Letta preoccupato. Alfano lo rassicura

ROMA – ”Il governo non È ancora decollato, e se Letta non rimuove le zavorre che lo tengono inchiodato al terreno, difficilmente volerà”. Nella parole di un dirigente del Pd c’é tutta la preoccupazione di Enrico Letta.

Il premier, rimasto tutto il giorno a palazzo Chigi prima di volare a Genova per visitare il luogo del disastro, non fa in tempo a tirare un sospiro di sollievo per la chiusura della vicenda Nitto Palma – eletto presidente della Commissione giustizia del Senato, anche se senza i voti del Pd – che subito gli si apre un’altra grana. Ancora una volta il fronte è quello delicatissimo della giustizia: arriva la condanna in appello per Silvio Berlusconi nel processo Mediaset. Sentenza attesa, anche dal diretto interessato, ma che conferma quanto precario sia l’equilibrio che regge il governo.

Angelino Alfano, dopo aver partecipato al vertice di palazzo Grazioli con il Cavaliere, ha rassicurato Letta sul fatto che l’ex premier non intende far saltare il banco. Anzi, nella convinzione che così facendo salirà ancora nei sondaggi, Berlusconi ha garantito massimo senso di responsabilità e ribadendo lealtà all’esecutivo anche in caso di condanna.

Ma Letta sa bene che la corda potrebbe spezzarsi presto. Il Pdl ha alzato i toni contro la magistratura milanese, ma ha tenuto al riparo dalle polemiche l’Esecutivo, come ha detto esplicitamente Fabrizio Cicchitto. Ma proprio gli attacchi ai pm potrebbero scatenare una controffensiva da parte di quanti nel Pd si sentissero in obbligo di difendere i giudici. Il premier inoltre non può non domandarsi quello che tutti, nel palazzo, si chiedono da giorni: per quanto ancora il Cavaliere avrà interesse a mostrarsi ‘statista’? E quando vorrà passare all’incasso elettorale? Domande a cui nessuno, neanche nel Pdl, sa dare una risposta.

Ma se a destra si addensano nuvoloni scuri, a sinistra non tira un’aria migliore. Anzi, secondo qualche suo compagno di partito i maggiori grattacapi a Letta non arrivano dal fronte berlusconiano, ma da quello interno al Pd. A preoccuparlo è lo stallo in cui giace il partito che non riesce nemmeno a trovare un segretario che lo traghetti al congresso. Il che vuol dire non aver un interlocutore per il governo.

Ufficiosamente il premier auspica che a guidare i democrat sia una figura ”forte e condivisa”, che possa cioè garantire il sostegno all’Esecutivo. Anche se a largo del Nazareno qualcuno sussurra che al premier farebbe ”più comodo un reggente debole”. In questo contesto, pur seguendo da vicino la partita interna ai democrat, l’unico modo per ridurre le tensioni è concentrarsi sul programma di governo.

– Almeno l’attenzione si sposterebbe su problemi concreti e non su polemiche difficilmente risolvibili – spiega un lettiano della prima ora. Il problema è che anche su quel fronte la strada è tutta in salita.

La prossima settimana sono attese le prime misure economiche annunciate solennemente da Letta in Parlamento: il congelamento dell’Imu e, forse, il blocco all’aumento dell’Iva. Ma per metterle in pratica, rispettando gli impegni europei, il ministro Saccomanni dovrà prima trovare le coperture. Sapendo bene che il Cavaliere non intende tradire le promesse fatte in campagna elettorale. Insomma, più che un aereo, il governo sembra una macchina alle prese con una serie di tornanti, in cui la curva successiva risulta più pericolosa di quella precedente.

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