Appalti restauri dimore storiche: 5 arresti in Piemonte

TORINO – Favoritismi negli appalti per il restauro delle dimore storiche del Piemonte. Favoritismi negli appalti per normali lavori stradali. Un fitto intreccio di amicizie e parentele, contatti giusti in Regione e Provincia, macchinazioni che il giudice non esita a definire “indecenti”. Parla di questo l’inchiesta della procura di Torino che oggi ha portato a cinque arresti e tredici avvisi di garanzia. Due i nomi eccellenti finiti in carcere. Uno è quello di Francesco Pernice, 62 anni, ex sovrintendente dei beni architettonici del Piemonte e direttore del settore Conservazione Beni Architettonici del consorzio di valorizzazione della Reggia di Venaria, fiore all’occhiello del turismo piemontese: ora lo accusano di avere aiutato l’azienda che gli ha assunto il figlio e quella che gli ha tinteggiato la casa.

L’altro è Ezio Enrietti, 77 anni, un pezzo grosso della Prima Repubblica (fu presidente della giunta regionale fra il 1980 e il 1983), che in questa vicenda compare come “socio occulto” della Les (ditta di lavori stradali) in possesso, oltre che di “scaltrezza” e di “caratura delinquenziale”, di un’entratura formidabile: la moglie, Maria Grazia Ferreri, sposata in seconde nozze nel 2003, numero uno del settore patrimonio della Regione, indagata a piede libero.

La politica piemontese è in preda allo sconcerto: l’assessore alla cultura, Michele Coppola, si dice “amareggiato ma anche arrabbiato”. Gli altri arrestati sono Giuliano Ricchiardi, funzionario regionale alle dipendenze della Ferreri (dalla quale, scrive il gip, viene “mandato avanti” per evitare “sovraesposizioni indecenti”), e gli imprenditori Francesco Paolo Della Rossa, della casertana Cooperativa Edil Atellana, e Claudio Santese, amministratore di Les.

L’accusa è per tutti di turbativa d’asta, cui si aggiungono, a seconda dei singoli casi, la truffa, il falso, la corruzione, la frode nelle forniture. Tante le gare finite sotto esame a partire dal 2011. Nel complesso della Venaria ci sono quelle per lavori alla Chiesa di Sant’Uberto, al terrazzo del Garove, ai parcheggi; poi i giardini di Palazzo Reale, a Torino, e la Certosa di Valcasotto, nel Cuneese. Più prosaici sono gli scavi nel cantiere della nuova sede della Regione e l’asfaltatura di una strada alle porte di Torino, la “variante di Borgaretto”. Gli imprenditori, come dimostrano le intercettazioni telefoniche, sanno tutto in anticipo, possono organizzare i ribassi giusti e persino pilotare i controlli sul loro operato. Non è finita qui. Di molte altre persone la magistratura sta ora valutando la condotta.

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