Il Papa a Cagliari saluta gli immigrati e ricorda il suo passato migratorio

CAGLIARI – Senza lavoro non c’è dignità e non c’è futuro. Lo ha ribadito ancora una volta Papa Francesco dalla Sardegna, prima visita istituzionale in Italia (la visita a Lampedusa è stata considerata dal pontefice una visita privata).

Al suo arrivo il Papa è stato acclamato dagli ospiti del Cpa all’interno dell’aeroporto militare di Elmas: un’ottantina di ospiti del centro di accoglienza ha voluto salutare il pontefice che ha fatto rallentare la sua auto davanti alla struttura che accoglie gli immigrati richiedenti asilo, la maggior parte di fede musulmana.

“Nei vostri volti vedo fatica, ma vedo anche speranza”, ha detto il Papa incontrando nel pomeriggio nella cattedrale di Cagliari incontrando i detenuti e i poveri: “sentitevi amati dal Signore, e anche da tante persone buone, che con le loro preghiere e con le loro opere aiutano ad alleviare le sofferenze del prossimo. Io mi sento a casa in mezzo a voi. E spero che anche voi vi sentiate a casa in questa Cattedrale: come si dice in America Latina, ‘questa casa è la vostra casa’”.
Papa Francesco ha anche parlato del suo passato migratorio collegandola anche la crisi. “La crisi io non l’avevo conosciuta ma la mia famiglia sì: mio papà è andato in Argentina pieno di illusioni a farsi l’America e ha sofferto la terribile crisi del ‘30”, ha detto parlando ai lavoratori sardi che ha incontrato al porto di Cagliari, in mattinata. “Hanno perso tutto, anche il lavoro. E ho sentito – ha spiegato – nella mia infanzia parlare di questo tempo. Non ero nato ancora, ma ho sentito parlare di questa sofferenza”. (Raffaele Iaria-Migrantes online)

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