Caos riforma Senato. Renzi avvisa minoranza Pd, si adegui

ROMA. – Si ingrossano le fila dei non allineati al progetto del governo di riforma del Senato. Dodici ex grillini sommano le loro firme alle 22 del Pd in calce al ddl Chiti: Sel plaude. E Minzolini prepara una proposta forzista sulla stessa linea d’onda. Il Senato deve essere elettivo, dicono i non allineati. Non se ne parla, replica il governo. La frattura sembra insanabile. Ma il premier Matteo Renzi ostenta tranquillità: “FI manterrà gli impegni”. E richiama all’ordine la minoranza Pd: voterà come decide la maggioranza. “Il Pd ha delle regole interne: la minoranza non va per i fatti suoi ma dove va la maggioranza”, afferma in un’intervista al Tg3 Matteo Renzi. Che derubrica la proposta di Chiti a “ipotesi buona per essere sventolata sui giornali”. Certo, ci sono anche le perplessità di FI, partito a sua volta spaccato sul ddl del governo. E Renzi non esclude un incontro con Silvio Berlusconi. Ma si dice convinto che “FI manterrà gli impegni”. Va avanti a testa bassa, insomma, il premier. Le riforme del resto “sono uno dei punti centrali” del governo, ricorda il ministro Pier Carlo Padoan. “Il sistema politico e istituzionale italiano” ha “rallentato, e talvolta ostacolato, la gestione della cosa pubblica”, nonché “ritardato la ripartenza dell’economia”, denunciano Renzi e Padoan nel Programma nazionale di riforme allegato al Def. Una ‘accusa’ dura, che spiega le ragioni della profonda revisione che si è avviata e si conta di concludere in tempi certi. La nuova legge elettorale sarà approvata, scrivono Renzi e Padoan nel Pnr, “entro settembre” (con buona pace di Forza Italia, che chiedeva il via libera prima delle europee). E sempre “entro settembre” il governo conta di incassare il via libera in prima lettura delle due Camere al ddl costituzionale su Senato e titolo V, per poterlo varare in via definitiva “entro dicembre 2015”. Il fattore tempo resta centrale per Renzi: il primo ok in Senato al ddl costituzionale deve arrivare entro le europee del 25 maggio. Perciò va bene il confronto, ma poi “arriva il momento di decidere” da parte della politica, sollecita il ministro Maria Elena Boschi. Nei corridoi di Palazzo Madama serpeggia però scetticismo sulla possibilità di rispettare la tabella di marcia, visto che solo martedì prossimo inizieranno le audizioni in commissione. Ma soprattutto, a frenare il ddl del governo potrebbero essere i non allineati, con proposte di legge e poi emendamenti. Per “cercare di fermare il ddl del governo” 12 senatori ex M5S firmano il ddl Chiti, sostenuto da 22 parlamentari Pd. E Sel, con il coordinatore Nicola Fratoianni, ventila una “maggioranza su una proposta alternativa”. Che potrebbe suscitare interesse anche in altri senatori dei piccoli partiti della maggioranza e di una fronda interna a FI (Minzolini sta preparando il suo ddl). Non “un asse”, spiega Pippo Civati, ma un incontrarsi di “perplessità” che accomunano “molti partiti, se non tutti”. Non c’è vincolo di mandato, è il messaggio di Civati a Renzi: “Non si ricorra alla disciplina di partito”. Martedì i senatori Pd torneranno a discuterne nell’assemblea del gruppo, in vista dei lavori della commissione. Ma lunedì il ministro Maria Elena Boschi ne parlerà in un seminario a porte chiuse con costituzionalisti e giovani ricercatori: un tentativo, osservano fonti parlamentari, di aprire la strada a modifiche condivise che non alterino l’impianto del governo. Intanto anche le Regioni annunciano emendamenti al testo. E ne discuteranno lunedì mattina in un incontro tra le commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato.

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