CINEMA. Coppola, nuovo progetto su famiglia italo-americana

TOKYO. – A oltre vent’anni dall’ultimo atto de “Il padrino”, Francis Ford Coppola torna a un tema familiare con un progetto su una famiglia italo-americana, raccontata in trent’anni, fino agli ’60, coinvolgendo tre diverse generazioni. A Tokyo per la cerimonia di consegna del Praemium Imperiale, il “Nobel delle Arti”, il regista non aggiunge dettagli di peso limitandosi a dire che “non sarà una storia autobiografica”, anche se “c’è una influenza della mia famiglia” e “non sarà un film. Questo – precisa – dobbiamo spiegarlo”. Del resto, spiega all’Ansa sull’importanza fondamentale delle origini, l’influenza italiana nella sua produzione è “stata grande”, a partire dalla musica (“sempre presente, mio zio era un direttore d’orchestra” e “un mio cugino dalla parte di mia madre è Riccardo Muti”) per passare alla cultura del vino, lui produttore in California dal 1965: “mai vista una cena al mio tavolo senza un bicchiere di vino”.

Dopo “L’uomo della pioggia” (1997), Coppola è tornato dietro la cinepresa come regista per altre tre volte, senza il successo del passato: “Un’altra giovinezza” (Youth without Youth, 2007), “Segreti di Famiglia” (Tetro, 2009) e “Twixt” (2011). “Molte persone mi chiedono: ‘perché i film attuali non sono tanto buoni come quelli di allora?’. Per essere sincero, non so come quello che faccio ora sarà valutato tra altri 15 o 20 anni, come saranno percepiti nella realtà”, osserva. Per questo, la sfida a 60 anni è stata “non di competere” col precedente lavoro, ma di voler “tornare” a essere uno “studente” e girare tre film “piccoli e rari” (dal 2007 al 2011). Con questo, punta a non considerare i film precedenti.

“E’ il processo in cui sono ora. Quando la gente mi chiede ‘Cosa fai ora?’, non voglio rispondere perché sarebbe una conversazione di cinque ore”, dice invece in conferenza stampa. Coppola si dice assolutamente “fiducioso” sul futuro del cinema. L’avanzamento tecnologico delle attrezzature (“basti pensare al digitale”) e nel settore dei gadget personali ad alta risoluzione, come smartphone e tablet, hanno spalancato nuove porte agli autori, fino a ipotesi di “produzione live”, dal vivo e in una diretta continua, in un contesto di interazione.

“Il cinema non è stato ancora inventato del tutto. Ci sono molte frontiere emozionanti da scoprire”. E, a stretto giro, afferra il suo smartphone e comincia a filmare la sala piena di giornalisti. La rivoluzione parte anche da qui.

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