Napolitano: “L’Italia é una Repubblica fondata sul lavoro”

ROMA- Numeri e dichiarazioni riaccendono l’allarme sul lavoro: un’emergenza in tutta Europa, ma che vede l’Italia tra i Paesi sul fronte più caldo della disoccupazione giovanile. Tanto che ormai cercare un posto viene considerata da migliaia di ragazzi una perdita di tempo. A certificarlo sono i dati dell’Ocse, l’organizzazione dei 34 Paesi più industrializzati, che stima al 21,5% la quota di under 25 che non lavorano ne’ studiano e all’11% la percentuale dei giovanissimi ‘scoraggiati’. Dati arrivati poco dopo il monito del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ricorda come l’Italia debba essere una Repubblica ”all’altezza dell’articolo 1 della Costituzione”, che la vorrebbe fondata proprio sul lavoro. Un appello che trova tutti d’accordo, con il ministro del Welfare, Enrico Giovannini, che sottolinea come ”l’elevata disoccupazione e l’inattività”, ovvero l’assenza di lavoro, stiano minacciando tutto il Vecchio Continente.

Di certo per l’Italia intervenire sul tema é ”una priorita”’ ma, anche dopo l’uscita ufficiale dalla procedura Ue, il ministro avverte come il quadro delle risorse a disposizione non sia ancora certo. Insomma la questione lavoro torna con prepotenza al centro, con la situazione dei giovani che diventa sempre più preoccupante.

Napolitano riflette, in un’intervista al Tg5, su come la Carta parli di una Repubblica fondata sul lavoro non a caso: si tratta, spiega, ”di un principio regolatore a cui si debbono uniformare tutti gli attori sociali e tutte le rappresentanze politiche”. E il pensiero del capo dello Stato va subito alle nuove generazioni.

– E’ stato colto molto in ritardo – sostiene – il dilagare della disoccupazione giovanile sia in occidente che nei Paesi emergenti e nella Penisola il problema è sentito molto acutamente e drammaticamente.

Il capo dello Stato esprime preoccupazione anche per lo stato d’animo dei ragazzi senza lavoro, temendo una ”deriva psicologica”.

– Basti pensare – fa notare Napolitano – che oggi milioni di giovani anche con la raccomandazione non trovano lavoro.

Ecco che non stupisce se l’organizzazione parigina stima che già tra gli under 25 uno su cinque può essere etichettato come Neet, ovvero ”Not in Education, Employment or Training”, senza un lavoro, non a scuola o in qualche corso di apprendistato. Ma non basta, sempre secondo l’Ocse più di uno su dieci è ”scoraggiato, disilluso, non cerca neanche più un lavoro perchè pensa che non ce ne sia”. Ed e’ facile perdere la fiducia in un Paese dove quasi il 40% dei ragazzi è disoccupato: peggio di noi solo Spagna, Grecia e Portogallo. Tornando all’Italia e ai possibili interventi sul fronte lavoro, Giovannini, di ritorno proprio dal forum dell’Ocse a Parigi, spiega come la chiusura della procedura Ue per deficit eccessivo consenta ”dei margini”, ma, precisa, ”dobbiamo decidere come utilizzarli”.

Il titolare del Welfare racconta di aver ben evidenziato negli incontri con i colleghi tedeschi e francesi ”i rischi che un’elevata disoccupazione ed inattività possono comportare per il futuro a medio termine dell’economia e della società europea”. Di certo, per il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, la flessibilità è stata ”un male”; mentre il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, sottolinea come il lavoro ”senza una buona economia si sfarini”.

Oggi si parlerà ancora di lavoro visto che l’Istat rilascerà gli aggiornamenti sulla disoccupazione e come al solito le aspettative non sono rosee.

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