Nassiriya: 10 anni dalla strage, ricorrenza tra le polemiche

ROMA. – Una ferita che sanguina ancora, quei 19 italiani uccisi da un attentato alla base Maestrale di Nassiriya il 12 novembre 2003. E ieri, nel decennale della strage, assieme alle commemorazioni ed al dolore che si rinnova, c’è stato anche spazio per le polemiche: dalla rabbia di alcuni parenti dei caduti che reclamano la medaglia d’oro al valor militare per i loro cari, all’appello di una deputata M5S, che ha invitato a ricordare tra le vittime anche il kamikaze. Mentre il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha rivolto un pensiero “ai 19 italiani tragicamente caduti in quell’efferato, gravissimo attentato ed agli iracheni che con essi perirono, vittime di una stessa inaccettabile e vile barbarie”. La Giornata del ricordo dei caduti nelle missioni di pace è iniziata alle 10.30 con la deposizione di una corona d’alloro all’Altare della Patria da parte del ministro Mauro. Poi la messa nella basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio, celebrata dall’ordinario militare per l’Italia, monsignor Santo Marcianò, alla presenza – tra gli altri – dei presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini. Successivamente il ministro, presente anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha deposto una corona d’alloro alla stele commemorativa al Belvedere Caffarelli al Campidoglio. “L’Italia – ha detto Mauro – non dimentica i suoi figli che hanno dato la vita per la pace. A dieci anni dalla strage abbiamo capito una volta di più che non si è trattato di una guerra ma di una missione internazionale di pace e che questo strumento della comunità internazionale e frutto del mandato della nostra Costituzione, è il modo con cui le guerre le combattiamo”. Nel pomeriggio il ministro ha consegnato ai parenti delle 19 vittime la ‘Medaglia della riconoscenza’, un modo, ha sottolineato, “con cui questo Paese intende ricordare che la democrazia e la libertà hanno un prezzo carissimo, la vita di molti italiani”. Ma proprio il valore solo ‘simbolico’ della medaglia è stato contestato da alcuni dei familiari delle vittime presenti alla cerimonia, che dal 2003 si battono invece per far ottenere ai loro cari la massima onorificenza per i caduti in divisa, la Medaglia d’oro al valor militare. Un riconoscimento che dà anche diritto ad un vitalizio nell’ordine di circa mille euro mensili e ad agevolazioni nei concorsi pubblici. Medaglia che non è stata mai concessa per un’interpretazione della legge che la vuole assegnata agli “autori di atti di eroismo militare” ed essere di guardia ad una base nel deserto iracheno non rientra evidentemente negli atti di eroismo. Maria Cimino, madre di Manuele Ferraro, soldato morto a Nassiriya, non ci sta. “Noi – lamenta la donna – ci siamo battuti per avere un riconoscimento al valor militare ed il ministro era d’accordo, ma altri si sono opposti. Manuele e gli altri hanno pagato con la vita dando valore al tricolore e quindi meritavano una medaglia al valore militare”. Sulla stessa linea Marco Intravaia, figlio del carabiniere Domenico, anche lui morto nella strage. “Dieci anni fa – ricorda – tutta Italia ha riconosciuto quei morti come eroi, perché hanno affrontato con coraggio e determinazione quella missione in Iraq. Mi auguro quindi che oggi chi di competenza, dal ministro della Difesa al capo dello Stato, si renda conto che i nostri morti meritano quella medaglia, che è il riconoscimento da parte dello Stato del valore morale del sacrificio di quei ragazzi”. E la polemica si infiamma anche in Parlamento, per l’intervento della deputata grillina Emanuela Corda. “Nessuno – lamenta – ricorda il giovane marocchino che si suicidò per portare a compimento quella strage: quando si parla di lui, se ne parla solo come di un assassino, e non anche come di una vittima, perché anch’egli fu vittima oltre che carnefice”. Attacca subito Massimiliano Fedriga (Lega Nord) “I 5 stelle – accusa – giustificano i kamikaze islamici. È una vergogna”. Per il deputato di Scelta Civica Domenico Rossi “di fronte a ciò non ci sono valutazioni da esprimere ma solo da gridare con forza: Vergogna!”. Anche Ignazio La Russa (Fdi), parla di intervento “vergognoso” e definisce “ancora più grave il totale silenzio dell’Aula a queste ignobili parole”.

(Massimo Nesticò/ANSA)

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