Renzi al lavoro per sprint subito, i risultati in 60 giorni

ROMA. – Un cambio di passo immediatamente percepibile, evidente, innegabile. E’ la bussola che guida Matteo Renzi nelle ore in cui si prepara a raccogliere quell’incarico che tutti danno per scontato, di formare il nuovo governo. E cogliere l’occasione di realizzare la promessa di cambiamento che due mesi fa gli ha regalato un plebiscito alle primarie del Pd. A partire da una squadra di governo snella e di alto profilo. E da un programma del fare, declinato in punti concreti, da realizzare in tempi brevi, da subito. Nelle ore in cui Giorgio Napolitano avvia le consultazioni, il segretario del Pd è nella sua Firenze. Da sindaco, non manca agli impegni tradizionali del San Valentino. Ma è già al lavoro, con al fianco Graziano Delrio, per la nuova stagione che si aprirà domenica quando, ascoltati i partiti, il presidente dovrebbe incaricarlo di formare il nuovo governo. Oggi Renzi dovrebbe tornare a Roma. Ma non parteciperà alle consultazioni. Anche per una questione di stile, spiegano i parlamentari renziani, visto che i capigruppo Pd faranno il suo nome. Ma in serata potrebbe essere di nuovo a Firenze, allo stadio, per la sua Fiorentina. A meno che non riceva subito la chiamata dal Colle per l’incarico. Da domenica, poi, il via alle consultazioni con gli altri partiti. Per poter sciogliere la riserva in tempi brevissimi. Forse già lunedì o più probabilmente martedì. E presentarsi alle Camere in settimana. Quali che siano in concreto i tempi della gestazione del governo Renzi, il segretario è già proiettato su quanto dovrà fare dopo. E ha aperto il file Excel che darà forma al suo programma: a ogni tema corrisponderanno impegni precisi, a ogni impegno tempi definiti. Con l’obiettivo di dimostrare subito ai militanti scettici (i deputati dem raccontano di essere inondati di messaggi con richieste di spiegazioni), che la scelta di sostituire Letta non è stata avventata e cambiare è possibile. Sessanta giorni, prima delle europee, per portare i primi risultati significativi. E al massimo cento giorni per perfezionarli. Il sindaco a Firenze ha fatto del numero cento la sua cifra. Cento, per dire, erano i punti programmatici della Leopolda. Ma non altrettanti saranno quelli del suo file Excel: il segretario vuole prendere con il Parlamento e i cittadini l’impegno a fare quattro o cinque (al massimo dieci) cose concrete. I capitoli sono lavoro (con il Jobs act), scuola, tagli ai costi della politica, snellimento della burocrazia e naturalmente riforme. Ciascuno sarà dettagliato in azioni precise. Nel primo Cdm, ad esempio, potrebbe esserci un taglio al cuneo fiscale. Quanto alla squadra, ci sarà un forte ricambio rispetto al governo Letta, anche se gli alleati resteranno probabilmente gli stessi (“Puntiamo a un rafforzamento, più che un allargamento della maggioranza”, spiega chi è vicino a Renzi). La formula è: al massimo 15 ministri, tante donne, figure di alto profilo. A Palazzo Chigi il segretario immagina una ‘cabina di regia’, viene spiegato, che tenga il polso dell’azione dell’esecutivo. Uno dei primi dossier importanti cui dovrà mettere mano sarà poi quello delle nomine, da Eni a Enel, da Finmeccanica alle Poste. All’indomani della direzione che ha sancito la fine del governo Letta, intanto, la minoranza Pd (che nel governo dovrebbe essere rappresentata da un ministro, ma non Gianni Cuperlo, che ha fatto sapere di non essere interessato) decide di presentare a Renzi le sue proposte programmatiche. Perché va bene la svolta (in direzione hanno votato no solo i civatiani), ma attenzione ai contenuti su lavoro, economia e riforme. Deve esserci “un rapporto più stretto tra riforme istituzionali e legge elettorale”, spiega ad esempio Guglielmo Epifani. E anche tra i renziani c’è chi ipotizza che, fermo restano il puntiglio con cui si intende portare a termine la riforma del voto, i tempi dell’Italicum potrebbero cambiare: “Ora abbiamo davanti un orizzonte di legislatura, una prospettiva più solida per le riforme”. (Serenella Mattera/ANSA)

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