S’infiamma la partita per il “Colle”. Napolitano aspetta i saggi

ROMA  – Mentre nulla si muove tra le forze politiche, si infiamma la partita per il Colle: e i partiti sembrano già proiettati più nello scontro sulla figura del nuovo presidente della Repubblica che nella ricerca di una soluzione per dare un Governo al Paese. Ma il Quirinale resta prudente e invita a guardare prima a quelli che saranno i risultati del lavoro dei ‘saggi’. O meglio dei ‘facilitatori’ come significativamente si preferisce chiamarli nell’entourage del presidente.

Se Bersani ieri si è spinto fino a ritenere probabile che l’indicazione di 8-10 giorni per il lavoro dei saggi possa significare che la ”ripartenza” sarà consegnata al nuovo presidente, al Quirinale non sono così sicuri. Tanto che nel palazzo che fu dei papi si ritiene che Napolitano, quando i ‘facilitatori’ presenteranno i loro risultati su pochi punti individuati, ”non potrà che convocare un ultimo giro di consultazioni” per presentare alle forze politiche i risultati di questi 10 giorni di sforzi. Certo tra 10 giorni il clima politico non potrà che essere incandescente, visto che solo tre giorni dopo – il 15 aprile – dovrà partire il processo che porterà alla data in cui effettivamente le Camere riunite (anche con i Grandi elettori) inizieranno a votare.

Per quei giorni potrebbero però anche maturare alcuni ”fatti politici” – facilitati appunto dai 10 saggi – tali da sciogliere la tensione e portare ad un doppio accordo che oggi sembra lontano. A condizionare il quadro politico ci sono due elementi: il primo è l’impossibilità di Napolitano di sciogliere le Camere essendo in pieno ‘semestre bianco’. Ma su ciò il Quirinale ha registrato nelle consultazioni il fatto che nessuna forza politica (incluso il Pdl) ha chiesto al capo dello Stato di tornare alle urne. Il secondo elemento è più giocato sulla tempistica: le regioni hanno tempo fino al 15 aprile per decidere i loro Grandi elettori. Poi per l’effettiva convocazione delle Camere in passato sono serviti sempre tra i 10 e i 15 giorni. Quindi, intorno al 25 aprile. Preso atto che il presidente Napolitano ha di recente confermato che completerà il proprio mandato ”fino all’ultimo giorno”, è logico pensare che il capo dello Stato difficilmente rimarrà inattivo,senza nuove consultazioni, per quasi due settimane, cioè dalla fine del lavoro dei saggi fino all’elezione del nuovo presidente. Fin qui la partita del Governo.

Al di sotto del Colle infuria il gioco cruento del toto-nomine per il prossimo settennato. Tra grillini che si consultano via web e cercano una rosa di loro nomi (Gino Strada?), il Pdl tiene alti i toni passando dai veti a Romano Prodi alle aperture ad un Napolitano-bis. Confermando così che tutto dipende da un accordo sul prossimo presidente. Il pdl da giorni alza le barricate per avere un moderato al Quirinale, ben sapendo che il centrosinistra ha i voti per eleggersi quasi da solo un capo dello Stato (gli mancano solo 9 voti per arrivare al numero magico di 504) alla quarta votazione. Tutto ciò anche se Pier Luigi Bersani ha confermato che il Pd intende ricercare una ‘larghissima’ maggioranza. In questo caso il centrosinistra potrebbe spingere o verso un nome non politico, in grado di aprire alle altre forze in parlamento, tipo quelli di Gustavo Zagrebelsky o Stefano Rodotà. Oppure se si orienta per lo strappo c’è un solo nome in pole position: Romano Prodi, la scelta più temuta dal Pdl. In caso di accordo con Berlusconi potrebbero trovare spazio Giuliano Amato, Franco Marini o lo stesso Napolitano. Outsider – con il voto dei montiani – resta l’economico’ Ignazio Visco.

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