Il neo ministro dell’Economia Padoan: rafforzare lavoro e impresa

ROMA. – Il Governo punta a rafforzare impresa e lavoro e guarda con attenzione al sistema fiscale e alla delega che sono l’occasione per rilanciare la crescita che ancora decisamente stenta. E’ il primo messaggio del neo ministro all’Economia, Pier Carlo Padoan, che parlando all’aula della Camera spiega che la ”strategia per posti di lavoro e imprese” sarà uno dei ”punti chiave che guideranno l’azione del governo. In questo periodo di ripresa debole, che il governo si impegna a rafforzare”. E per far questo guarda al fisco: ”il sistema tributario può e deve essere modificato favorendo la crescita”. E soprattutto bisogna evitare ”l’addormentarsi sui risultati (della lotta all’evasione), che devono invece essere confermati”. Intanto tra il taglio di 10 miliardi all’Irpef e quello di pari entità all’Irap è quest’ultimo al momento a prendere più quota. E lo stesso Matteo Renzi spiega il perché: l’Irpef avrebbe un effetto minimo sulle tasche dei lavoratori (quello varato dal governo Letta per quasi 4 miliardi ha avuto un effetto di poco più di 10 euro l’anno). Mentre l’Irap sarebbe un taglio secco di un terzo agli oneri fiscali delle imprese. Si starebbe pensando ad un meccanismo complesso di deducibilità dell’Irap da Ires e Irpef. Il tutto accompagnato anche da un iniziale ”ragionamento” sul taglio degli oneri sociali. Con un evidente beneficio in termini di possibilità di maggiori assunzioni, accompagnando anche il percorso con le novità ‘regolamentari’ del ‘Jobs Act’. Quindi Padoan ha una traccia in più sulla quale lavorare per metter mano a quello ‘choc’ all’economia del quale si parla ormai da anni. L’ipotesi di un intervento massiccio sul cuneo crea grande attesa e preoccupazioni tra le parti sociali con gli industriali che annunciano di essere pronti a rinunciare ”a tutti i trasferimenti” – dice il presidente Giorgio Squinzi – se finalmente arriverà il taglio al cuneo fiscale. Ma si lavora anche sul fronte Irpef con un effetto che, come conferma il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, porterebbe un beneficio ‘tangibile’: ”chi ha un reddito da 30mila euro lordi, pari a 1.600 euro netti avrà 50 euro netti al mese”. Restano sul tavolo anche le annunciate novità per superare il ‘credit crunch’, vera ‘croce’ delle piccole e medie imprese. Con un fondo di garanzia per le Pmi (si parla di 2 miliardi per iniziare) e un’accelerazione (dai 40 circa previsti fino a 70 miliardi) dei debiti pregressi della pubblica amministrazione. Il nodo sono sempre le risorse. Ma proprio Renzi inizia ad indicare le ‘coperture’ per i pagamenti della P.a. e i tempi stretti per reperirle. Il primo passo sarebbe quello di attingere al conto della Cassa Depositi e Prestiti per una cifra intorno ai 60 miliardi di euro. E anche se Padoan più cautamente spiega che ”bisogna ancora precisare” i meccanismi, Renzi annuncia ”in 15 giorni sarà tutto pronto, abbiamo già preparato due emendamenti”. Sembra intanto del tutto archiviata l’ipotesi di tassare i titoli di Stato. Ma non le rendite finanziarie. Lo spiega il nuovo responsabile economico del Pd, Filippo Taddei: per le coperture ai tagli del costo di lavoro il governo sta pensando ad una ”rimodulazione delle rendite finanziarie. Stiamo lavorando su diverse ipotesi. L’Italia è l’unico grande paese europeo dove ci sono aliquote diverse su titoli di Stato che sono tassati al 12,5% e il resto delle rendite finanziarie. Noi pensiamo a una armonizzazione”. Altre risorse (circa 5 miliardi) arriverebbero dal doppio intervento sul rimpatrio dei capitali e l’accordo con la Svizzera e poi il capitolo privatizzazioni. Che servirebbe però a ripianare il debito. E sempre sul fronte risorse emergono le prime indiscrezioni: almeno 10 miliardi in più (oltre i 32 già previsti) potrebbero arrivare dalla revisione della spesa delle municipalizzate. Più un ulteriore miliardo dalla razionalizzazione delle gare sotto la soglia europea. Mentre 10 miliardi (inclusi nei 32 previsti) arriverebbero dal taglio all’acquisto di beni e servizi. Ma il Mef frena e spiega: le cifre che circolano sono ”infondate”. Quelle ‘vere’ le riferirà Cottarelli al Comitato. (Francesco Carbone/ANSA)

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