Letta blinda Cancellieri, Renzi attacca ma si adegua

ROMA. – Dopo aver valutato ogni strada, anche la richiesta di un passo indietro al ministro Annamaria Cancellieri, alla fine il premier Enrico Letta decide di blindare il Guardasigilli, garantendo per lei all’assemblea dei deputati Pd così da cercare di evitare una conta tra i dem che, sfiduciando il ministro, sfiducerebbe di fatto l’esecutivo. La decisione di Letta di ”metterci la faccia” soddisfa Matteo Renzi, in ogni caso convinto che Cancellieri dovrebbe dimettersi prima del voto di domani anche ”senza un avviso di garanzia” perchè ormai prima di ”autorevolezza” e quindi causa di un indebolimento del governo. Per tutto il giorno, in una lunga mediazione tra il ministro Franceschini, Guglielmo Epifani e il sindaco di Firenze, il governo ha cercato di evitare un’assemblea al buio nella quale potesse esplodere il profondo malessere dei democratici verso il ministro della Giustizia. Oltre ai tre sfidanti alle primarie, Renzi in testa, in realtà sono pochissimi dentro il Pd a ritenere che il ministro debba rimanere al suo posto. Pippo Civati tira dritto nell’intenzione di mettere ai voti dell’assemblea una sua mozione di sfiducia nella quale sostiene che ”sono venuti meno i presupporti di trasparenza, lealtà, dignità e correttezza” di Cancellieri. E Paolo Gentiloni ha pronto un ordine del giorno, in cui chiede le dimissioni, e valuterà se metterlo ai voti dopo aver ascoltato il premier. Davanti al rischio di una saldatura tra sfida congressuale e maldipancia, Letta, nonostante la decisione di andare ad Olbia per un sopralluogo sui danni dell’alluvione, conferma nel pomeriggio la sua presenza all’assemblea serale. Nella quale spiegherà, a quanto si apprende, che il ministro gli ha ribadito la correttezza delle sue azioni, di non aver interferito mai nella scarcerazione di Giulia Ligresti e che, come dimostra anche la Procura di Torino, anche le ultime novità non cambiano la sua condotta di ministro che si è interessato a molti casi di detenuti. Cancellieri, dal canto suo, è così convinta della sua trasparenza che, a quanto si apprende, non ha intenzione di dare le dimissioni a meno che non sia il presidente del consiglio a chiedergliele. Il premier crede alla buona fede del ministro e di fatto stasera, davanti al Pd, chiederà la fiducia al governo. ”O il segretario e il presidente del Consiglio – è l’aut aut di Renzi – vanno al gruppo e dicono poniamo una questione di fiducia, il premier ci mette la faccia anche se per me è un errore, o il Pd deve votare e a quel punto i singoli parlamentari diranno come la pensano”. E visto che Letta ha deciso di metterci la faccia, aggiunge il sindaco di Firenze, ”noi tutto siamo meno che contro di lui ma fossi in lui non lo farei”. Una posizione che dovrebbe evitare stasera la spaccatura dentro il Pd o, ancora peggio, una conta che faccia decidere per la sfiducia domani al ministro. Una linea dura nella quale Beppe Grillo crede poco, liquidando il rifiuto del Pd di votare una mozione dell’opposizione come ”una logica da manuale del perfetto idiota pdmenoellino”.

(Cristina Ferrulli/ANSA)

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