Ue, bene le dichiarazioni d’intenti ma subito le misure

BRUXELLES  – Bene le dichiarazioni d’intenti del governo Letta sul rispetto degli obiettivi di bilancio, ma queste da sole non bastano. Anzi, dato che i tempi stringono, devono essere seguite rapidamente, ”senza ambiguità”, da misure correttive concrete. E’ questo il senso del messaggio che Bruxelles invia a Roma il giorno in cui, ad appena qualche mese dalla chiusura della procedura per deficit eccessivo, il Def mette in dubbio l’apertura di fiducia che la Commissione Ue ha concesso all’Italia.

Il deficit di quest’anno, che doveva restare al 2,9%, sarà infatti di nuovo sopra la soglia limite del 3% consentita dal Patto di stabilità Ue. Poco importano le ragioni dello sforamento al 3,1%, a Bruxelles – già preparata alla notizia dopo gli incontri tra il commissario agli affari economici Olli Rehn e il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni – ”aspettiamo di vedere i dettagli delle misure che andranno prese chiaramente nelle prossime settimane in modo tempestivo – ha avvertito il portavoce di Rehn – Siamo già a fine settembre”.

Bruxelles non ha finora ricevuto nessuna indicazione precisa su come il governo intenda rimettere i conti in carreggiata. A metà ottobre è attesa la legge di stabilità per il 2014 e i dettagli sulle coperture delle mancate entrate dell’Imu, mentre il 5 novembre la Commissione pubblicherà le sue previsioni d’autunno: le misure correttive, per poter essere valutate e inserite nell’analisi macroeconomica di Bruxelles, non possono quindi arrivare più tardi del 20-25 ottobre. Queste sono certo legate alla decisione sull’aumento dell’Iva, che Bruxelles non ha chiesto, guardando più di buon occhio un taglio della spesa o comunque misure che non abbiano impatto negativo sulla crescita.

“E’ una decisione politica che deve prendere il governo” ha sottolineato Bruxelles, ricordando che l’importante è che venga mantenuta ”la stessa copertura”. Il rischio potrebbe essere la riapertura il prossimo maggio, ad appena un anno dalla sua chiusura, della procedura per deficit eccessivo, se le misure non saranno credibili e le previsioni sul deficit sotto il 3% per il 2014 e 2015 contenute nel Def non coincidessero con quelle della Commissione. E a niente servirà la revisione di alcuni criteri per il computo del deficit strutturale che saranno vagliate martedì a Bruxelles, che agevolano i paesi sotto programma, in particolare la Spagna ma anche la Grecia, che hanno una disoccupazione superiore al 20%.

– Se dobbiamo qualificarci in questo campionato e portare la disoccupazione al 20% – ha messo in chiaro Saccomanni – forse non ne vale la pena”.

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