Bersani “congelato”… e il Colle entra in partita

ROMA  – Pierluigi Bersani sale al Quirinale senza i numeri ma il suo tentativo non puó dirsi ancora fallito, semmai ‘congelato’. Di fronte allo ”stallo” che il leader del Pd denuncia nel colloquio di oltre un’ora e mezzo con Giorgio Napolitano, il meno ‘notarile’ dei Presidenti della storia repubblicana entra in partita direttamente e ”senza indugio”, per verificare con consultazioni lampo in 24 ore se questo stallo puó essere superato, se c’é una soluzione più forte di quella prospettata dal leader Pd o se alla fine Bersani dovrà andare con un incarico pieno a cercare la fiducia in Parlamento.

Domani sera, o al più tardi sabato mattina, si capirà se e come Napolitano riuscirà a portare il Paese fuori dalle secche di questa crisi. Dopo ”l’esito non risolutivo” del tentativo di Bersani, il Capo dello Stato si propone ”senza indugio” di esperire ”iniziative per gli sviluppi possibili del quadro politico-istituzionale”. In sostanza, valuterà in prima persona se ci sono ancora degli spiragli (soprattutto sul fronte del Pdl, determinatissimo a spuntare il nome del prossimo inquilino del Colle senza spazi di trattativa) che consentano al segretario del Pd di proseguire la sua corsa o se si dovranno cercare delle alternative come, per esempio, un governo del presidente con un programma definito e guidato da un tecnico di rango a cui affidare l’incarico in tempi strettissimi, forse già da domani sera, si ragiona in ambienti parlamentari. Tant’èw che stanno già circolando i nomi di Saccomanni, Cancellieri e Giovannini (il presidente dell’Istat) per questo ipotetico incarico.

Il leader del Pd, dopo aver accettato ”con la massima determinazione” il preincarico, si ritrova dopo una settimana di consultazioni alla casella del via del gioco dell’oca. A Napolitano spiega le ragioni dello stallo: ”difficoltà derivate da preclusioni e condizioni che non ho ritenuto accettabili”, scandisce senza mai pronunciare la parola ”rinuncia” (della quale non v’è traccia neppure nella nota del Quirinale, letta dal segretario generale Donato Marra).

La partita, dunque, resta aperta ed è tutta nelle mani del Capo dello Stato. Bersani è ancora in campo e, finchè Napolitano non avrà verificato che non ci siano ipotesi più forti e soluzioni più solide, il suo nome resta. Intanto il Pdl si prepara ad aprire domani il giro delle consultazioni (potrebbe essere Berlusconi stesso a salire al Quirinale) portando a Napolitano la disponibilità alle larghe intese insieme alla pretesa che il suo successore al Colle sia una ‘figura di garanzia’.

Di certo il Cavaliere ha dimostrato non solo di poter sedere al tavolo delle trattative, ma di poterlo fare in modo da determinarne le sorti.

I montiani di Scelta Civica si affidano a loro volta con fiducia al Presidente della Repubblica, dopo aver fatto capire al mattino al leader del Pd che il loro appoggio era in bilico:

– Non c’è la svolta da noi richiesta.

Delicatissima anche la partita che si gioca nel Pd, e soltanto rinviato, in attesa delle iniziative del Colle, il redde rationem tra chi punta alle larghe intese ed al governo del presidente e chi (come anche gli alleati di Sel) vuole l’incarico pieno al segretario.

 

Napolitano non molla, consultazioni lampo

In campo personalmente, per provare con la sua autorevolezza a muovere un quadro politico in stallo. ”Senza indugi”, attraverso consultazioni lampo che dimostrano come il tentativo di Pier Luigi Bersani sia stato seguito con attenzione e rispetto dal Colle. Ma il ‘piano B’ rimane sempre nel cassetto del presidente che continua a seguire con attenzione i dati economici e le valutazioni che vengono dall’estero. E che il barometro volga al brutto lo dimostra anche la preoccupante analisi venuta da un Paese amico come la Francia:

– Abbiamo risolto la crisi dell’euro ma alcuni Paesi, come l’Italia, sono sempre fragili – ha detto il presidente Francois Hollande.

L’Italia ha bisogno di un Governo e al più presto, ripete da settimane il capo dello Stato. E lo stesso concetto avrà ribadito anche a Bersani che però ha molto insistito sul fatto che la fiducia è difficile ma possibile. Dal Pd infatti si sottolinea che Bersani è ”ancora in campo” anche se la palla ce l’ha Napolitano.

– La situazione è complicata e il Capo dello Stato ha preferito prendersi qualche ora in più per verificare quali condizioni ci saranno a breve – fanno sapere dal Nazareno. E infatti Napolitano domani vuole verificare in particolare – si è appreso – le intenzioni di Silvio Berlusconi e le possibilità di appoggio del Pdl ad un esecutivo come quello concepito da Bersani. Le consultazioni serviranno quindi – sintetizzano al Quirinale – per verificare se si può superare lo stallo in cui è finito l’incarico di Bersani e come: e se può portarlo a compimento lui o se si devono compiere altre scelte.

Non è stato certo un colloquio piacevole quello tra Giorgio Napolitano e Pier Luigi Bersani che è uscito dallo studio del presidente visibilmente provato: quasi un’ora e mezzo per argomentare la bontà dei suoi sforzi per formare un esecutivo di ”cambiamento” con l’appoggio di M5S. Il più vicino alle richieste espresse dai cittadini con il voto di febbraio. Ma il segretario del Pd, con alle spalle un partito in ebollizione sotto la cenere, non ha potuto portare quei ”numeri certi” che il Quirinale voleva. E il presidente non ha voluto negargli un aiuto che molti hanno letto come una ‘resa con l’onore delle armi’.

Così Napolitano ha scelto di far uscire a parlare con i giornalisti il segretario generale del Quirinale, Donato Marra, che ha letto uno stringato comunicato. ”Esito non risolutivo” per Bersani, si legge nella nota. Che però conclude spiegando che il presidente si è ”riservato di prendere senza indugio iniziative che gli consentano di accertare personalmente gli sviluppi possibili del quadro politico”.

Gli sviluppi, appunto. In una giornata sola Napolitano risentirà tutte le forze politiche – a partire dal cavaliere alle ore 11 – e verificherà, come prima cosa, se ci siano possibilità di usare l’impianto di Bersani come base per soluzioni innovative. Ove questo non fosse possibile, il presidente non si fermera’. La strada del Governo del presidente o di scopo, i nomi poco contano, è gia in fase di avanzata progettazione. Napolitano potrebbe in tempi strettissimi dare un incarico ad una figura di taglio economico – come Fabrizio Saccomanni – o ad una personalità meno ‘tecnica’ come un ex presidente della Corte Costituzionale, o comunque un profilo che possa raccogliere consensi anche tra il Pdl e non dispiacere ad un Pd ferito. Il tutto forse senza ulteriori consultazioni. Il presidente incaricato tornerebbe al Quirinale con i suoi ministri e Napolitano lo indirizzerebbe a tempi di record a cercare la fiducia delle Camere.

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