Italia nel mirino Ue per debito, crescita e lavoro

BRUXELLES. – Debito troppo elevato, povertà e disoccupazione che aumentano, export che soffre e competitività quasi ai minimi: sono questi gli squilibri che hanno spinto la Commissione europea ad aprire per la seconda volta un’analisi approfondita sull’economia italiana per evitare che la situazione precipiti e rimetta a rischio la tenuta delle finanze pubbliche. Ma il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni rassicura: il debito italiano è elevato per colpa delle recessione e dei pagamenti dei debiti della P.A., non per politiche devianti dalle norme europee. Assieme all’Italia, l’esame parte per la prima volta anche sulla Germania, perché per Bruxelles il suo surplus commerciale rende difficile il tentativo di risollevarsi dei Paesi periferici della zona euro. Bruxelles riaccende i riflettori sulle difficoltà italiane perché così è previsto dal ‘semestre europeo’, cioè il percorso di monitoraggio delle economie europee pensato per individuare gli squilibri, segnalarli ai governi e affrontarli prima che diventino gravi. L’Italia era già stata esaminata una volta nel 2012, per le stesse ragioni, e ad aprile di quest’anno Bruxelles aveva chiesto al governo un’azione incisiva per rimediare. Ma l’azione non è stata efficace: la disoccupazione continua a salire e quella giovanile “è ancora molto alta”, povertà ed esclusione sociale “sono aumentate in modo significativo”, gli export sono “molto lontani dai livelli delle economie avanzate” e si continuano a perdere quote di mercato. Inoltre il debito continua a crescere, toccando quota 134% l’anno prossimo: per la Commissione è una “vulnerabilità significativa” dell’Italia, soprattutto considerata la debole prospettiva di crescita. “I primi segnali di ripresa si vedono – spiega il presidente della Commissione Ue José Barroso – ma si tratta di una ripresa molto fragile, per questo l’Italia non deve mettere a rischio il percorso delle riforme ma deve anzi completare tutte quelle che ha annunciato”. Perché le misure prese finora, anche quelle contenute nella legge di stabilità, non sono sufficienti: ad esempio, non basteranno a ridurre il carico fiscale sul lavoro nemmeno nel 2014, come aveva invece chiesto l’Europa a maggio. “Nonostante le misure già prese e quelle annunciate nel 2014, resta alta in Italia la tassazione sul lavoro e il capitale”, il cosiddetto cuneo fiscale, scrive la Commissione nel suo rapporto sull’attuazione delle raccomandazioni che aveva fatto a maggio scorso. Bruxelles vede pochi progressi anche su riduzione della burocrazia, efficienza del sistema giudiziario, utilizzo dei fondi Ue, ambiente per le imprese. Non va molto bene nemmeno l’azione sul fronte delle liberalizzazioni dei servizi: ad esempio, i prezzi dell’energia restano molto alti e resta una sfida la modernizzazione delle infrastrutture. Brutte notizie anche per l’istruzione: “servono urgenti progressi”, mentre la disoccupazione giovanile e delle donne “resta fonte di elevata preoccupazione”. La nuova analisi sugli squilibri italiani si chiuderà la prossima primavera: se il governo non avrà rimediato, potrebbero scattare le sanzioni. Ma Bruxelles non vuole arrivare a punire un Paese: lo scopo dell’esercizio che individua gli ‘squilibri macroeconomici’ è solo metterlo in allerta e spingerlo a rimediare. Proprio ciò che vuole dalla Germania: il suo surplus commerciale “può mettere pressione sull’apprezzamento dell’euro e rendere difficile il recupero della competitività dei Paesi periferici dell’Eurozona”, è il severo giudizio che la Commissione Ue ha messo nero su bianco, rischiando l’ira di Berlino che mai prima d’ora era stata toccata da una critica Ue.

(Chiara De Felice/ANSA)

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