La ‘Jobs Act’ di Renzi infiamma il confronto

ROMA – Costoso per il ministro del Lavoro, nella “giusta direzione” per l’Europa, più propaganda che sostanza per la Cgil, vecchia zuppa per il vicepremier Ncd Angelino Alfano: il Jobs Act di Matteo Renzi infiamma il dibattito sul mercato del lavoro. E’ “una bozza”, sono “gradite idee, critiche, commenti”, dice il segretario del Pd. Il confronto è aperto, ed ampio.

Per il ministro Enrico Giovannini “la proposta di Renzi sulla natura dei contratti e le tutele ad essi collegati non è nuova, ma va dettagliata meglio”.

– In ogni caso – avverte – c’è da dire che molte delle proposte presentate in questa lista prevedono investimenti consistenti.

Ed anche il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, sottolinea il nodo costi, delle risorse necessarie per finanziare gli interventi proposti:

– I punti sono tutti sollevati in modo corretto e li condivido in toto, bisogna però risolvere un problema non banale, che è quello delle coperture.

Il primo commento da Bruxelles “in attesa di conoscere di dettagli” è una promozione.

–  E’ un nuovo programma, e sembra andare nella direzione auspicata dall’Ue nell’ultimo periodo – dice il commissario Ue per il Lavoro, Laszlo Andor, in visita a Roma -. L’obiettivo europeo è quello di rendere il mercato del lavoro più dinamico ed inclusivo, affrontando i temi delicati della disoccupazione giovanile e dell’occupazione delle donne.

Dal fronte sindacale è critica la posizione della Cgil.

– Non possiamo che salutare con favore il dibattito politico che finalmente parla di lavoro e il fatto che il più grande partito del centrosinistra sta impegnandosi a fare proposte – premette Susanna Camusso, ma nel merito è netta:

– Avremmo sperato in una maggior ambizione, a partire ad esempio dalla creazione del lavoro o dalle risorse, penso alla patrimoniale.

Mentre la prima impressione del segretario confederale Vincenzo Scudiere suona come una bocciatura del sindacato di Corso Italia:

– Al momento la proposta mi sembra propagandistica, c’è poco di concreto.

Bene una indennità per tutti, ed un contratto unico di ingresso cancella l’attuale selva di forme contrattuale dove si annida la precarietà, è la posizione della Cgil, che avverte:

– Non basta dire che sarà la libera iniziativa del mercato delle imprese, magari con qualche incentivo, a favorire la ripresa. Sono cose utili, tutte – dice Camusso -, ma servono risorse per creare nuovi posti di lavoro.

– Ne dobbiamo discutere ma siamo tendenzialmente favorevoli – dice per la Cisl il segretario generale Raffaele Bonanni -. La flessibilità va bene “a patto che venga pagata di più e piace l’idea di dare forza a un solo contratto ed eliminare quei contratti civetta che servono solo per pagare meno le persone, specie giovani.

Da Confindustria il vicepresidente Stefano Dolcetta avverte che non si crea lavoro “solo con un decreto legge”.

– Bisogna mettere le aziende nelle condizioni di poter essere competitive – sostiene.

Dal fronte politico, per il vicepremier e leader di Ncd, Angelino Alfano, “è la stessa zuppa di sempre”; mentre il presidente di Ncd, Renato Schifani, sottolinea che senza coperture è solo “un libro degli intenti”. Netta la bocciatura del capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta:

– Sembra scritto da dilettanti allo sbaraglio, un po’ furbetti, un po’ opportunisti, sicuramente molto pasticcioni.

La Lega, con il segretario Matteo Salvini, esprime “due grossi dubbi”:

– Non dice dove prenderà i soldi. Non mette in discussione Unione Europea e Euro”.

E Scelta Civica rilancia con un suo, diverso, Job Act per “un intervento a 360 gradi”.

RUB/

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