Epifani, primi passi per rilanciare il Pd

ROMA  – Guglielmo Epifani muove i primi passi da segretario in un sentiero stretto tra il necessario sostegno al governo Letta e l’urgenza di rialzare un partito, piegato da guerre interne e proteste della base.

– Dobbiamo uscire dall’angolo e non aver paura delle battaglie che giudichiamo giuste – è lo scatto d’orgoglio di Epifani che sprona i parlamentari ad uscire dalla afasia su temi-simbolo per il Pd, come lo ius soli, come primo passo verso la ”ricostruzione” del partito da rimettere in piedi con il congresso.

Il neoleader dem prova a orientarsi in un partito semi-distrutto dalle tensioni interne e già animato da ambizioni personali in vista del congresso.

– Nonostante le difficoltà non sembra spaventato dal compito – racconta uno dei tanti dirigenti dem che in questi giorni stanno incontrando, divisi per aree, Epifani per definire la segreteria e i nuovi organismi.

L’idea del segretario sarebbe di fare una segreteria snella, con ruoli operativi e grande raccordo con i gruppi parlamentari. E, vista anche la brevità della durata del mandato di transizione, l’ex leader Cgil vorrebbe evitare di creare un nuovo coordinamento, di più di 100 persone, lasciando alla direzione le decisioni più importanti.

La ”collegialità” della gestione del partito dovrebbe avvenire nelle sedi cruciali in vista del congresso, ovvero le commissioni, come quella statuto, che hanno un ruolo strategico per definire le regole della prossima sfida per la leadership.

– Ci serve un congresso di vera discussione sui contenuti e non per scegliere solo un nuovo segretario – sosiene convinto -. Il congresso va preparato bene con una discussione anche tra la nostra gente

Per riprendere il filo spezzato con gli elettori, Epifani ha pianificato una serie di iniziative elettorali nel rush finale della campagna elettorale con tappe al nord, come a Brescia, come al sud. In particolare, l’ex leader Cgil tornera’ da segretario Pd a piazza S.Giovanni, la piazza-simbolo del primo maggio che Beppe Grillo occupò per la chiusura della campagna delle politiche, per la manifestazione di chiusura di Ignazio Marino.

Accanto alla ricostruzione del Pd, Epifani chiarisce il ruolo del Pd rispetto al governo.

– Il problema non siamo noi – spiega ai senatori – ma il centrodestra, che sostiene battaglie non prioritarie e nel quale pesa l’ipoteca pesante dei processi di Berlusconi mettendo a rischio ”l’azione riformatrice” di Letta ma anche la vita stessa dell’esecutivo.

Per l’ex sindacalista è la legge elettorale che ”va messa subito in sicurezza”. Il leader Pd sembra invitare dirigenti e peones a pensare ai contenuti più che alle guerre per la leadership. Battaglie ancora premature come è evidente dal fatto che i possibili candidati, da Cuperlo a Chiamparino, sono ancora in fase di sondaggio sul possibile consenso dentro il Pd. Gli strascichi delle guerre passate sono, invece, ancora vive: Romano Prodi liquida come ”indiscrezioni”, ma non smentisce veramente, il suo addio al Pd mentre non la manda a dire Walter Veltroni che, nelle anticipazioni al suo ultimo libro, definisce la sconfitta alle politiche come ”la peggiore sconfitta della sinistra degli ultimi 50 anni”.

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