Bioraffineria da record in Italia: è la più grande al mondo

TORINO  – E’ in grado di produrre 75 mila tonnellate all’anno di bioetanolo ‘buono’, generato con gli scarti delle produzioni agricole, paglia di riso e frumento, e canna dei fossi. La bioraffineria inaugurata a Crescentino (Vercelli), nell’area di un ex stabilimento Teksid, indica la strada di una ‘rivoluzione green nella chimica’. Produce carburanti ‘verdi’, ma che non sottraggono terreni alle coltivazioni agricole per uso alimentare, come succede, invece, per il bioetanolo da mais, canna da zucchero ed altre produzioni vegetali.

A spiegare l’innovazione è stato Guido Ghisolfi, ad di Beta Renowables, la joint venture tra la Biochemtex, società di ingegneria del gruppo Mossi Ghisolfi, il fondo americano Tpg (Texas Pacific Group) ed il leader mondiale della bio-innovazione, la danese Novozymes.

– Si calcola che nel 2022 – ha detto Ghisolfi – la domanda mondiale di carburanti ottenuti da biomasse si attesterà sul 6-7% del totale. Serviranno quindi 2.400 impianti come quelli di Crescentino.

La bioraffineria “prima al mondo” per produzione di biocarburanti di ‘seconda generazione’ occupa una superficie di 15 ettari, darà occupazione diretta ad un centinaio di persone, e 200-300 nell’indotto. E’ frutto di un investimento di 150 milioni di euro ed è entrato in funzione all’inizio del 2013.

Oggi l’inaugurazione ufficiale con il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, il governatore del Piemonte Roberto Cota, ed una platea di imprenditori e ricercatori della green economy. L’aspetto ‘rivoluzionario’ – é stato spiegato – deriva dalla piattaforma tecnologica impiegata per ottenere bioetanolo, che utilizza gli zuccheri presenti nelle biomasse lignocellulosiche per ottenere alcol, carburanti ed altri prodotti chimici. L’impianto di Crescentino “non produce reflui derivanti dalla produzione industriale e assicura un riciclo dell’acqua del 100%”.

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