Renzi ad Alfano: “L. Elettorale non a colpi di maggioranza”

ROMA – “State assistendo non a una discussione ma alla stipula di un contratto…”. Il vicepremier Angelino Alfano, dopo oltre mezz’ora di duello verbale con il leader Pd Matteo Renzi alla presentazione del libro di Bruno Vespa, prova ad esorcizzare così il rischio che la trattativa a gennaio dentro la maggioranza per il patto di governo 2014 si concluda senza un accordo.

In assenza della mediazione del premier Enrico Letta, infatti, i due appaiono molto distanti su vari temi e soprattutto sulla vera mina per l’esecutivo: la riforma elettorale che Renzi vuole “subito” e “non a colpi di maggioranza”.

Per la prima volta dall’elezione di Renzi a leader del Pd, vicepremier e segretario Pd si annusano in attesa di un incontro che, concordano prima di entrare al teatro Santa Chiara, avverrà subito dopo le vacanze di Natale. Ma l’impressione è che, per obiettivi e caratteri diversi, i due non si prendano.

Renzi non fa mistero della distanza di vedute e a Bruno Vespa che chiede se i due si sono messi d’accordo sul fatto di mettere lui nel mirino, replica:

– No, per ora neanche su questo….

Sarà per questo che sia il rottamatore sia il vicepremier chiedano entrambi al premier Enrico Letta un contratto vincolante con le riforme da realizzare prima di tornare al voto. E se il sindaco di Firenze pubblicamente non mette paletti, “non ho la fregola di tornare alle elezioni”, il leader Ncd esclude che si arrivi a fine legislatura e indica il tempo di 12 mesi per “riforme compatibili a tutti gli alleati di governo”.

In realtà, però, Alfano teme che l’urgenza per la riforma elettorale su cui il sindaco lo incalza, “entro il 31 gennaio (al voto in Aula alla Camera, ndr) o bene o male”, nasconda il tranello: che Renzi punti ad un’intesa con Silvio Berlusconi e Beppe Grillo per un modello maggioritario che affossi Ncd.

“Non e’ naturale nè logico che il partito di riferimento del presidente del Consiglio ponga il basamento per mettere in difficoltà il presidente del Consiglio”, è l’avvertimento indiretto del ministro dell’Interno a Vespa che gli chiede se in caso di asse Renzi-Cavaliere Ncd farà saltare il governo.

Il leader Pd, però, vede male una legge a colpi di maggioranza:

– Se non ci sono alternative si fa a maggioranza ma se possiamo ravvisare una debolezza del fu Porcellum è che fu fatto a maggioranza – è la nota metodologica di Renzi che sul modello del sindaco d’Italia trova un’apertura da parte del vicepremier.

Ma, chiarisce il segretario, “la legge elettorale va fatta subito e non alla fine del percorso delle riforme costituzionali”, come vorrebbe invece il vicepremier, perchè “o facciamo la riforma entro le europee o ci portano via”. Anche perchè, viste le distanze tra i due anche sul superamento del bicameralismo, il rischio è che non basti un anno per fare riforme e legge elettorale.

Si capirà a gennaio se i due sono veramente lontani, come sono apparsi ieri, o stavano solamente marcando il terreno. Come quando il vicepremier scavalca Renzi sul finanziamento pubblico:

– Facciamo entrare in vigore domattina la riforma e non nel 2017.

O come quando, viceversa, il leader Pd mette a tacere il vicepremier che gli chiede di dimostrare di essere riformatore “smontando la riforma Fornero”:

– In questa sala siamo in tre e l’unico che l’ha votata sei tu.

Ma, ribadendo la sua autonomia dal sindacato, Renzi prende le distanze da una proposta sul lavoro di alcuni suoi fedelissimi che rimettono in discussione l’articolo 18:

– Se si riparte dal derby ideologico sull’art.18 sei finito, la riforma va in melma.

La carne al fuoco, insomma, è tanta e si capirà a gennaio. Per ora, il poco incoraggiante invito di Renzi a Letta è di mangiare panettoni “sperando che non ingrassi tanto come me…”

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