Obama prepara sanzioni per Russia e annuncia aiuti Kiev

NEW YORK. – “Le giustificazioni di Putin per le azioni in Ucraina non ingannano nessuno”. A tambur battente, il presidente americano Barack Obama si sta muovendo per sostenere Kiev davanti alle minacce russe, promettendo aiuti finanziari al nuovo governo e preparando sanzioni contro Mosca. “Vi aiuteremo”, ha promesso d’altra parte il segretario di Stato John Kerry parlando alla folla sulla piazza Maidan di Kiev, dove è volato portando un pacchetto di aiuti destinato dalla Casa Bianca all’Ucraina, tra cui un miliardo di dollari in garanzie sui prestiti. Allo stesso tempo, Washington prepara misure che prevedono restrizioni sui visti di viaggio e congelamento dei beni di alti funzionari della catena di comando russa e anche misure contro istituzioni finanziarie controllate dallo Stato russo. Il Pentagono ha intanto annunciato che gli Usa hanno “sospeso ogni legame militare” con Mosca, incluse “esercitazioni e riunioni bilaterali”; mentre il segretario al Commercio, Michael Froman, ha fatto sapere che sono state sospese le trattative bilaterali commerciali e di investimento con il governo russo. Tutto questo ha già contribuito ad infliggere un primo visibile contraccolpo all’economia russa, che ha registrato un calo di oltre il 10 per cento alla Borsa di Mosca, mentre il rublo ha toccato un minimo storico nei confronti del dollaro e la Banca Centrale è corsa ai ripari alzando i tassi di interesse di un punto e mezzo, dal 5,5 al 7 per cento. Gli Stati Uniti però non sono neanche tra i dieci maggiori partner commerciali della Russia. Il loro interscambio è di circa 40 miliardi di dollari l’anno. Con 460 miliardi di dollari il vero peso massimo è in realtà l’Europa, il cui sostegno è quindi fondamentale per Washington. Il Consiglio straordinario dei ministri degli Esteri dell’Ue ieri ha condannato la “chiara violazione” della sovranità ucraina e “gli atti di aggressione” della Russia, senza però ipotizzare sanzioni per Mosca. L’argomento potrebbe riemergere nel vertice europeo di giovedì, anche se le resistenze da superare sono ancora tante. Frans Timmermans, ministro degli Esteri olandese, ha affermato chiaramente che le sanzioni non sono per il momento all’ordine del giorno, anche se diventeranno inevitabili se la Russia non cambia corso. Il suo collega britannico William Hague ha invece dovuto chiarire che il documento fotografato dai media britannici fra le mani di un alto funzionario diretto a Downing Street non rappresenta necessariamente le linee guida del governo. Nel testo si poteva leggere che “il Regno Unito non dovrebbe per il momento sostenere sanzioni commerciali e chiudere ai russi il centro finanziario di Londra”. Per non parlare delle posizioni di condanna delle azioni russe ma ancora dialoganti che Germania e Italia hanno tenuto sin dall’inizio della crisi. Ma si tratta di distinguo che in fondo sorprendono poco, considerato che la Russia è il primo esportatore di gas naturale al mondo (di cui buona parte è destinato all’Europa) e il secondo esportatore di petrolio, dopo l’Arabia Saudita. Molte aziende occidentali come la BP, la Royal Dutch Shell o la Exxon Mobil hanno fatto grossi investimenti in Russia, ricorda oggi il New York Times. E tra coloro che fanno grandi affari sul mercato russo ci sono anche la Boeing, la Pepsi, la General Motors, la Procter & Gamble e altre, che con ogni probabilità avrebbero da ridire se venissero indirettamente coinvolte in sanzioni. Forse anche per questo Vladimir Putin ha ammonito che chi pensa a sanzioni contro la Russia deve considerare anche le conseguenze, perché i danni sarebbero reciproci, e con tono sprezzante ha liquidato la questione del boicottaggio del G8 in programma per giugno a Sochi affermando che la Russia è pronta ad andare avanti ma se i nostri partner non vogliono venire, ha alzato le spalle, non vengano. (Stefano de Paolis/ANSA)

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