Egitto: pugno ferro su pro-Morsi, 529 condanne a morte

IL CAIRO. – Una sentenza shock: al patibolo 529 sostenitori dei Fratelli musulmani. Una pena durissima quella emessa in primo grado dalla Corte d’assise di Minya nell’ambito del maxi-processo che si é aperto sabato scorso e che vede imputati oltre 1.200 sostenitori della confraternita per i disordini e le violenze dello scorso 14 agosto in Alto Egitto, dopo la destituzione dell’allora presidente Mohamed Morsi. Gli Stati Uniti si sono detti “profondamente preoccupati” e hanno lanciato un appello al Cairo perchè assicuri a tutti i detenuti trattamenti giusti e rispettosi della dignità umana. “E’ grottesco”, ha tuonato Amnesty International. “Le condanne a morte devono essere annullate. Emetterne così tante in un singolo processo fa superare all’Egitto la maggior parte dei Paesi per numero di condanne inflitte in un anno”, ha dichiarato la vicedirettrice dell’organizzazione per l’area Hassiba Hadj Sahraoui. La maggior parte degli imputati sono contumaci, mentre 153 sono in carcere. Diciassette sono stati invece prosciolti dalle accuse. Nei giorni a venire dovranno comparire in aula altri 700 sostenitori di Morsi, anche loro accusati di avere attaccato un commissariato, di avere ucciso un ufficiale di polizia e di avere tentato di assassinarne altri due. Tra loro c’è la guida spirituale della Confraternita, Mohamed Badie. Le proteste a Minya erano seguite a quelle avvenute sempre nello stesso giorno al Cairo, con gli sgomberi dei sit-in di Rabaa che avevano causato centinaia di morti. Alcune fonti all’Ansa hanno riferito che i contumaci che decideranno di consegnarsi alla giustizia potranno essere processati nuovamente, mentre quelli condannati possono ricorrere in appello davanti alla Cassazione. Ad ogni modo la Corte d’assise di Minya ha inviato il dossier al Gran Muftì d’Egitto – autorità religiosa e civile – che ha il compito di ratificare le condanne a morte o di respingerle. La tensione è diventata palpabile davanti al tribunale dopo la lettura della sentenza. Scioccati i familiari dei condannati che hanno urlato slogan contro esercito, polizia e magistratura. Uno dei legali della difesa, Tarek Fouda, ha affermato che in aula è stato loro vietato aprire bocca. Parole di fuoco da Hamza Zoubaa, portavoce di Giustizia e Libertà, partito della Fratellanza che sul suo account ha minacciato una “nuova fase della rivoluzione con nuovi metodi dal risultato inatteso e senza precedenti”. Dura reazione anche dal movimento integralista Jamaa Islamiya. E le proteste non si sono fatte attendere: in migliaia hanno manifestato in varie città del governatorato, mentre secondo l’agenzia Mena alcuni sostenitori di Morsi hanno dato fuoco ad una scuola, al punto che in serata è stato decretato lo stato di allerta nella regione. Tra le molte reazioni di condanna alla decisione del tribunale anche quella da parte di Gamal Eid, direttore dell’Arab Network for Human Right, convinto però che la sentenza nei successivi gradi di giudizio verrà “modificata” e mitigata, ma che avrà comunque un “impatto sul futuro del Paese perché rimarrà impressa nella mente degli egiziani”. (Giuseppe Maria Laudani/Ansa)

 

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