Riforme, si parte. Corsa per il sì entro il 25 maggio

ROMA. – E’ iniziato ufficialmente il cammino parlamentare della riforma del Senato e del Titolo V: il disegno di legge del governo è infatti stato assegnato alla commissione Affari costituzionali del Senato, che ne inizierà l’esame martedì prossimo, 15 aprile. Si tratterà di una vera corsa contro il tempo per approvare la riforma entro le europee del 25 maggio, come auspica il governo. Una corsa che dovrà fare i conti con gli ostacoli della procedura parlamentare e con quelli politici, a partire dalle fibrillazioni interne alla maggioranza, con i 22 dissidenti del Pd che non hanno intenzione di ritirare il proprio ddl alternativo che tiene in vita il Senato elettivo. Martedì prossimo i relatori, Anna Finocchiaro per la maggioranza e Roberto Calderoli per la minoranza, illustreranno sia il testo del governo sia gli altri depositati in commissione, compreso quello dei dissidenti del Pd a prima firma Vannino Chiti. Dopo di che la Commissione svolgerà una serie di audizioni (costituzionalisti, rappresentanti delle Autonomie locali, ecc) e individuerà un testo base che, inevitabilmente, sarà quello del governo. A quel punto verrà fissato un termine per gli emendamenti. Normalmente l’esame degli emendamenti impegna la Commissione diverse settimane, mentre in Aula i lavori sono più spediti. Ma dal 15 aprile al 25 maggio passano sei settimane, entro le quali ci sono le vacanze di Pasqua e le festività del 25 aprile e del Primo Maggio. Per rispettare i tempi i senatori dovranno rinunciare ai “ponti” e restare tutto il tempo a Roma.  Di per sé, la presenza del ddl Chiti e di quelli degli altri gruppi non costituiscono un ostacolo insormontabile. Ciò che preoccupa il governo è l’atteggiamento di quanti nella maggioranza si sono detti contrari al testo di Palazzo Chigi, e il comportamento di Fi, ancora indecifrabile. I 22 dissidenti del Pd ribadiscono con Corradino Mineo e Walter Tocci che insisteranno sul punto centrale della loro proposta: senatori eletti dai cittadini e non espressi da Regioni e Sindaci. A loro si è unita Linda Lanzillotta, di Scelta Civica. Tocci ha addirittura detto che non terrà in considerazioni la disciplina di partito. Non è ancora chiaro se Forza Italia sarà della partita o meno. Anche se lunedì sera Silvio Berlusconi aveva ribadito di voler mantenere il “patto del Nazzareno”, che prevede il superamento del Senato elettivo, oggi Maurizio Gasparri ha martellato tutto il giorno contro il testo del governo e Donato Bruno ha chiesto che venga prima esaminata la legge elettorale. Una freddezza che si è materializzata al momento di votare il calendario dei lavori in commissione, quando Forza Italia ha si è schierata per il no.  E’ ondeggiante anche la posizione di M5s, in attesa delle decisioni che saranno prese da Grillo e Casaleggio. Il senatore grillino Michele Giarrusso ha invitato a votare il ddl Chiti, cosa che aprirebbe nuove crepe nel Pd, ma Nicola Morra ha frenato, il che toglie qualche castagna dal fuoco ai democratici. Il capogruppo del Pd, Luigi Zanda si è comunque detto “fiducioso” che il Pd alla fine voterà “unito”. (Giovanni Innamorati/ANSA)

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