Al via la “fase 2” del premier Renzi

ROMA – Dopo il rallentamento forzato da campagna elettorale, Matteo Renzi ri-sincronizza il cronoprogramma. Incontra uno ad uno i ministri del suo governo. E prepara il terreno per poter percorrere a grandi falcate il mese di giugno e giungere alla presidenza del semestre europeo con il capitale di un corposo pacchetto di riforme avviate.

E’ forte, il premier, del plebiscito delle urne che aiuta a superare resistenze e freni. Ma anche consapevole che, dalle singole crisi industriali (da Ilva a Bagnoli) fino al grande problema disoccupazione, i nodi da sciogliere restano numerosi.

Due giorni fa Renzi ha visto il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il ministro della P.a Marianna Madia, l’altro ieri i titolari di Giustizia e Riforme Andrea Orlando e Maria Elena Boschi. Ieri a Palazzo Chigi hanno fatto staffetta i ministri dell’Economia Pier Carlo Padoan, delle Attività produttive Federica Guidi, della Cultura Dario Franceschini, degli Esteri Federica Mogherini e delle Infrastrutture Maurizio Lupi.

Una sorta di “Cdm spacchettato, a puntate”, lo definiscono nello staff del premier. Ad ogni incontro, sul tavolo un grande capitolo dell’azione di governo. E una tappa del cronoprogramma da rispettare. Anzi, quanto più possibile accelerare.

– Andiamo avanti con focus group, che guardano a obiettivi semplici e immediati –  è l’immagine usata dal sottosegretario Graziano Delrio. Che ha partecipato ieri in mattinata, assieme al ministro Guidi, all’incontro di Renzi con presidente e Ad di Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini.

Con Cdp il premier ha impostato un rapporto molto stretto che ha portato come frutti i singoli accordi annunciati nelle scorse settimane (da Fincantieri ad Ansaldo Energia) ma vuole inserire più in generale in una strategia di rilancio della politica industriale: “un rinascimento”, lo definisce.

Nell’immediato proprio dalle crisi industriali arrivano però i grattacapi più grandi per Palazzo Chigi. Da Alitalia al fallimento di Bagnoli Futura, dal Sulcis all’Ilva, per la quale novità dovrebbero arrivare tra il 4 e il 5 giugno. Tanti nodi che il governo sta cercando di sciogliere ma che convincono ancor di più il premier dell’urgenza di intervenire con riforme strutturali che vadano alla radice dei problemi.

La prossima settimana in un Cdm che dovrebbe svolgersi tra giovedì e venerdì potrebbero arrivare l’intervento per l’agricoltura ribattezzato ‘Campo Libero’ e la riforma della giustizia, con i poteri per l’autorità anticorruzione di Cantone anche per l’Expo. In cantiere ci sono inoltre la delega fiscale, di cui Renzi ha parlato con Padoan, le misure per la competitività della Guidi e la riforma della P.a., che varerà in Cdm il 13 giugno, di ritorno da un viaggio istituzionale in Cina, Vietnam e Kazakistan. Poi, naturalmente, bisogna portare avanti le riforme costituzionali e i decreti in Parlamento (dove il premier incassa, per lo meno, una promessa di non belligeranza da parte di Sel).

– L’obiettivo – riassume Delrio – è innescare un po’ di crescita e un po’ più di lavoro, con speranza e fiducia.

Consci che il quadro tratteggiato nella relazione annuale di Bankitalia è ancora pieno di criticità, ma qualche segnale di ripresa inizia ad avvertirsi. Renzi vuole cogliere le opportunità che il semestre di presidenza Ue offriranno all’Italia e presentarsi perciò a quell’appuntamento con i compiti a casa fatti. Senza farsi scomporre da chi, come la Rai, sciopera contro i tagli annunciati. Concentrazione sui dossier aperti, piuttosto. Sulle cose da fare. Un rimpasto di governo non è nell’orizzonte del premier, assicurano da Palazzo Chigi, anche se le dimissioni di Lupi sono ancora un’ipotesi sul tavolo.

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