Obama in difficoltà accelera la riforma degli 007

NEW YORK. – Ora Barack Obama vuole sapere se si è andati davvero oltre. Se nell’attuare il programma di sorveglianza della più potente agenzia di intelligence americana – la NSA – in alcuni casi si è superato, e di molto, il limite e il buon senso. Arrivando a spiare da una parte all’altra del mondo cellulari ed e-mail di capi di Stato e di governo alleati: da Angela Merkel a Dilma Roussef. La Casa Bianca non vuole commentare le accuse specifiche mosse negli ultimi giorni da Parigi e Berlino. Ma l’irritazione del presidente americano per i nuovi clamorosi sviluppi dello scandalo del Datagate è in queste ore pari allo sdegno delle principali capitali europee. Il danno di immagine che l’America sta subendo, tra i suoi stessi partner storici, è gravissimo. Ma quel che più preoccupa l’amministrazione Usa sono le conseguenze che potrebbe avere una crisi di fiducia nelle relazioni transatlantiche. Vedi la minaccia che arriva da Bruxelles di uno stop alle intese antiterrorismo e ai negoziati la zona di libero scambio Ue-Usa. “E’ nostro interesse mantenere con i nostri partner legami stretti sul fronte dell’economia e della sicurezza, i più stretti possibile”, ha detto Jay Carney, portavoce del presidente. E la Casa Bianca si sgola a rassicurare tutti che la situazione è sotto controllo, e che l’attività di intelligence svolta dagli Stati Uniti è per difendere l’America e gli alleati dal terrorismo. E non differisce poi tanto da quella portata avanti da qualunque altro Paese. E’ quello che lo stesso Obama ha ribadito nelle ultime telefonate col presidente francese e la cancelliera tedesca. Ma diventa sempre più difficile per lui giustificare un’azione tanto invasiva degli 007 Usa. Che la situazione sia in parte sfuggita di mano all’amministrazione Obama è ormai più di un sospetto, non solo in Europa ma anche a Washington. Ecco perchè il presidente è più che mai intenzionato ad accelerare su quella riforma del sistema di intelligence annunciata già mesi fa, subito dopo le prime rivelazioni della ‘talpa’ Edward Snowden. Anche perchè a nessuno bastano più le rassicurazioni generiche. Merkel e gli altri leader ‘spiati’ pretendono ora passi concreti da parte dell’amministrazione americana. “Il presidente Obama comprende le preoccupazioni sollevate” e per questo, ha detto Carney, “ha avviato una revisione che è in corso”. Lo scopo è quello di aggiustare il tiro, di rivedere a fondo i metodi di raccolta dei dati utilizzati dagli 007 e i meccanismi decisionali che innescano le attività di spionaggio. Con l’obiettivo di presentare un piano nei primi mesi del 2014. Ma sotto esame c’è l’intera attuale struttura dei servizi Usa, disegnata nella legge del 2004 che – dopo le falle che portarono agli attentati dell’11 settembre 2001 – ha istituito la Director National Intelligence (DNI). La Dni, presieduta attualmente da James Clapper, ha il compito di coordinare il lavoro delle 16 agenzie federali che si occupano di intelligence, dalla Cia alla Nsa. Ma il suo ruolo è sempre più nell’occhio del ciclone, per aver svolto finora un ruolo da molti definito inefficace. Con le singole agenzie che – spiegano alcuni osservatori – in molti casi continuano ad agire ognuna per conto proprio, senza la necessaria condivisione di informazioni e senza un controllo stringente sulla loro attività. Intanto, all’inizio del prossimo anno ci sarà un azzeramento dei vertici della Nsa: lasceranno, prima del previsto, il generale Keith Alexander, da 8 anni a capo della potente agenzia, e il suo vice John Inglis. Forse un primo passo per voltarepagina.

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