L’amarezza di Renzi a Bruxelles, “una ferita enorme”

BRUXELLES. – “Una ferita enorme” e profonda “amarezza” per chi ama la “politica bella”, quella del fare, e soprattutto vuole spazzare via il passato, guardare al futuro e dare all’Italia un’ immagine nuova, in casa come fuori. A Roma come a Bruxelles. La nota dolente del premier Matteo Renzi, arrivato nella capitale europea per il suo primo G7 è partita dal Veneto ed ha raggiunto tutti i media internazionali: una raffica di arresti per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Mose. Tanto che il presidente del Consiglio non appare affatto stupito, in conferenza stampa a fine vertice, dal fuoco di fila di domande che dominano quello che doveva essere un bilancio sui lavori dei sette grandi riuniti sui temi di politica estera, economia globale ed energia. “Neppure una domanda sull’Ucraina?”, scherza. Ma poi si fa serio parlando di quanto accaduto e usa parole durissime, arrivando ad invocare il reato di “alto tradimento” per chi “tradisce la fiducia più grande, quella dei cittadini”. E’ chiaro che il tentativo di mostrate un’Italia ‘smart’, veloce sulle riforme, in grado di modernizzarsi e sburocratizzarsi è duramente messo alla prova dalla nuova tangentopoli italiana. Prima l’Expo, ora il Mose. Progetti noti in tutto il mondo. Ma l’elemento positivo, dice Renzi, è che se ci sono fenomeni di corruzione in Italia vengono colpiti. Ora “il punto centrale da chiarire” è che chi viene condannato per questi reati “poi non abbia la possibilità di tornare a governare la cosa pubblica”. Il cosiddetto Daspo per i politici corrotti. Norme, quelle anticorruzione, che diventano sempre più urgenti, per poter finalmente voltare pagina. E dare un segnale chiaro anche all’estero e a quegli investitori dei quali il Paese avrebbe bisogno come l’ossigeno per agganciare la ripresa ma che si tengono alla larga. A questo punta Renzi e per questo da Bruxelles parla molto chiaro. Resta il peso di sedersi al tavolo dei sette leader mondiali mentre dall’Italia le notizie degli arresti arrivano a tutti i media internazionali. E l’amarezza di chi vuole rilanciare il paese ma lo vede saltare indietro di 20 anni, ai tempi di tangentopoli. Talvolta anche con gli stessi protagonisti. E la stessa preoccupante eco internazionale. (dell’inviata Paola Tamborlini/ANSA)

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