PRIEBKE. Pm militare, ordine criminoso non va eseguito

ROMA. – Non è vero che, come ha asserito Erich Priebke nel suo video-testamento, di fronte a una “esecuzione terribile” di civili inermi, al militare comandato è “naturalmente impossibile rifiutarsi”, altrimenti “sarà anche lui fucilato”: lo sostiene il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, che – nella sua requisitoria in cui ha chiesto l’ergastolo per Alfred Stork, l’ultimo imputato della strage di Cefalonia – ha affrontato proprio questo aspetto.

Nella stragrande maggioranza dei processi nei confronti di ex militari nazisti, svoltisi sia in Italia che in Germania, gli imputati hanno sempre sostenuto di essere stati “costretti” ad obbedire ai loro superiori, da Hitler in giù. Ma – ribadisce all’Ansa De Paolis – questa presunta causa di giustificazione penale “non esiste, come viene riconosciuto non solo nella giurisprudenza italiana, ma anche in diverse sentenze tedesche”.

“A nulla vale sostenere – afferma il magistrato, che ha istruito molti processi ad ex criminali di guerra, quasi tutti conclusisi con l’ergastolo – che ‘quelli erano gli ordini e dovevano essere rispettati, pena la morte’. Non è vero, è una delle tante bugie. Il militare ha l’obbligo di non adempiere ad ordini palesemente criminosi, illegittimi e assurdi, come quello di uccidere altri soldati che si sono arresi, oppure civili inermi: a Cefalonia ci sono stati dei rifiuti e non risulta che nei confronti di chi ha detto di no siano state adottate sanzioni. Partecipare ad un plotone d’esecuzione era una libera scelta, chi ha ucciso in modo così vergognoso era consapevole della totale antigiuridicità e illegalità della propria condotta”.

Inoltre, prosegue il procuratore militare di Roma, “il soldato, a differenza del comune cittadino, ha il dovere di essere coraggioso e di non essere codardo: lo prevedono il regolamento di disciplina e il codice penale militare. E questo coraggio deve essere manifestato anche nel rifiutare un ordine illegittimo di fucilazione, pure se accompagnato da minacce di sanzioni in caso di non ottemperanza a quell’ordine”.

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