Imprenditore in crisi evade il fisco, assolto a Milano

MILANO. – Aveva evaso 180 mila euro di Iva, perché quei soldi che doveva all’Erario non li aveva, dato che la sua azienda era sull’orlo del fallimento. Finito a processo, i suoi legali hanno sostenuto che non era riuscito a pagare il dovuto ”a causa della difficile situazione economica dell’impresa” e alla fine il giudice ha assolto l’imprenditore con formula piena ”perché il fatto non costituisce reato”, non ravvisando nel suo comportamento la volontà di sfuggire al Fisco. Una sentenza che si inserisce in una linea giurisprudenziale già tracciata negli ultimi anni – quelli caratterizzati dalla crisi economica e dal tracollo delle piccole imprese – che ha visto arrivare già due verdetti del genere, nei mesi scorsi, a Milano e uno a Venezia. Il presunto evasore di 180 mila euro di Iva, invece, è stato assolto ieri dal gup del capoluogo lombardo, Carlo De Marchi. Per lui, però, conclusasi così la vicenda penale resta comunque aperto il contenzioso tributario per le imposte non versate. L’imprenditore, assistito dagli avvocati Luigi Giuliano Martino e Marco Petrone, era stato in un primo tempo condannato con decreto penale a 6 mesi di reclusione convertiti in una multa di oltre 40 mila euro, dopo che la Procura aveva accertato la violazione fiscale, segnalata dall’Agenzia delle Entrate. I suoi difensori, però, si sono opposti al decreto di condanna e hanno chiesto il processo con rito abbreviato per l’uomo, accusato di ”omesso versamento di Iva” e titolare di una piccola azienda nel settore informatico che è in fase di fallimento. Nel processo i due legali hanno chiarito che l’imprenditore aveva evaso l’imposta ”a causa della difficile situazione economica dell’impresa e, più in generale, della crisi finanziaria del Paese”. Gli avvocati hanno spiegato inoltre nell’arringa che ”l’Agenzia delle Entrate era stata doverosamente informata dal contribuente dell’importo Iva dovuto, motivo per cui non vi era stato l’intento di evadere”. Il gup, al termine del processo, ha assolto l’imputato perché, come chiariscono i difensori (le motivazioni saranno note tra 30 giorni), non ha ravvisato ”l’elemento soggettivo del reato, vale a dire la volontà di omettere il versamento”. La condotta dell’imprenditore, precisano i legali, ”pur rendendolo inadempiente, non poteva aver rilevanza dal punto di vista penale”. Oltre allo stato di crisi di liquidità dell’imprenditore, a portare all’assoluzione, da quanto si è saputo, sarebbe stato anche il fatto che la richiesta di pagamento dell’Iva era arrivata nel momento in cui lui aveva già presentato domanda di concordato preventivo. Istanza di concordato, comunque, che poi non è stata accolta dai giudici fallimentari. Già nei mesi scorsi, a Milano era stato assolto un imprenditore accusato di evasione fiscale per il mancato versamento di circa 180 mila euro di Iva, ma che vantava crediti dalla pubblica amministrazione per circa 1 milione e 700 mila euro. E lo stesso era accaduto anche al legale rappresentante di una comunità di recupero per tossicodipendenti e a un imprenditore di Treviso, prosciolto a Venezia.

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