Pil: due anni in calo. Visco: “L’incertezza politica mina la ripresa”

ROMA – Il Pil italiano é ancora una volta in calo, per l’ottava volta consecutiva, nel secondo trimestre di quest’anno: 8 trimestri di fila, equivalgono a 24 mesi, 2 anni. Ma all’orizzonte iniziano a profilarsi segnali di miglioramento e di un possibile stop al calo della produzione. Anche se sugli scenari futuri di ripresa aleggia un rischio non irrilevante: quello dell’instabilità politica.

I chiaroscuri di una congiuntura tuttora debole, ma che inizia a mostrare spiragli di luce infondo al tunnel sono stati tracciati dall’Istat e dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Mentre gli occhi sono ora puntati sulle previsioni oggi di Confindustria, ma soprattutto sulle nuove stime che il governo inserirà nell’aggiornamento del Def, atteso prima del 20 di settembre.

Il Tesoro ha già fatto sapere che il -1,3% previsto dal governo per il 2013 sarà rivisto al ribasso nonostante si punti su una ripresa negli ultimi mesi dell’anno. A completare una sequenza di cali consecutivi cominciata nel terzo trimestre del 2011, il secondo trimestre di quest’anno ha visto un calo del Pil dello 0,3% (-2,1% a livello tendenziale), rivisto dall’Istat al ribasso rispetto alle previsioni di agosto scorso (-0,2% e -2%). Al momento il Pil acquisito segna un -1,8%: questo in pratica è il risultato di fine anno se il terzo e il quarto trimestre dovessero far registrare crescita zero. Ma di buono, evidenziano i tecnici dell’istituto di Statistica, c’è che in termini di valore aggiunto “dopo diversi trimestri la caduta dell’industria si è attenuata”. Un’evidenza di miglioramento che rispecchia anche i segnali di ottimismo diffusi dal numero uno di Bankitalia.

– I recenti indicatori sono coerenti con un graduale miglioramento dell’economia – ha detto Visco alla platea di un convegno al ministero degli Esteri . Ma attenzione, è stato il suo monito, l’attuale incertezza politica potrebbe pesare sulla ripresa.

– I rischi al ribasso di questo scenario – ha osservato infatti – sono accresciuti dalle preoccupazioni degli investitori per la possibile instabilità politica. In Italia, del resto, la recessione è stata più lunga e più profonda che nella maggior parte di altri paesi.

Ma il numero uno di Palazzo Koch difende le politiche economiche degli ultimi anni e ricorda che “l’aggiustamento di bilancio è stato indispensabile nei paesi economicamente più fragili, tra cui l’Italia, per evitare il rischio di perdere accesso al mercato, cosa che avrebbe fatto precipitare la crisi”. E assicura che “gli effetti negativi di breve periodo sull’economia erano il prezzo pagato per evitare conseguenze più serie”.

Effettivamente anche i dati dell’Istat confermano una situazione italiana più critica rispetto a quella dei grandi partner Ue e internazionali. Nel secondo trimestre, infatti, il Pil è cresciuto in termini congiunturali dello 0,7% in Germania e nel Regno Unito, dello 0,6% negli Stati Uniti e in Giappone e dello 0,5% in Francia. Mentre nel complesso, il Pil dei Paesi dell’area Euro è aumentato dello 0,3%.

– In Europala ripresa è ora a portata di mano – ha incalzato ancora il governatore – ma i rischi al ribasso restano significativi. Se vogliamo cogliere l’opportunità non possiamo rilassare i nostri sforzi.

A suo parere “la chiave del successo sarà la determinazione condivisa a procedere verso un’Unione Europea a tutti gli effetti. Nello stadio attuale, la prova della nostra determinazione è la costruzione di un’Unione Bancaria efficace”. Meno ottimisti invece i consumatori e commercianti. I dati sul Pil diffusi dall’Istat mostrano, secondo il Codacons, che “la famosa previsione di una crescita per l’ultimo trimestre dell’anno era un miraggio, una favoletta raccontata all’Europa e agli italiani per cercare di dare loro una iniezione di fiducia”.

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