A due scienziati italo-venezuelani il premio Caveme

CARACAS – La “Cámara Venezolana del Medicamento”, Caveme, è un’organizzazione senza scopo di lucro che raggruppa svariate aziende farmaceutiche internazionali che contribuiscono a risolvere i problemi di salute in Venezuela e non solo. Il braccio scientifico di questa realtà è la “Fundación Caveme” che ha lo scopo di promuovere la ricerca medica e farmaceutica collegata con la sfera della salute in Venezuela e stabilire vincoli di cooperazione fra l’Industria farmaceutica di ricerca e le persone nonché istituzioni pubbliche e private coinvolte.

La Fondazione, da sei anni, assegna un premio ai ricercatori locali impegnati nei distinti progetti di ricerca. Questo premio ha lo scopo di incentivare le attività collegate alla medicina ed alla farmacologia. I premi, infatti, si alternano: un anno si fà soltanto nell’ambito della disciplina medica ed un altro, invece, si fà nell’area della farmaceutica basica ed applicata. Un certificato e 1.300 unità fiscali sono i premi che si danno ai realizzatori del lavoro migliore. Notevole è, inoltre, il “peso” di questo premio nel curriculum vitae dei vincitori.

Il dottor Salvatore Pluchino è il direttore della Fondazione e l’organizzatore del prestigioso premio. Medico e farmacologo, ha tratteggiato con chiarezza il suo punto di vista:

«Il concorso comincia a Febbraio, quando si ricevono i lavori di ricerca, e tra aprile e settembre i membri della giuria si dedicano alla prima revisione in modo da essere sicuri che tutti gli aspiranti seguano le norme che disciplinano la modalità di presentazione degli stessi».

Queste norme testimoniano quanto la Fondazione esiga dai ricercatori in termini di precisione e serietà.  Pluchino ha parlato anche nello specifico del lavoro della giuria:

«I membri della giuria sono ricercatori che hanno una solida reputazione e non viene mai rivelata la loro identità. Quello che si sa è che sono professionisti, docenti o  ricercatori di straordinarie qualità umane e professionali. Ogni anno -ha proseguito – questo comitato viene costituito da personalità diverse il cui lavoro è individuale e molto delicato. Sono tenuti, infatti, a studiare, analizzare e valutare i lavori che vengono proposti. Questo comitato non ha più di quattro mesi per esprimere il proprio giudizio».

«A settembre – ha continuato Pluchino – la giuria ha il risultato, ma subentra una seconda revisione di natura collegiale. In buona sostanza, questa è la prima occasione per i membri della giuria di riunirsi attorno ad un tavolo di lavoro. In questa fase prende corpo un’attenta valutazione d’insieme, essenziale nella definizione del risultato finale».

A novembre, infine, si celebra l’atto formale durante il corso del quale la Fondazione invita la comunità scientifica ed i partecipanti per annunciare il gruppo vincitore.

I protagonisti che solitamente prendono parte a questo concorso sono la ”Universidad Central de Venezuela” e l’Istituto Venezuelano di ricerca Scientifica.

Quest’anno, nella sesta edizione di scienze farmaceutiche basiche ed applicate, il lavoro vincitore è stato realizzato da 7 ricercatori (tra cui 2 italo-venezuelani) della Facoltà di Farmacia e della Facoltà di Medicina dell’Universidad Central de Venezuela: Carlos Ciangherotti, Giovannina Orsini, Anita Stern, María Margarita Salazar-Bookaman, Lourdes Perdomo, Marco Álvarez e Ana María Maldonado.

Il lavoro di ricerca vincitore, intitolato  “Efecto protector de la raíz de Ruellia Tuberosa L. sobre el daño renal inducido por la diabetes en modelos preclínicos útiles para el desarrollo de fitofármacos”, studia come funziona l’estratto acquoso di una radice (Ruellia Tuberosa L.), conosciuta come “yuquilla”, sui danno renali causati dal diabete. Per verificare l’azione prodotta da questo estratto naturale (fitofarmaco), il gruppo ha utilizzato il modello sperimentale della malattia indotta in ratti attraverso un trattamento acuto della cavia con una sostanza neurotossica (streptozotocina).

Il Dott. Carlos Ciangherotti ha affermato nel corso della cerimonia che «il lavoro premiato, non solo mira a contrastare il danno indotto dal diabete, la quinta causa di morte nel Paese, ma cerca anche di contribuire alla validazione farmacologica della medicina tradizionale del Venezuela e di stabilire dei candidati per lo sviluppo di farmaci in modelli generali». I risultati di questo studio hanno mostrato che l’estratto della radice presenta capacità antiossidanti e riduce ed elimina l’alterazione dei markers del danno renale, indotta da alti livelli di glucosio (iperglicemia).

La Dott.ssa Giovannina Orsini, botanica dell’Erboristeria Ovalles della Facoltà di Farmacologia della UCV, ha condiviso al riguardo la sua esperienza:

«In questo gruppo interdisciplinare, ero incaricata della raccolta, identificazione e registrazione della mostra botanica, così come della valutazione ed il compendio di uso tradizionale per convalidare. La mostra comprovante che giace nell’Erboristeria della Facoltà di Farmacia è un documento di valore mondiale che garantisce la base corretta della ricerca».

Preso atto della complessa situazione della comunità scientifica venezuelana, abbiamo avuto modo altresì di parlare del suo interesse nei confronti del suo futuro nel Paese:

«Fare il mio lavoro è un piacere e non un obbligo all’interno di questa comunità scientifica. Dalla prospettiva botanica e dell’etnomedicina resta molto da fare in Venezuela, quindi aspiro a continuare a lavorare qui. C’è sempre la paura di restare a corto di risorse, ma amo la mia professione e farò del mio meglio per continuare».

I risultati hanno stabilito inoltre che l’estratto della radice funziona attraverso un meccanismo che coinvolge la diminuzione della glicemia e dello stress ossidante. Ciò fornisce, per la prima volta, informazioni pertinenti sulle effetti farmacologici della specie botanica testata.

Arianna Pagano & Yessica Navarro

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