La giornata politica: Irrompe la questione morale

ROMA. – La questione morale irrompe nella campagna elettorale con un’ondata di arresti che colpisce Forza Italia e non solo. A Genova Claudio Scajola finisce in manette con l’accusa di aver favorito la latitanza dell’ex deputato azzurro Amedeo Matacena, a Milano l’inchiesta sulla ”cupola” che avrebbe pilotato appalti e tangenti per l’Expo coinvolge un’ area politica molto più vasta che induce i 5 Stelle a denunciare l’esistenza di una ”tangentopoli delle larghe intese”. Forza Italia parla di un copione che si ripete e di giustizia ad orologeria (Giovanni Toti), tuttavia è difficile negare che il problema del rapporto tra politica e affari appare ancora insoluto. Come dimostrano le polemiche che hanno accompagnato la candidatura alle europee di Giuseppe Scopelliti (condannato in primo grado) da parte del Ncd e il via libera della Giunta della Camera alla richiesta di arresto del deputato democratico Francantonio Genovese con i voti determinanti del suo partito. Matteo Renzi è consapevole dell’esistenza di questo terreno minato: sul caso Expo invita perciò la politica a ”non mettere becco nelle indagini”. Ma ciò non risolve il problema del peso che le ultime iniziative della magistratura potrebbero avere sul voto. Silvio Berlusconi è infatti preoccupato di dover competere con una nuova zavorra in spalla: il Cav pensa che sarà il suo partito ad esserne più penalizzato, sebbene gli arresti milanesi coinvolgano in realtà tanti personaggi del vecchio mondo politico che – dice il segretario della Lega Matteo Salvini – ”spiace vedere ancora in giro”. Certamente la questione morale è carburante puro per la campagna dei grillini che accusano il Pd di non aver fatto nulla per approvare una vera legge anticorruzione. Difficilmente, dopo aver promesso per giugno la presentazione della riforma della giustizia, il Rottamatore potrà tenersi ai margini di questo dibattito che rischia di mettere in ulteriore tensione i rapporti con i berlusconiani. La sua speranza è quella di riuscire a concentrare l’attenzione sull’intero pacchetto di riforme presentato dal governo: ma i sondaggi che segnalano stabile – se non addirittura in crescita – l’area grigia della disaffezione e dell’astensionismo dovrebbero indurre alla massima cautela. Il movimento di Grillo è ormai in un testa a testa con il Pd; se non riuscirà a incidere tra gli indecisi, Renzi rischia seriamente il sorpasso. I suoi timori sono traditi dall’obiettivo che egli stesso si pone: migliorare il risultato del 2013, dunque il secondo posto dietro il M5S (diventato per pochi voti il primo partito italiano). Qualunque sia il risultato, lo scenario sembra avviato verso una sorta di bipolarismo Pd-M5s: proprio quello che si voleva evitare con il patto del Nazareno. Ciò indebolisce la posizione renziana, anche perché gli alleati centristi (Ncd-Udc e Scelta civica) non sembrano in grado di fare grandi numeri. Per esempio un’eventuale discesa degli alfaniani sotto la soglia psicologica del 5 per cento, nonostante l’appoggio di Casini, comprometterebbe il senso dell’operazione che ha portato alla scissione da Forza Italia, costringendo con ogni probabilità il Pd a non scartare a priori l’appoggio esterno del Cavaliere. In tal senso sarà decisiva anche la partita sulla riforma del Senato dove, secondo gli alfaniani, Forza Italia persegue la politica del doppio binario: appoggiare un po’ la Lega che fa da rompighiaccio d’opposizione e un po’ la maggioranza che cerca di compiere passi in avanti sul testo del governo. L’interrogativo è quale possa essere la conseguenza sulle riforme di un successo del voto euroscettico. Fi ha già fatto sapere di essere favorevole a una revisione del fiscal compact e dei vincoli di bilancio, un po’ come chiedono tutti i partiti d’opposizione. E Renzi ha compiuto una timida apertura dicendosi favorevole a cambiare regole concepite vent’anni fa quando il mondo era diverso. Ma tradurre questa intenzione in fatti concreti durante il semestre italiano di presidenza della Ue sarà ben più difficile. Se finora non è stata trovata una soluzione, un motivo ci deve pur essere: non ha torto Bruno Tabacci quando osserva che socializzare il debito con gli eurobond rifiutandosi di stare alle regole di bilancio è solo una furbata grillina di corto respiro perché nessuno, e tantomeno la Germania, accetterebbe una trattativa di questo tipo. (di Pierfrancesco Frerè /Ansa

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