpiti dalle lotte per la difesa dei diritti umani portate avanti da Susana Villaràn sarebbero stati i sostenitori di Fujimori e quelli dell’Apra. Ha anche ricordato che il marito di Villaràn, l’ex deputato per Sinistra Unita, Manuel Piqueras, è stato il responsabile delle indagini contro un gruppo paramilitare chiamato “Rodrigo Franco” accusato di aver perpetrato vari delitti proprio durante il primo governo di Alan Garcìa.

Il sostegno di due donne
per la vittoria del NO
La vittoria del NO nella battaglia per revocare il mandato di Villaràn e i suoi collaboratori è in gran parte dovuta al lavoro di due donne, Anel Townsend, politica di lunga data che è stata due volte deputato e poi Ministro delle Pari Opportunità e che ha presieduto la Commissione che ha portato avanti l’investigazione sugli affari di Vladimiro Montesinos, braccio destro di Alberto Fujimori.

Anel ha setacciato la città di Lima in sostegno di Villaràn. Un’altra donna che ha contribuito alla sua vittoria è stata Lourdes Flores, ex candidata alla poltrona di Sindaco che ha poi occupato Villaràn e leader del Partito Popolare Cristiano.

A favore della Sindachessa si sono schierati anche il Premio Nobel Vargas Llosa e Alejandro Toledo, ex Presidente della Repubblica e leader del Partito di centro Perù Posible. Vargas Llosa ha messo in guardia contro i pericoli di un’idea diffusa secondo cui la politica è gestita solamente da persone corrotte e inefficienti. “Quando la politica scende a questi livelli si crea un clima propizio ai colpi di stato autoritari” ha detto Vargas Llosa che si è detto comunque tranquillo dal momento che in Perù “esistono un centro sinistra democratico e una destra responsabile ben diversa da quella fujimorista e golpista”.

Ma il sospiro di sollievo che ha potuto trarre la Sindaco Villaràn dopo il referendum con il quale si chiedeva la revoca del suo mandato, è durato pochissimo.

Ora deve affrontare un nuovo problema ed è la denuncia dell’avvocato Raul Arca che la accusa di aver permesso la vendita di terreni statali, operazione proibita dalla Legge organica delle Municipalità.

Arca ha anche detto che i tre immobili appartenenti allo stato peruviano sarebbero stati venduti in 3 milioni di nuovi soles nonostante il loro valore fosse stimato in 20 milioni.

Una patata bollente che obbliga la Sindachessa a convocare d’urgenza il Consiglio Metropolitano di Lima per analizzare e discutere l’accusa.

La sicurezza è il tema
che toglie il sonno ai peruviani
Ma di problemi, nei prossimi anni della sua gestione, la Sindachessa di Lima dovrà affrontarne tanti, in primis quello della sicurezza. Un tema che sta molto a cuore ai peruviani e che è stato il motore della grande manifestazione che si è svolta domenica scorsa e che ha portato migliaia di persone a scendere in strada per chiedere maggiore sicurezza.

Va detto che Villaràn ha già approvato il Piano distrettuale di Sicurezza Cittadina e Convivenza Sociale 2013, un piano che mira al recupero delle zone storiche del centro di Lima, ma la percezione di insicurezza dei cittadini peruviani e l’alto indice di delitti che avvengono nella capitale richiedono interventi più urgenti.

Il cruento omicidio di cui è stata vittima Elsa Doris Aguad Abugattàs, cugina del parlamentare Daniel Abugarratàs ha riportato il tema della sicurezza al centro dell’agenda politica. Daniel Abugarratàs ha detto che la lotta contro la delinquenza e al crimine nel paese è un disastro.

“Le persone sentono che la legge in Perù non viene applicata e per questa ragione i delinquenti agiscono indisturbati” ha detto Abugattàs e ha perfino chiesto la creazione di gruppi di paramilitari per difendere i cittadini.

Il pericolo di queste dichiarazioni lo si può facilmente intuire e lo sa anche il Presidente Ollanta Humala che, secondo un sondaggio della compagnia Ipsos Perù viene criticato da una amplia fetta di popolazione che considera troppo deboli le azioni portate avanti per arginare la violenza.

In risposta a queste richieste sarà attivata tra breve una nuova centrale di polizia che dovrebbe permettere di rispondere a 40mila chiamate al giorno e di monitorare 300 cineprese istallate in zone di alto rischio.

Servizio militare messo a sorteggio
Il Capo del Comando Congiunto delle Forze Armate, José Cueto Aservi, ha annunciato che nel corso del mese di maggio si dovrebbe realizzare il primo sorteggio per coprire i posti vacanti all’interno delle Forze Armate.

Ha sottolineato Josè Cueto Aservi che il ricorso a questo meccanismo è previsto solo nel caso in cui la risposta dei volontari non sia stata sufficiente per coprire tutte le posizioni disponibili.

Molteplici le critiche che sono arrivate dopo questo annuncio del Capo del Comando Congiunto delle Forze Armate. Si prevede che siano circa 20mila i giovani che dovranno essere sorteggiati e per i quali sarà obbligatorio rispondere positivamente a questa richiesta. A giudizio di alcuni analisti una pratica di questo tipo toglierebbe forza alla decisione presa nel 2000 di sostituire il Servizio Militare Obbligatorio con quello volontario.

In un editoriale apparso sul giornale El Comercio si legge che non si può accettare che un cittadino adulto debba essere obbligato dallo Stato a fare un qualcosa contro la sua volontà.

E l’opinionista di El Comercio Alfredo Bullard si associa a questa posizione e dice che lo Stato può aver bisogno anche di altro, per esempio di persone che costruiscano strade ma non per questo esiste un servizio obbligatorio per la costruzione di strade.

Ciò che crea forti perplessità è anche il fatto che i sorteggiati hanno la possibilità di evitare il servizio militare pagando una multa di 700 dollari. I detrattori di questa decisione considerano che la scappatoia permetterebbe l’esonero solamente ai giovani di classe sociale elevata mentre resterebbero penalizzati quelli più poveri.

Continua il processo verso “Artemio”
probabile leader di Sendero Luminoso
Prosegue il processo verso Florindo Eleuterio Flores Hala, alias “Artemio” considerato il numero due del gruppo terroristico Sendero Luminoso.

Dopo una lunga ricerca la polizia, in un’operazione congiunta realizzata con i militari, lo ha arrestato lo scorso 12 febbraio. Il terrorista, considerato l’ultimo membro del Comitè Centrale di Sendero Luminoso, ancora in libertà, è stato ferito da colpi di pistola alle braccia e al torace ed è stato trasportato a Lima.

Al processo hanno dichiarato varie persone che hanno conosciuto e avuto rapporti con il presunto terrorista.

Diverse le denunce che gli vengono fatte: da quelle più politiche che lo accusano di voler destabilizzare lo stato per portare al potere Sendero Luminoso, a quelle più personali secondo cui spendeva moltissimi soldi per mantenere alcune donne con le quali aveva o aveva avuto relazioni.

Un ex terrorista di Sendero Luminoso che oggi sta collaborando con la giustizia ha detto che “Artemio” sarebbe il responsabile di un attentato realizzato a Tocache nel 2007 nel quale persero la vita quattro persone tra cui tre poliziotti. Ha anche detto che “Artemio” obbligava anche due minorenni a partecipare in imboscate fatte alle forze dell’ordine e che avrebbe personalmente torturato due spie che poi erano state giustiziate. Secondo questo testimone Artemio riceveva soldi dai narcotrafficanti per lavori di diverso tipo, possedeva coltivazioni di coca e un pozzo di macerazione per l’elaborazione della cocaina e faceva pagare il pizzo agli imprenditori della zona.

Il procuratore Julio Galindo ha assicurato che la sentenza di Artemio dovrebbe essere decisa tra un paio di mesi dal momento che il processo è arrivato alla metà del suo percorso.

Fujimori non ha
il cancro alla lingua
Un gruppo di dodici specialisti ha sottoposto ad accurate analisi l’ex Presidente del Perù Alberto Fujimori per determinare le sue condizioni fisiche e in particolare l’evoluzione di un presunto cancro alla lingua, l’ipertensione e una depressione cronica. Queste sono le basi sulle quali poggia una richiesta di indulto umanitario da parte dei suoi familiari.

Il responso dei medici però ha sottolineato che non ci sono tracce di cancro alla lingua ma solamente le conseguenze di un granuloma benigno. Hanno anche assicurato che l’ipertensione è sotto controllo e invece, per quanto riguarda la depressione, tre dei cinque psichiatri che lo hanno visitato, hanno ammesso la sua esistenza e hanno messo in guardia sulla possibilità di un suicidio.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Juan Jimènez, riferendosi alla richiesta di indulto, ha detto che il fascicolo sarà consegnato al Presidente Humala unicamente se si considererà che la richiesta ha basi sufficientemente consistenti e che innanzi tutto dovrà essere esaminata dalla Ministro di Giustizia Eda Rivas.

Secondo un’inchiesta fatta dal quotidiano El Comercio il 55 per cento dei peruviani approverebbe l’indulto a Fujimori.

In Perù potrebbe
avvenire un forte terremoto
Secondo alcuni studi realizzati nel quadro di un progetto internazionale promosso dal Giappone, è stato possibile determinare che il Perù potrebbe essere colpito da un sisma di forti dimensioni. Non è un’informazione nuova per i peruviani dal momento che il paese è inserito nel Cinturone di Fuoco del Pacifico, un complesso di placche tettoniche che registrano la principale attività sismica e vulcanica del mondo.

Ma lo studio presentato dal Centro Peruviano Giapponese di Ricerche Sismiche e Mitigazioni di Disastri (CISMID) dell’Università Nazionale di Ingegneria che partecipa al progetto internazionale realizzato in collaborazione con la Università di Chiba del Giappone trasforma una paura in una allarmante certezza. I tecnici hanno detto che la possibilità che avvenga, nell’area di Lima, un terremoto con un’intensità superiore agli 8 gradi, è del 40 per cento. Purtroppo nessuno studio permette prevedere quando accadrà un evento di questo tipo.

Comunque dal momento che le conseguenze potrebbero essere davvero molto gravi i tecnici consigliano di prendere fin da subito alcune precauzioni. Tra i problemi da risolvere segnalano quello delle autocostruzioni che vengono fatte senza tenere minimante in conto le norme stabilite dal Regolamento Nazionale per le Edificazioni. Secondo cifre del Ministerio delle abitazioni circa il 70 per cento delle costruzioni a livello nazionale non rispettano i parametri di quella legge.

In molti casi, sottolineano gli esperti, le costruzioni vengono fatte su terreni inadeguati a resistere ad un forte sisma.

Altro fattore di pericolo secondo gli esperti è quello umano in quanto le persone non sono addestrate ad affrontare un’emergenza di questo tipo. La loro esortazione conclusiva è che i politici prendano fin d’ora misure che permettano limitare al massimo le conseguenze di un terremoto.

 

 Mariza Bafile

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