Plenaria Cgie, Carozza: “E’ ora di passare agli atti di Governo”

ROMA  – Carla Zuppetti ed il suo “importante contributo alla causa degli italiani all’estero”, ma anche “l’umanità e la passione” di Enzo Centofanti e “l’ironia” di Claudio Lizzola. Non poteva che iniziare con il ricordo affettuoso di chi non c’è più, di chi non era lì alla Farnesina, il saluto del segretario generale del Cgie, Elio Carozza, all’assemblea plenaria che si è aperta ieri a Roma con la relazione del viceministro agli Affari Esteri Bruno Archi.

Presente, insieme ai consiglieri ed ai rappresentanti del Ministero e delle Regioni, anche una folta delegazione parlamentare con gli eletti all’estero e non solo a portare il loro contributo ai lavori del Consiglio, che non si riuniva dal dicembre scorso.

Una “lunga pausa”, come ha ricordato Elio Carozza, durante la quale si è votato, Napolitano è stato riconfermato al Quirinale e Letta si è ritrovato a formare un “governo di servizio”, come lo definì lo stesso premier appena ricevuto l’incarico dal capo dello Stato. Fu sempre Letta, ha rammentato Carozza, ad affermare, nel suo discorso alle Camere, “l’attenzione del governo verso le comunità italiane all’estero” ed il “ruolo che esse devono avere nel quadro dell’internazionalizzazione del nostro Paese. Una risorsa che l’Italia deve valorizzare e saper utilizzare. Concetto riaffermato in più occasioni dal ministro Bonino da quando è in carica”. Carozza crede nella “sincerità” delle loro affermazioni ed oggi ha confermato la disponibilità del Cgie a dare il proprio “contributo”, però ha aggiunto: “è ora di passare dalla poesia alla prosa”, dalle parole ai fatti o, meglio, dalle “dichiarazioni di buona volontà” ai “programmi operativi e gli atti di governo”.

Il Cgie è “pienamente cosciente” della difficile congiuntura economica e finanziaria che sta attraversando il Paese e al governo ha voluto ancora una volta, come già in passato, ricordare quante volte già “l’emigrazione italiana abbia contribuito al risanamento ed al rilancio dell’economia italiana”. Potrebbe accadere anche stavolta, ha detto Carozza, ma “molto dipende dalla capacità e dalla lungimiranza del governo di comprendere che la rete mondiale costituita dalla nostra emigrazione è nei fatti una immensa opportunità. Un vero e proprio ricco giacimento”, lo ha definito il segretario generale del Cgie, “a cui attingere e appoggiarsi per sostenere la ripresa e il risanamento dell’economia del nostro Paese, il suo ruolo e la sua competitività a livello globale”. Insomma “non sono gli italiani all’estero che hanno bisogno dell’Italia”, ma è l’Italia, “oggi ancora più di ieri”, ha ribadito Carozza, “ad aver bisogno degli italiani che vivono nel mondo”.

Ma se gli italiani all’estero saranno considerati “parte integrante del Sistema-Paese e della sua strategia di internazionalizzazione”, al Cgie il compito di portare all’attenzione delle istituzioni le questioni più pressanti che riguardano i connazionali nel mondo.

A partire, forse, dalla più strategica: quella della diffusione della lingua e cultura che, ha detto Elio Carozza, “sono il miglior passaporto per il successo dele nostre imprese e per le opportunità di lavoro per i nostri giovani che si affacciano sul mercato globale”. Per questo – oltre alla grave situazione in cui versano gli enti gestori, a causa della riduzione delle risorse e della progressiva diminuzione dei docenti senza che questo abbia portato al recupero di fondi – al Cgie “è sembrata un controsenso la rigida separazione tra la delega per i corsi di lingua degli enti gestori, assegnata al viceministro Archi, e quella per gli Istituti Italiani di Cultura, attribuita al sottosegretario Giro”. E ciò dopo che dal Seminario su lingua e cultura tenutosi proprio alla Farnesina era emersa, al contrario, la necessità di creare come in altri Paesi europei “un unico soggetto decisionale in grado di predisporre al meglio la diffusione della lingua e cultura italiana nel mondo”.

Altra urgente quanto drammatica – nel senso più teatrale del termine – questione sollevata da Carozza è quella delle elezioni per il rinnovo dei Comites e del Cgie. Il segretario generale ha fatto appello al ministro Bonino affinchè dia le “opportune disposizioni per indire le elezioni già nel prossimo autunno”, così da “fissare una data che non vada oltre il mese di marzo del 2014”.

Non ci sono più scuse che tengano, tanto meno quella della vetustà della legge istitutiva, che per Carozza “è una buona legge”. Certo, ha ammesso Carozza, occorrerà in futuro tener conto di una nuova faccia dell’emigrazione, quella delle “nuove mobilità”, che però “hanno vita e dinamiche proprie” – sono spesso temporanee, individuali e non prendono contatti con le nostre istituzioni nè tanto meno si iscrivono all’Aire – che pure non possono essere ignorate. Per questo il segretario generale del Cgie ha proposto l’istituzione di un Osservatorio che coinvolga le Regioni e le loro organizzazioni rappresentative, così da monitorare un fenomeno nuovo e in divenire. Ciò detto, però, il Cgie vigilerà perché non vi siano più rinvii “pretestuosi”, il cui fine unico in passato è stato solo quello di “indebolire tutto il sistema della rappresentanza, compreso il livello parlamentare”.

Dopo le elezioni dei Comites, si potrà finalmente procedere al rinnovo del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, la cui legge istitutiva, ha riflettuto oggi Carozza, “necessita senza alcun dubbio di una seria riforma alla luce della presenza in Parlamento degli eletti nella circoscrizione Estero”. Lo si va ripetendo dal lontano 2006, ma ora bisognerà inserirla nel quadro delle riforme costituzionali, che il governo vorrebbe portare a termine entro 18 mesi.

Gli scenari potrebbero essere diversi: se prendesse piede l’idea dei “saggi” della soppressione della circoscrizione Estero, per Carozza si dovrebbe pensare ad un Cgie più forte, “con funzioni e compiti sensibilmente rafforzati, in modo da poter realmente incidere” sulle politiche verso gli italiani all’estero; viceversa, se la riforma dovesse volgere verso un rafforzamento della rappresentanza parlamentare, “ruolo e funzioni del Consiglio potrebbero non essere più necessari o magari relegati ad un osservatorio”.

Si vedrà, ma di certo c’è che “chi vuole mettere mano alla circoscrizione Estero dovrà prima dire come intende tutelare un diritto primario di cittadinanza”, quello del voto degli italiani all’estero, per il quale peraltro Elio Carozza ha rilanciato oggi l’introduzione nella legge elettorale della cosiddetta “opzione inversa”, ovvero chi vuol votare dovrà farne espressa richiesta, alzando “notevolemente il livello di certezza della destinazione del plico” e quindi la sicurezza del voto e, non ultimo, ottenendo un risparmio considerevole.

Un ultima considerazione. A nome del Cgie oggi Elio Carozza ha voluto esprimere il “convinto appoggio” al governo sul tema della cittadinanza agli stranieri che nascono e crescono in Italia. “Noi, che abbiamo a lungo difeso e difendiamo lo ius sanguinis, sappiamo però quanto lo ius soli sia stato importante per una positiva integrazione nei Paesi in cui siamo emigrati” e “vogliamo testimoniare come l’attribuzione della cittadinanza tramite lo ius soli dia concretezza ai diritti inalienabili di giustizia ed equità”. Per Carozza, “l’Italia non potrà che guadagnarci sul piano della modernità e della consapevolezza della sua forza”.

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