Sale lo scontro su decadenza Berlusconi

ROMA. – Nessuna tregua tra Pd e Pdl alla vigilia della ripresa dei lavori della Giunta per le immunità di Palazzo Madama sul caso della decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. Le posizioni ufficiali restano distanti, con i Democratici pronti a votare mercoledì prossimo contro il Cav e a sostenere la richiesta di scrutinio palese in Aula e con i pidiellini che insistono nel chiedere tempo, difendendo la segretezza dell’urna. Sempre più caldo anche il fronte Pd-M5S, con Grillo che accusa il Pd di voler salvare l’ex premier e con Epifani che ribatte: “L’affermazione di Grillo incomprensibile e infondata. Forse è lui che vuol scaricare i suoi timori…”. Pd e Pdl, intanto, continuano a rimpallarsi la responsabilità di un’eventuale crisi di governo. Con continui botta e risposta. ”Chi stacca la spina – osserva il segretario Dem – la stacca al Paese”. E su questo concorda anche il capogruppo del Pdl in Senato Renato Schifani (”le elezioni sarebbero un baratro per il Paese”) che però lancia la palla nel campo avversario: è il Pd che ha un ”disegno preciso e vuole la crisi di governo”. Ecco perché nonostante sembri più lontana l’ipotesi del ritiro dei ministri targati Pdl (”Non è in agenda”), Schifani si dica ”pessimista” per il futuro. Mentre si consuma l’ennesimo duello nella maggioranza, Grillo dal suo blog lancia l’ affondo: ”Il voto segreto é un abominio. Nel segreto dell’urna – scrive – può succedere di tutto. I pdmenoellini hanno fucilato Prodi dietro a una tendina e sono pronti a ripetere le gesta in ogni momento per salvare il loro caro leader Berlusconi”. Solo ”un vociare scomposto – ribatte, dopo Epifani, Pina Picierno – il partito è e sarà compatto e ribadiamo di essere favorevoli al voto palese”. L’ipotesi di ”salvare Berlusconi non esiste – interviene Matteo Renzi – perché se anche qualche furbastro ci provasse, Berlusconi ha una condanna definitiva con l’interdizione”. Il dibattito che si è aperto sulla decadenza dell’ex premier è ”allucinante” per il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri che, sulla questione della segretezza del voto, chiede l’intervento del Capo dello Stato. Per arrivare ad un voto palese ”si dovrebbe cambiare un regolamento e – mette in guardia Schifani – i regolamenti non si cambiano a colpi di maggioranza”. Senza dimenticare, afferma il componente della Giunta per le Immunità del Senato Lucio Malan (sempre Pdl), che il voto segreto ”è stato introdotto dai padri costituenti a salvaguardia della democrazia”. Nonostante i toni accesi, però, nel Pdl l’atteggiamento è di grande cautela. Il Cavaliere, al quale Casini e Pannella (”Si difenda come Tortora e lasci”) suggeriscono di dimettersi, resta chiuso nella sua villa di Arcore e chi gli ha parlato nelle ultime ore l’ha visto dubbioso sull’opportunità di mandare all’aria le larghe intese. ”E’ chiaro che Berlusconi non potrà tornare in Parlamento – spiega Schifani – ma questo non significa che non possa continuare a far politica. Nessuno è preoccupato della sua agibilità politica ne’, conoscendolo, che faccia un passo indietro”. A rafforzare la cautela sono il timore della reazione dei mercati e le conseguenze per le sue aziende, i sondaggi poco favorevoli e le difficoltà di spiegare agli elettori che si staccherebbe la spina al governo solo per ‘vendetta’ contro il voto sulla sua decadenza da senatore e che quindi si dovrebbe pagare l’Imu. Tutti dubbi ai quali si aggiungono quelli legati all’ipotesi di chiedere la grazia, sulla quale il Cav sta ”riflettendo – racconta Shifani – nell’ambito della propria famiglia”.

(di Chiara Scalise/ANSA)

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