Tabaccai, o aumento aggio o sarà sciopero ad oltranza

ROMA. – I tabaccai scendono sul piede di guerra e proclamano uno “sciopero ad oltranza” se non sarà aumentato l’aggio sulle sigarette, attualmente al 10%. La Federazione dei tabaccai (Fit) ha annunciato che il primo giorno di sciopero sarà lunedì prossimo, 3 marzo dalle 9 alle 12 e la protesta proseguirà per tutti i lunedì successivi. Proclamato anche lo stato di agitazione permanente. “Abbiamo cercato il dialogo – ha spiegato il presidente Fit Giovanni Risso – abbiamo provato a spiegare l’origine dell’impoverimento di una categoria, quella dei tabaccai, ancora oggi considerata, a torto, ricca. Ora il tempo delle parole è scaduto. Si passa all’azione. I tabaccai scioperano e chiedono l’aumento dell’aggio”. E lo sciopero continuerà “almeno finché la politica e le Istituzioni competenti non avranno colmato quel vuoto normativo su cui si combatte una guerra non nostra”. “La nostra neutralità è indubbia e storicamente accertata – spiega Risso – se dunque altri decidono di portare avanti una guerra di posizione, facendo scendere i prezzi delle sigarette, facciano pure. Ma non si ignori che il nostro aggio è una percentuale di quei prezzi e che, quindi, più questi scendono più il nostro aggio deve aumentare”. “Solo così, infatti – conclude il presidente nazionale della Fit – si può compensare la perdita di redditività delle nostre tabaccherie fiaccate dal calo delle vendite, connesso anche al mercato illecito ed al proliferare di prodotti succedanei”. Secondo i dati della Fit, nel corso del 2013 l’Erario ha perso 730 milioni di mancate imposte sulla vendita di tabacco, un mercato in “caduta libera a causa di contrabbando, contraffazione, sigaretta elettronica e crisi economica”. Negli ultimi 10 anni, si è registrata infatti una contrazione delle vendite di circa 21 milioni di chilogrammi, di cui oltre 10 milioni solo nel periodo 2011/2013. E il crollo delle vendite ha colpito un settore in cui operano 56 mila aziende nelle quali operano quasi 150 mila lavoratori, più di 100 mila famiglie. Aziende, secondo i conti della Fit, che si trovano a far fronte ad oltre 100 milioni di euro di mancati incassi sotto forma di aggio che, a loro volta, avrebbero generato non meno di 30 milioni di imposte. Il prezzo finale di vendita al pubblico di un prodotto risulta dalla somma di più componenti: a quelle fiscali si aggiungono l’aggio del rivenditore, nella misura fissa del 10% del prezzo, e la quota di spettanza del produttore che è residuale rispetto al prezzo scelto dallo stesso produttore. Il sito di Dogane-Monopoli fa un esempio concreto: per un pacchetto di sigarette con un prezzo pari a 100 si ha che (valori arrotondati): 58,5 verranno versate nelle casse dell’erario a titolo di accisa; 17 andranno, ugualmente, allo Stato per il pagamento dell’Iva; 10 ricompenseranno il rivenditore; 14,5 costituiranno l’incasso per il produttore. Sui tabacchi lavorati quindi, la tassazione sfiora il 75% del prezzo finale.

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