Ira Renzi, siamo ad un bivio

ASTANA – Il Pd non è un taxi, la libertà di opinione di ognuno è legittima ma c’è una disciplina di partito che va rispettata. E’ lontano migliaia di chilometri, Matteo Renzi, ma la distanza non sfuma certo l’ira del premier-segretario verso quella fetta di Pd che, con la sostituzione di Corradino Mineo in Commissione Affari Costituzionali, è tornata improvvisamente ad agitarsi. Così, dal Kazakhstan, Renzi fa arrivare a Roma la sua reazione in vista di un’assemblea dove il premier farà valere quella percentuale bulgara di preferenze ottenuta alle Europee. Un 41% che Renzi non intende certo sprecare: “siamo a un bivio, non lascio il Paese a Mineo”. Del resto solo ieri Renzi aveva lanciato il suo avvertimento dopo il sorprendente ko del Governo – con tanto di decine di franchi tiratori – sull’emendamento Lega sulla responsabilità civile dei magistrati. “Gli italiani vogliamo ascoltarli o no?”, si era rivolto Renzi alla minoranza Pd. E oggi, dopo la sostituzione del ‘dissidente’ Mineo in I Commissione al Senato e la conseguente autosospensione dei 14 senatori, il messaggio di Renzi è ancora più forte. Ma Renzi non vuole assolutamente lasciare il futuro di Paese e partito a “Mineo” si prepara a dar battaglia nell’assemblea nazionale di sabato. Una riunione che, non a caso, avrà come sfondo video un messaggio netto: “Adesso tocca a noi. #italiariparte”. Parole che nascondono un ulteriore avvertimento, da parte del premier-segretario: conta di più il voto degli italiani che il veto di qualche politico. Nessun segno di cessione verso i ribelli, quindi, da parte di un Renzi che oggi pone fine a un lungo e produttivo tour asiatico. Da Hanoi a Pechino, fino ad Astana, il premier si è districato tra una girandola di accordi commerciali, incontri ai più alti livelli e un concetto chiave che ha voluto ribadire nei suoi colloqui: la politica estera italiana deve cambiare, il Paese deve aprirsi di più al mondo, diventando direttore commerciale di sé stesso. “Non ne possiamo più di un’Italia rannicchiata, impaurita, c’è fame di Italia nel mondo e noi dobbiamo fare di più”, ha evidenziato Renzi prima di lasciare la Cina dove ieri ha ricevuto, tra l’altro, le “congratulazioni” del presidente Xi Jimping per le riforme avviate. Simile accoglienza ha ricevuto anche dal presidente Nursultan Nazarbayev ad Astana, dove Italia e Kazakhstan hanno firmato due accordi: uno di Eni con la Compagnia petrolifera kazaka e l’altro tra Iveco e il ministero dell’Industria del Paese. Tappe concreti del nuovo corso renziano. “Andiamo avanti a testa alta”, ha promesso Renzi, questa mattina, agli imprenditori a Pechino. Parole che, idealmente, il premier ha indirizzato anche a chi, all’interno del partito, vuole porre un “veto” al cammino del ‘rottamatore’, a partire da quello delle riforme.

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