Card. Scola, ‘non rubare’ implica restituzione, anche politica

MILANO.- ”Il precetto ‘non ruberai’ implica il dovere morale della ‘restituzione’. La consapevolezza di questo dovere, ma soprattutto la sua effettiva pratica, sia a livello personale che a livello di tutte le istituzioni e di tutte le intraprese sociali, economiche e politiche fino a livello di interscambio fra nazioni ricche e povere sono necessarie per la costruzione di un nuovo ‘ordine mondiale”’: l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, lo ha sottolineato nel suo intervento all’incontro con rav Giuseppe Laras, il presidente del Tribunale rabbinico del Centro Nord nella giornata di approfondimento e sviluppo del dialogo fra cattolici ed ebrei. Tema dell’incontro ‘non rubare’, il comandamento e le sue tante sfaccettature. Ad esempio, ha detto Laras ai giornalisti, è rubare ”il non preoccuparsi del futuro e del presente dei giovani senza lavoro” e anche il negazionismo della Shoha è un tentativo ”di derubarci della memoria, del ricordo di qualcosa che ci appartiene”. La restituzione, dunque, una volta commesso un peccato o un reato è ”un dovere” secondo Scola, e ha un valore di ”edificazione sociale e personale straordinario, ridà a quello che hai ferito tutto il suo diritto. E ora ad essere feriti sono anche il Parlamento, l’intera nazione? ”Questo – ha risposto l’arcivescovo – è un dato abbastanza reale. Il punto è che è importante che la giustizia faccia il suo corso, ma in una civiltà che vuole crescere c’è bisogno realmente di mettere in evidenza il tanto di bene che esiste consentendo a tutti di riparare”. In questo modo ”aumenterebbe la legalità – ha concluso – di cui c’è tanto bisogno”.

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