Dopo l’euforia nuovo tonfo di Piazza Affari

ROMA – Brusco risveglio per la Borsa di Milano dopo l’euforia delle settimane scorse con sette sedute consecutive di guadagni. Piazza Affari va a picco con le prese di profitto sui titoli bancari, lasciando sul campo il 2,46% ed è maglia nera in Europa.

E anche lo spread tra il Btp e il Bund tedesco rialza la testa, chiudendo appena sotto i 240 punti base (238), col tasso sul decennale del Tesoro in crescita al 4,27%. Chi nelle scorse settimane ha comprato e messo a segno buoni guadagni, ora ha veduto: semplicemente così gli operatori spiegano il crollo delle banche ‘made in Italy’. Unicredit e Ubi hanno perso rispettivamente il 5,23% e il 5,16%. Male anche Bper (-4,8%), Bpm (-4,6%), Banco popolare (-4,5%), Intesa (-4,1%) e Mediobanca (-3,9%). Ha tenuto solo Mps (-0,09%), confermando che il netto recupero della scorsa settimana non era legato solo allo spread.

Sul tonfo di Milano e il rialzo del differenziale pesano tuttavia anche i timori che la Federal Reserve sia ormai prossima a dare il via alla ‘exit strategy’ dalle misure di stimolo a sostegno dell’economia Usa. L’attesa degli investitori è per mercoledì quando la Banca Centrale americana diramerà i verbali della sua ultima riunione di luglio e dai quali potrebbero emergere indicazioni sui tempi di rientro dalle misure straordinarie, ossia dal piano di ‘quantitative easing’, attraverso il quale la Fed compra 85 miliardi di dollari di obbligazioni al mese per sostenere la crescita oltreoceano.

Con Milano, e sulle prospettive che la Fed inizi a ridimensionare gli stimoli, soffre anche la Borsa di Madrid, seconda piazza peggiore in Europa con una flessione dell’1,86%. Più contenuti i ribassi degli altri listini europei: Parigi (-0,97%), Londra (-0,53%) e Francoforte (-0,31%). Come per l’Italia, si allarga di nuovo il divario tra i titoli di Stato spagnoli a 10 anni e quelli tedeschi. Lo spread Bonos-Bund ritorna a 250 punti base col tasso al 4,39%.

Secondo gli analisti, le attese sull’avvio del cosiddetto ‘tapering’ (diminuzione graduale del piano di acquisto di titoli governativi) da parte della Fed, impattano ”negativamente” sui titoli considerati più rischiosi dagli investitori e quindi ”non è escluso un ulteriore rialzo degli spread dei Paesi periferici” dell’eurozona nelle prossime settimane. Nel frattempo un’altra Banca Centrale, quella tedesca, lancia  un avvertimento ai mercati. La Bundesbank spiega nel bollettino mensile che la Banca Centrale Europea potrebbe alzare i tassi d’interesse in Eurolandia sotto il peso dell’inflazione, nonostante Francoforte abbia promesso di mantenerli bassi per ”un periodo prolungato di tempo”. La promessa della Bce ”non è una dichiarazione vincolante e non rappresenta un cambiamento” nella linea di politica monetaria, recita il bollettino. ”La forward guidance (indicazioni sui tassi in futuro) non ne esclude un aumento se dovessero emergere pressioni inflazionistiche”, sottolinea l’istituto guidato da Jens Weidmann.

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