MO: Sinai nel caos, Israele eleva stato allerta

TEL AVIV – Il Sinai è in ebollizione e gli scontri a fuoco fra esercito egiziano e miliziani islamici si moltiplicano di giorno in giorno, suscitando un allarme crescente nel vicino Israele. Per rendersi conto della situazione il ministro della difesa israeliano Moshe Yaalon ha compiuto un sopralluogo in prima persona sul confine. E la sua sensazione, come ha precisato, è che l’esercito egiziano si prepari a sferrare un attacco importante. Di qui, ha aggiunto, la necessità che Israele elevi lo stato di allerta: anche perchè, prima o poi, ”le canne delle armi dei terroristi potrebbero rivolgersi” verso lo Stato ebraico.

Ad Eilat (Mar Rosso) è stata installata nei giorni scorsi una batteria Iron Dome di difesa anti-missile. Nel frattempo il capo dell’intelligence militare, gen. Aviv Kochavi, ha avvertito che ”alle porte di Israele” si sta costituendo una minacciosa testa di ponte delle forze del ‘Jihad mondiale’: al-Qaida e affini.

– Migliaia di ‘islamisti radicali’ stanno affluendo in Siria, dove combattono nelle file dei ribelli anti-Assad, e vi mettono radici allo scopo – secondo Kochavi -, di instaurare a lungo termine uno loro ‘Stato’ basato sulla Sharia. E tutto ciò – ha ammonito -, minaccia di avere riflessi sui confini di Israele con Libano, Egitto e – potenzialmente – Giordania.

Forte tensione è avvertita anche a nella Striscia di Gaza controllata dagli islamici palestinesi di Hamas. Questi hanno reagito con collera alle recenti incursioni di elicotteri da combattimento egiziani sul loro territorio. Alcuni osservatori locali non escludono che al momento di un ipotetico confronto aperto nel Sinai fra l’esercito egiziano e i miliziani islamici, unità di elite egiziane potrebbero perfino compiere incursioni nella Striscia per catturare ricercati.

Paradossi della Storia. A 40 anni dalla guerra del Kippur, ha rilevato un analista, l’esercito egiziano (tornato di fatto al potere al Cairo dopo la breve stagione di Mohamed Morsi e dei Fratelli Musulmani) è di nuovo impegnato in combattimenti nel Sinai: ma non più contro Israele, anzi quasi da alleato. Ai giornalisti Yaalon ha confermato in effetti che nelle ultime settimane Israele ha autorizzato l’afflusso nel Sinai (in deroga agli accordi di smilitarizzazione legati al trattato di pace del 1979) di cospicui rinforzi egiziani.

– Noi ci auguriamo – ha precisato il ministro del governo Netanyahu – che le forze di sicurezza egiziane riescano ad avere la meglio nella sfida con l’Islam estremista. La loro dislocazione sul terreno ha adesso un carattere offensivo e la loro azione é più efficace che in passato.

Ma il confronto, secondo Israele, resta complesso.

– E’ un processo – ha ammesso Yaalon – che richiederà tempi più lunghi di quanto vorremmo.

Oggi intanto due razzi sono stati sparati verso Israele da Gaza. Non hanno provocato vittime né danni. Ma il timore in Israele è che anche nella Striscia siano attivi elementi determinati a inasprire le tensioni. E a scanso di equivoci un’altra batteria Iron Dome è stata schierata ieri anche a Netivot, nel Neghev centrale.

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