Un’intesa é possibile

ROMA – Giorgio Napolitano passa il testimone al suo successore, consegnandogli idealmente le due relazioni che i 10 ”saggi” da lui nominati gli hanno consegno: una sulle riforme istituzionali ed una sui temi economici e sociali. Due documenti la cui importanza risiede, scrive Giovanni Innamorati per Ansa, prima ancora che nei contenuti, nel loro valore esemplare per i partiti, sottolineato dallo stesso Presidente, per ”la prova di attitudine al dialogo, al confronto, alla condivisione” da parte dei saggi. I due gruppi di lavoro hanno rispettato i tempi dati loro il 2 aprile da Napolitano (8-10 giorni) ed hanno consegnato due relazioni di 53 (quella economica) e di 29 pagine (quella sulle Istituzioni) subito pubblicate sul sito Internet del Quirinale.     I Due documenti, ciascuno nel suo settore, che descrivono le riforme necessarie al Paese e sui cui obiettivi i principali partiti convergono. In entrambe i casi gli interventi sono ad un doppio livello: quelli che richiedono tempi di approvazione e attuazione piú lunghi e altri che necessitano tempi brevi. Per esempio la riforma elettorale (i saggi propongono un sistema misto con premio di governabilitá) puó essere varata in poche settimane; alcune riforme costituzionali (taglio del numero parlamentari) richiederebbero sei mesi, altre piú complesse forse un anno (superamento del bicameralismo perfetto). Lo stesso nel campo economico: si va dall’urgenza di trovare un miliardo per la Cig in deroga (da fare subito), all’abbattimento della spesa pubblica per poter abbassare le tasse su lavoro e impresa, che richiede interventi sui Conti pubblici piú lunghi. E questo doppio livello é a disposizione dei partiti se vorranno trovare un’ intesa per formare un governo, che quindi potrá avere programmi e ambizioni minimalisti o meno. Insomma, ha detto Napolitano, si tratta di  ”un elenco ragionato di possibili linee di azione, lasciando alle forze politiche l’apprezzamento dei margini di convergenza e di divergenza”.

Se sulle riforme economiche le differenze tra Pdl e Pd sulle scelte di fondo sono forse piú ampie, il lavoro dei saggi sulla parte istituzionale ha mostrato spazi di convergenza maggiori.

Essendo state messe a verbale i punti che non erano stati approvati da tutti i saggi (Mario Mauro é contrario ad abrogare il voto degli italiani all’Estero) sembra assodato per esempio il suggerimento di lasciare alla sola Camera il voto di fiducia, trasformando il Senato in una Assemblea delle Regioni (sul modello del Bundesrat tedesco) dove puó esserci una maggioranza diversa da quella della Camera dato che essa non vota la fiducia a affronta solo leggi di Bilancio o che riguardano le Regioni.

Si risolverebbe allora il problema dei due rami del Parlamento con due maggioranze diverse, e diventa piú semplice la riforma elettorale per il quale i saggi suggeriscono ”un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario) un alto sbarramento, un ragionevole premio di governabilita”’.

Non dissimile dal testo su cui Pd e Pdl stavano trovando l’accordo prima della fine della legislatura.

Napolitano é convinto di una cosa: che il lavoro dei saggi é ”un testimone concreto e significativo” che trasmette al suo successore e ai partiti, ai quali lascia anche ”l’auspicio di analoghi sforzi di buona volontà e d’intesa”.

Il Capo di Stato é stato molto chiaro nel sottolineare come spetti adesso al nuovo presidente della Repubblica e alle forze politiche trarne le conclusioni. La bozza infatti é la dimostrazione che il dialogo é possibile: del comitato dei saggi facevano parte uomini di diversa formazione e provenienza.

Perche’ i partiti non dovrebbero ricreare un analogo clima di dialogo?

L’interrogativo é tutt’altro che retorico. Nella bozza ci sono una serie di punti ampiamente condivisi e che potrebbero essere tradotti in pratica nel giro di un anno da un esecutivo con un programma limitato.

 

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