Egitto: Al Jazira sotto tiro, 20 reporter a processo

ROMA. – “Notizie false, associazione a gruppi terroristici ed equipaggiamento non autorizzato”. Sono queste la accuse formulate dalla procura egiziana nei confronti di venti giornalisti di Al Jazira, 16 egiziani e 4 stranieri, che saranno processati perché bollati di aver diffuso informazioni non vere che hanno danneggiato e messo in pericolo il Paese. Un vero e proprio giro di vite contro la libertà di stampa. La notizia è rimbalzata sui principali media mondiali, tra i quali la Bbc online, che ha precisato che i reporter egiziani sono stati accusati di servire gli interessi dei Fratelli musulmani – gruppo considerato organizzazione terrorista dalle autorità – di appartenere ad una “organizzazione terrorista” e di avere “attentato all’unità e alla pace nazionale”. I quattro reporter stranieri – due britannici, un australiano e un olandese – sono invece accusati dal pubblico ministero di “collaborazione con i giornalisti egiziani (sotto accusa) e di avere diffuso notizie false con l’obiettivo di far credere al mondo che il Paese è in guerra civile”. Dei 20 accusati, otto sono già in carcere mentre gli altri sono ricercati dalle autorità. La Bbc ne ha chiesto l’immediato rilascio, mentre al Jazira ha sostenuto che in tutta la vicenda continuano a esserci molti buchi neri: ad esempio non si conoscono i nomi dei giornalisti. La procura infatti non ha rivelato l’identità degli arrestati, ma la France Presse ha ricordato che tre reporter dell’emittente con base nel Qatar, sono l’australiano Peter Greste, l’egiziano-canadese Mohamed Adel Fahmy e l’egiziano Baher Mohamed, arrestati il 29 dicembre in un hotel al Cairo. Intanto un dirigente palestinese di Hamas a Gaza, Salah al-Bardwil ha definito “infamanti ed infondate” le accuse rivolte contro la stessa Hamas all’apertura del processo al deposto presidente egiziano Mohammed Morsi. Commentando le informazioni secondo cui la maggiore fazione islamica palestinese avrebbe reso possibile la fuga di Morsi dal carcere dove era detenuto, al-Bardawil ha replicato che si tratta solo di accuse “motivate politicamente” nell’intento di screditare il suo movimento. Gli attacchi egiziani verso i leader di Hamas (tenuti in ‘quarantena’ dal regime egiziano nell’era Mubarak dopo la sanguinosa rottura della fazione islamica con l’Autorità nazionale palestinese del presidente moderato Abu Mazen, ma rilanciati come interlocutori a pieno titolo nei mesi della presidenza Morsi) hanno assunto negli ultimi mesi un carattere ricorrente. “E’ una vergogna – é sbottato al-Bardawil – che si cerchi di distorcere l’immagine di un movimento di resistenza che sta combattendo per l’onore dell’intera Nazione islamica”. Intanto un gruppo jihadista che si ispira ad al Qaida e che ha rivendicato l’assassinio a Giza del generale Mohamed Said – direttore del dipartimento tecnico del ministero dell’Interno -, ha minacciato adesso di prendersela anche con il generale Abdel Fattah al-Sisi, che dovrebbe a breve sciogliere la riserva sulla sua candidatura alle presidenziali. Il movimento ultraradicale Ansar Beit al-Maqdess, con sede nel Sinai egiziano, in un messaggio via web ha avvertito al-Sisi: “La vendetta arriverà”.

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