Il Pd molla Crocetta, addio governo e maggioranza

PALERMO  – Si apre la crisi di governo in Sicilia. Dopo soli nove mesi di legislatura, il Pd ha deciso di ritirare l’appoggio al presidente della Regione, Rosario Crocetta che fa sapere comunque di andare avanti, dicendosi “esterrefatto” per la decisione assunta dal suo partito. E’ l’epilogo di uno scontro durissimo che va avanti da mesi tra Crocetta e gran parte della classe dirigente del partito che da giorni chiedeva un cambio in giunta con l’innesto di assessori politici, ritenendo l’attuale esecutivo “debole, inefficiente ed inefficace”.

Da questa richiesta, osteggiata dal governatore che la riteneva una bocciatura, si è passati presto agli insulti reciproci, ai veleni, a una disputa sulla questione morale alla luce degli scandali e alle inchieste che coinvolgono alcuni esponenti dem e persino alle minacce di azioni legali. Così ieri sera, la direzione regionale del partito ha approvato a maggioranza, per alzata di mano (sette i contrari), la relazione del segretario Giuseppe Lupo, che ha proposto l’uscita dal governo e dalla maggioranza che lo sostiene (Udc, Megafono, Drs, art.4) e ha invitato alle dimissioni i quattro assessori che rappresentano al momento i democratici nella giunta: Luca Bianchi (Economia), Nelli Scilabra (Formazione), Mariella Lo Bello (Ambiente) e Nino Bartolotta (Infrastrutture). Chi non lo farà rimarrà in giunta a titolo personale e sarà deferito ai Garanti.

Tre dei quattro assessori (assente Bartolotta) hanno seguito il dibattito in direzione, solo la Lo Bello ha preso la parola, difendendo il suo operato, ammettendo qualche errore della giunta e rimettendosi alle decisioni del partito. Dura la relazione del segretario Lupo.

– Noi non ci riconosciamo più nel governo Crocetta – ha detto – Non ci sentiamo più vincolati a sostenere una azione di un governo che sta commettendo errori gravi che si ripercuoteranno sui siciliani.

E ha accusato Crocetta di “buttarla in rissa, facendo passare il messaggio che il Pd fosse interessato alle poltrone e che sia il partito degli scandali”. Il Pd tuttavia non passerà all’opposizione, ma valuterà i singoli provvedimenti che il governo porterà in Assemblea regionale. A questo punto, Crocetta non ha più la maggioranza in Parlamento, potendo contare su poco meno di trenta deputati su 90 (il Pd ne ha 18). Ma il governatore assicura che andrà avanti per la propria strada.

– Sono esterrefatto – commenta con l’Ansa -. In uno dei momenti più dolorosi della mia vita, con due agenti di scorta in rianimazione, mi trovo davanti al muro di gomma di un pezzo dei dirigenti del Pd. Mi tolgono il sostegno? Si assumono una responsabilità storica: vado avanti, ho il mandato del popolo siciliano e della base del partito.

Per Crocetta, dietro al decisione del Pd non c’è una visione politica, ma “è solo un problema di poltrone”.

– Ho offerto la massima disponibilità a dialogare – dice – ma mi hanno risposto con degli aut aut, facendo i nomi degli assessori da sostituire, tra cui quello di Luca Bianchi (indicato dal Pd nazionale).

Qualche spiraglio, comunque, lo tiene aperto. “I margini per il confronto ci sono sempre quando si parla di politica, ma se si continua a discutere di rimpastini i margini allora non ci sono”. Non sarà però lui a fare il primo passo.

– Io chiamare? No, chi lo pensa allora non mi conosce, non posso entrare in questi giochi di potere, la verità è che tra me e loro c’è un problema di linguaggio”.

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