Pd cerca il traghettatore, in assemblea la “mina” dei ribelli

ROMA  – Il Pd resta alla ricerca di un nome ‘di garanzia’ che all’assemblea di sabato venga eletto segretario con una larga maggioranza e che porti il partito fino al congresso. E in campo, di fatto, resta da un lato l’ipotesi di affidarsi a un nome più di esperienza (si fanno quelli di Piero Fassino, Anna Finocchiaro o Sergio Chiamparino) e dall’altro quella di rivolgersi a un candidato di nuova generazione. In questo secondo caso l’ipotesi più accreditata è che la scelta ricada sul capogruppo alla Camera, Roberto Speranza.

Il nome del capogruppo alla Camera, contando sull’appoggio dell’ala bersaniana e di Areadem che hanno numeri pesanti in assemblea, è sempre più in pole nonostante le resistenze dei dalemiani (anche se D’Alema fa sapere ”voterò a favore del candidato che sarà scelto”) e dei giovani turchi (”sarebbe meglio restasse a fare il capogruppo”, dice Silvia Velo). Ma, al di là dei nomi, in un momento che continua ad essere di forte tensione interna, il ‘rischio caos’ in Assemblea sembra davvero dietro l’angolo. Tanto più che nella discussione i ‘ribelli’ Dem sono pronti a portare il tema delle larghe intese.

Laura Puppato, una tra i tanti che hanno mal digerito l’alleanza di governo con il Pdl, porterà sabato un documento che rivendica la centralità del ruolo del Parlamento e chiede che la sua azione sia svincolata da quella del governo ipotizzando, di fatto, maggioranze variabili sui provvedimenti e un dialogo con l’opposizione di Sel ed i Cinque Stelle. Una ‘mina’ su un’assemblea che verrà drammatizzata anche dalla presenza dei giovani di ‘OccupyPd’, la rete che, nei drammatici giorni della scelta per il Quirinale, hanno occupato circoli e sedi del partito.

Contro il rischio che l’assemblea sfugga di mano sta lavorando la task force con i vice presidenti dell’Assemblea Marina Sereni e Ivan Scalfarotto, i capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza, David Sassoli ed Enzo Amendola, coordinatore dei segretari regionali e il cui nome circola, tra l’altro, anche tra i papabili per la segreteria.

Tra le questioni sul piatto anche quella delle procedure per la presentazione delle candidature. Chi vorrà candidarsi sabato, compreso un eventuale candidato più o meno unitario, dovrà raccogliere 75 firme, distribuite sul territorio. Il precedente è quello che portò all’elezione di Dario Franceschini dopo le dimissioni di Walter Veltroni e contro il quale si candidò Arturo Parisi, ottenendo circa il 9% dei voti dell’Assemblea. Non sembra intenzionato a fare una scelta di questo tipo il parlamentare dalemiano Gianni Cuperlo, sostenuto anche dai ‘turchi’.

– Se ha deciso di candidarsi direttamente al congresso – dice la Velo – ha ragione, io l’avrei votato anche sabato.

Ma non e’ escluso che possano comunque spuntare candidature di altri outsider. L’idea è che comunque chi punta davvero a conquistare il partito, Cuperlo compreso, punti al congresso che, da più parti, viene chiesto si tenga il prima possibile.

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