Caso Berlusconi, tensione pd-pdl. M5s chiede voto palese

ROMA – La fragile tregua tra Pdl e Pd sul caso Berlusconi è saltata quasi subito e ieri la tensione tra i due schieramenti è salita a livelli di guardia. Dopo aver trovato l’accordo sui tempi di voto in Giunta, tensioni e recriminazioni tornano a galla. Lo scontro tra i partiti si fa di nuovo molto teso, complici anche i sospetti incrociati su quello che, dopo il lavoro della Giunta, potrà essere il voto in Aula, segreto, sulla decadenza di Berlusconi. E, di fronte al rischio che possano spuntare franchi tiratori, i Cinque Stelle sfidano gli altri partiti: modificare subito il regolamento e andare così al voto palese.

Che l’aria fosse di nuovo quella di una profonda tensione appare evidente dalle prime dichiarazioni di Renato Schifani.

– Ormai è tutto chiaro. Il Pd vuole le elezioni e lavora per questo. L’accelerazione senza precedenti nei lavori della Giunta e le dichiarazioni contro di lui violente ne sono la conferma – attacca il presidente dei senatori Pdl che torna ad addossare al Pd la responsabilità di una crisi di governo.

Luigi Zanda, suo omologo nel Pd, gli risponde a stretto giro: continuare ad ipotizzarne la caduta del governo in relazione ai lavori della Giunta “danneggia l’Italia”.

– Di dannoso – replica a sua volta il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri – c’è solo l’atteggiamento del Pd, sprezzante di fronte alle ragioni del diritto e accecato dal desiderio di abbattere il nemico. Inutile che Zanda ribalti le carte in tavola.

Nello scontro tra i vertici dei rispettivi gruppi parlamentari alimenta l’incendio anche il presidente dei deputati Pdl. Renato Brunetta parla di “cappio” agitato dal segretario Pd, di “vigliaccheria” e di “torvo giacobinismo”. Ma se il fattore tempo, tra chi vuole far cadere il governo e chi sostenere il governo Letta, diventa cruciale, a predicare la calma ci pensa il Presidente del Senato, Pietro Grasso.

– Ci saranno i tempi giusti per poter andare in Aula – afferma -, ma ancora c’è parecchio cammino da fare .

Un cammino su cui si incrociano però sospetti e accuse trasversali. Nonostante i numeri in ‘chiaro’ siano nettamente svantaggio di Berlusconi (ne ha sulla carta 117 rispetto ad una maggioranza di 160), c’è la possibilità che nel segreto dell’urna possano farsi avanti senatori decisi ad evitare il rischio di una fine anticipata della legislatura. E qui le accuse volano velenose ed incrociate. Nel mirino ci sono tutti: senatori del Pd (dopo la bocciatura di Prodi nessuno di sente di escludere che franchi tiratori possano farsi di nuovo vivi tra i dem), di Scelta Civica, dell’Udc ma anche dei Cinque Stelle. ”

– Il Movimento salverà Berlusconi e poi darà la colpa agli altri, come la Lega e il Movimento sociale salvarono Craxi e poi urlarono contro la prima Repubblica – azzarda Carlo Giovanardi.

Il M5S si indigna e sfida gli altri partiti. “E’ ora di finirla una volta per tutte con il voto segreto. Modifichiamo il regolamento e prevediamo la votazione nominale e palese per ogni tipo di votazione”. Chi non ha nulla da nascondere “voti la nostra proposta”, è l’appello del M5S rivolto in particolare al Pd per “far svanire ogni timore e aprire alla trasparenza”.

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